V Video

R Recensione

7/10

The National

High Violet

Non mollate ragazzi: siete quasi in paradiso. Così tre anni fa riassumevamo la loro parabola musicale. Dai sotterranei di Brooklyn alla conquista del Fake Empire sulle note della campagna elettorale di Barack Obama. Fino ad allora i Cincinnati Kid(s) avevano saputo giocare alla perfezione le loro carte. Una parabola, quella dei National, tipica del gruppo indie in procinto di fare il grande salto. Il problema non è la caduta ma l'atterraggio, come dicevano in un celebre film francese degli anni 90. Dopo il successo Boxer (2007) prospettive e aspettative si sono virtualmente allargate di pari passo. Qui a Storia poi il gruppo dei fratelli Dessner e Devendorf e del front-man Matt Berninger gioca praticamente in casa. Nel senso che a dare una lustratina a quel meritato successo, nel nostro piccolo, forse abbiamo contributo anche noi: dal momento in cui l'album fu subissato di elogi, di commenti, di confronti, di discussioni e rimase a lungo in testa alla classifica dei nostri appassionati prima di essere incoronato disco dell'anno da una redazione come al solito in preda ai fumi dell'alcool ma una volta tanto lungimirante. Ma quello del fattore campo è un vantaggio apparente che può trasformarsi, qualora il risultato lo giustifichi, in una delusione ancora più cocente. E in una repente stroncatura.

Consci anche loro, evidentemente, della crucialità del momento i National si giocano una di quelle chance che capitano una volta solo nella vita. E lo fanno bene, bene da National, con dedizione e una certa prudenza. Financo eccessiva sotto molti punti di vista. Concentrandosi sulla fertilità del loro song-book piuttosto che azzardare l'evoluzione di un suono, misto di post-punk, cantautorato folk e minimalismo da camera, che sembrava aver toccato sul disco precedente il suo apice espressivo. High Violet non è un “Boxer parte 2” ma un disco che amplifica e, per molti versi, semplifica le intuizioni del suo predecessore. L'atmosfera si fa meno cupa, tesa, nevrotica più rarefatta, malinconica, contemplativa. Concetto che tradotto in suoni significa meno indie angolare, meno variazioni ritmiche, chitarre in sordina e più spazio agli arrangiamenti da camera (piano, archi, tastiere, fiati in taluni casi), qui più ambiziosi e insistiti che in passato, che Padma Newsome e Bryce Dessner hanno già avuto modo di curare nel vivaio dei Clogs.

Certo le somiglianze fra i due album permangono: Terrible Love, con la sua scabra distorsione e la ritmica affilata e rampante dei Devendorf che hanno la meglio sul tenero arpeggio e l'armonia di piano, non avrebbe sfigurato accanto ai pezzi che hanno reso Boxer uno dei lavori più interessanti del decennio scorso e Bloodbuzz Ohio riporta alla mente l'ormai classica Apartment Story, almeno all'inizio, poi prosegue su un binario più epico e solenne. Dove il nuovo lavoro si distacca dal precedente è nel peso di cui vengono investiti gli accompagnamenti minimali ma avvolgenti degli archi in Anyone's Ghost, pezzo che starebbe bene in un remake perverso e hitchcockiano del famoso film con la bella Demi Moore e il povero Patrick Swayze, dei fiati e dei cori (elemento poco sfruttato dal gruppo in precedenze) in Afraid Of Everyone. Una vena enfatica ed accorata che il gruppo può incanalare ancor più liberamente nei brani lenti e semi-acustici come lo splendido folk bandistico di Runaway, la pomposa England, la crepuscolare Lemon World, la corale Vanderlyle Crybaby Geeks.

In conclusione High Violet è un disco di ottime canzoni che riconferma le qualità già emerse, specie nei due lavori che l'hanno preceduto, e fotografa una band al valico fra le sue origini schive e autoriali e una nuova dimensione più immediata, popular, accattivante. Quello che vi voleva, probabilmente, per farli conoscere ad un pubblico ancora più vasto, senza svendere o snaturare le loro caratteristiche. Missione compiuta. E poco male se dovranno consegnare lo scettro di disco dell'anno nelle mani di qualcun altro.

