R Recensione

4/10

The Fall

Reformation post TLC

Ci si chiede per quale arcano motivo Mark E. Smith continua a ostinarsi a far finta di far parte di un gruppo quando di fatto stravolge la line-up ad ogni suo minimo capriccio. In trent’anni di carriera sarà successo un’infinità di volte e se è vero che invecchiando si mette senno allora Smith dev’essere l’eccezione che conferma la regola dato che dopo aver licenziato da un giorno all’altro il gruppo durante la lavorazione quasi ultimata di The New Real Fall LP si è divertito a ripetere la situazione con questo nuovo disco. La differenza è che mentre allora riuscì a sfornare comunque un ottimo lavoro qui il risultato non è sicuramente all’altezza.

Fermo nei suoi cliché un po’ post-punk un po’ rock slabbrato Smith ha sempre abituato ad alti e bassi. Questo sembra decisamente un basso. E non sarebbe un dramma se non fosse che sembra un disco volutamente pessimo. Che ci sia una certa volontà “ironica” di fondo lo si capisce anche solo leggendo i titoli dei brani che lo compongono (Insult Song, Systematic Abuse) ma basta un ascolto per capire che la volontà di accompagnare schiamazzi e insulti con un po’ di arte (o anche solo musica) è assolutamente inesistente.

In effetti Reformation Post TLC non ha nessuno spunto originale e creativo, non ha canzoni degne di nota che valga la pena ricordare e in generale sembra sia stato composto per gioco, per arroganza o forse sotto l’effetto di fiumi di alcool (o droga?). Lo si capisce fin da subito con la risata vagamente strafottente di Over! Over! che anticipa lo sbraitare sommesso di Smith. La formula sonora rimane sostanzialmente la stessa per tutto il disco: ossessivi giri di basso in strutture ritmiche ripetute pressoché all’infinito nella tradizionale attitudine post punk con la chitarra che ogni tanto compare e piazza lì qualche nota o riff in maniera svogliata. Il problema (e non è certo una cosa da niente) è che pur risultando irriverente come i migliori Residents di fine anni ‘70, Smith in questo disco non ha proprio voglia di mettersi seriamente a cantare e si limita a borbottare qualche parola qua e là. E se ogni tanto ricorda vagamente lo stile dei Psychedelic Furs (Coach and Horses) nel complesso sembra un cabarettista che non fa né ridere né piangere, demolendo con la sua prestazione pezzi già mediocri di per sé.

Poche le cose da salvare: l’eterea Insult Song, l’energica Fall Sound, la penetrante Reformation! e la divertente The Wright Stuff (in cui non per niente alla voce Smith lascia il posto alla dark-lady Elena Pouluca, proposta tra l’altro per la beatificazione per essere uno dei pochi individui capaci di sopportare Smith costantemente in tutti questi anni).

Il resto è un abbaiare continuo che conduce a un degrado psicologico e morale tale che si riesce ad accogliere come un dono dal cielo perfino i dieci minuti strumentali di Das Boat, in cui non si capisce se Smith faccia sul serio oppure resti in contesto strafottente buttandoti lì oscuri deliri psichedelici che puzzano molto di kraut rock (in effetti il titolo in tedesco sembrerebbe confermare la presa per i fondelli) ma che in fin dei conti sembrano solo una gran perdita di tempo.

Si poteva fare di più? Senz’altro.

Si poteva fare di meno? Difficile.

Nel dubbio meglio tornare a rivisitare quei capolavori di Dragnet e Frenz Experiment.

V Voti

Voto degli utenti: 6/10 in media su 2 voti.
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Tapes 8/10

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