C Commenti

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Luca Minutolo (ha votato 8 questo disco) alle 9:42 del 7 maggio 2010 ha scritto:

Personalmente considero High Violet il migliore album dei National fino ad ora, in cui convivono perfettamente (come hai fatto ben notare) le parti Wave angolari e gli arrangiamenti orchestrali ricchi e sontuosi. Avrebbero potuto oltrepassare i propri confini, come hanno dimostrato in So Far Around The Bend della compilation Dark Night Of The Soul, ma si sono attenuti al loro stile classico che mischia Wave e Folk intimista, ormai divenuto un marchio di fabbrica verso cui è impossibile rimanere indifferenti. E poi il timbro baritonale e profondo di Matt Beringer è uno di quelli che riconosceresti fra mille.

Per me, una delle milgiori usicte di quest'anno.

target (ha votato 8 questo disco) alle 22:39 del 7 maggio 2010 ha scritto:

Difficile trovare differenze marcate rispetto ai dischi precedenti. Di fatto non ce ne sono. Qualche sfumatura diversa, sì, equilibri leggermente spostati. Giusta l'annotazione sui cori (che su di loro mi piacciono poco). Giusta quella sulla minore incisività delle chitarre, ormai sommerse da una batteria sempre più preponderante. Aggiungo che mancano pezzi come "Sons and daughters of soho riots" o "Racing like a pro", ballate decadenti dove il lato folkish emergeva di più. E la cosa mi dispiace. C'è "Runaway", certo, che difatti mi piace moltissimo, con quel suo crescere uguale e più potente, come una marea. Una preghiera metropolitana da recitare nel mezzo della notte. Prima di re-immergermi di nuovo nel disco, dico solo che per i National continuo a non riuscire a farmi un'idea prima di aver letto e interiorizzato i testi. Meravigliosa "Sorrow" (sotto tutti gli aspetti), notevoli le lyrics di "Afraid of everyone" (pezzo piuttosto inquietante, con quel finale 'terroristico'), ottima "Bloodbuzz Ohio" (il canto del provinciale americano inurbato). Berninger deve aver passato notti insonni sopra le linee vocali. Ne trova di stupende, qua e là (in "Little faith", quando sale; in "Conversation 16"). Ma anche quando ne trova di ordinarie, le riempie di quelle notti insonni, ed emoziona. Band, comunque, sopra di una spanna rispetto a tutte le varie pitchforkate.

benoitbrisefer (ha votato 8 questo disco) alle 17:29 del 10 maggio 2010 ha scritto:

Molto di pancia e poco di testa (lo sto ancora ascoltando mentre scrivo al PC) ma la struggente malinconia di questi brani mi sta conquistando e poi come è calda ed emozionale la voce di Berninger (bravo target!). Quando nella recensione si parlava di uso di cori e fiati mi sono un po' preoccupato ma alla fine non mi sembrano così intrusivi e anzi governati con un gusto apprezzabile. Semmai un po' meno protagoniste le chitarre ma si può perdonare (bravo target bis!!). Un otto pieno.

FrancescoB (ha votato 7 questo disco) alle 19:51 del 10 maggio 2010 ha scritto:

Stessa impressione di molti altri dischi wave-revival: trovo l'amtmosfera eccezionale e molto affascinante, perchè recupera una fase storica che mi sta molto a cuore, anzi direi l'epoca che prediligo in assoluto. Tuttavia, il confronto con gli "originali" mi induce un pò a ridimensionare questi dischi, non tanto per motivi "storici", ma per la qualità della scrittura. E così questi lavori mi sembrano buoni ma nulla più.

Miro (ha votato 8 questo disco) alle 14:19 del 15 maggio 2010 ha scritto:

A prescindere da qualsiasi giudizio tecnico e da valutazioni di originalità è un disco che va assolutamente ascoltato con attenzione, solo dopo questo piacere e dopo questi minuti regalati alla musica potete esprimere il vostro parere, positivo o negativo esso sia. A mio giudizio restano la miglior conferma di quest'anno, pochi come loro sanno fondere tradizione folk, ritmi tipicamente new-wave ad un approccio tipicamente cantautorale. Sicuramente uno dei migliori dischi dell'anno.

hiperwlt (ha votato 8 questo disco) alle 16:41 del 15 maggio 2010 ha scritto:

L'impronta "epica" del suono national, come dicevi giustamente tu Francesco qualche tempo fà, su disco tende (volutamente, comunque) a ridimensionarsi: da poco circola la "castel rock session" (e qui c'è un video) che rende giustizia - sì, parolona, ma sotto questo aspetto la considero appropriata- a tre brani, credo tra i più riusciti dell'album : "terrible love", "little faith" e "anyone's ghosts". dopo un album praticamente perfetto ("boxer"), ripetersi era decisamente un'impresa: i national ci sono riusciti, consapevoli soprattutto di avere acquisito uno "status" invidiabile nel panorama rock(e non solo) odierno, maturato grazie ad una continuità artistica in crescendo, scevra di regressioni; ciò ha permesso loro di dedicarsi agli arrangiamenti - splendidi, peraltro, quelli di sorrow, runaway e della conclusiva "vanderlyle"-privilegiando ciò (è mia impressione) ad un' immediatezza, soprattutto melodica, presente in "alligator" e a fasi alterne in "boxer". insomma, un po'ostico all'inizio, suadente ed emotivamente travolgente col passare del tempo. ah, lavoro sempre perfetto di Berninger alla voce, che definirei scenica, modulata e curata alla perfezione anche questa volta. ottimo Simone, come sempre! 8,5

Tizio (ha votato 8 questo disco) alle 20:00 del 19 maggio 2010 ha scritto:

Devo dire che ero rimasto un poco deluso da boxer (uno dei pochi credo ), dopo aver adorato Alligator (che resta, per me, la summa della loro discografia ) mi aspettavo... a dir la verità non so cosa mi aspettassi, forse la trascendenza, il capolavoro, non lo sò ancora, sta di fatto che Boxer mi deluse (ancora mea culpa). Da allora ho atteso il ritorno dei The National, al varco, appostato come un cecchino o un guardalinee fate voi. Ci sarebbero state le stelle o le stalle per i gemelli Dessner e soci?

Dopo aver ascoltato High Violet sono rinfrancato. Non è un capolavoro, rimango dell'idea che Alligator sia ancora il meglio, ma è davvero notevole. Questi volano ad altezze siderali e non hanno intenzione di planare anche solo per vedere che si fa più sotto. High Violet è un album più diretto, più semplice, accessibile, ma mai banale, lo trovo semplicemente naturale (come era naturale per Roberto Bolano scrivere perle ogni santo giorno ). Bellissimo. Ne voglio ancora. Stelle solo stelle per i nazionali

4AS (ha votato 8 questo disco) alle 12:50 del 22 maggio 2010 ha scritto:

Altro tassello importante nella loro discografia, ha il solo "difetto" di venire dopo "Boxer" (capolavoro), tant'è vero che il sound non si discosta molto dal precedente e alcune canzoni lo ricalcano apertamente (ad esempio "Runaway" sembra una versione rallentata di "Slow Show"). Splendide "Sorrow", "Conversation 16" e la conclusiva "Vanderlyle Crybaby Geeks". Il voto sarebbe 7,5, l'impossibilità di mettere i mezzi voti per me rappresenta un dramma.

brian (ha votato 7 questo disco) alle 10:58 del 24 maggio 2010 ha scritto:

sono in sintonia con il lucido voto del recensore, non oltre il 7. si comincia a intravedere un ripasso della solita formula.

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 11:37 del 24 maggio 2010 ha scritto:

Lo sto ascoltando da un attimo, ma la prima

impressione al contrario è che vi siano qua più

elementi di novità rispetto a quanti ve ne fossero

tra Boxer e Alligator. A me pare di aver colto un

diverso sound generale (sicuramente un minor utilizzo delle chitarre) e persino, in qualche

pezzo, una ricerca di una diversa timbrica da

parte del cantante...

target (ha votato 8 questo disco) alle 14:14 del 3 giugno 2010 ha scritto:

Bryce Dessner (da BU): "Berninger ci ha chiesto [per questo disco] di evitare il fingerpicking. Ci siamo messi a cercare suoni più stratificati". Ed è interessante notare come invece il fingerpicking abbondi nelle due uscite di quest'anno a nome Clogs, dove proprio Bryce Dessner fa da leader. I due dischi, al di là di "Last song", in effetti appaiono strettamente uniti, non tanto nei suoni, quanto piuttosto nelle dinamiche che li hanno generati. Una doppietta, per me, con tutte le diversità dei due lavori, al top di quest'anno (Clogs superiori di mezza tacca).

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 15:58 del 4 giugno 2010 ha scritto:

E nella stessa intervista Bryce aggiunge: "Direi

che Matt canta in maniera più espansiva in questo

disco...trova registri più alti e ha molta più

dinamicità nelle melodie vocali". Bell'intervista

e molto istruttiva. Per quanto mi riguarda si sta

delineando il loro terzo centro pieno (dopo Alligator e Boxer) e ci troviamo di fronte ad una

band ancora in crescita e che si conferma come una

delle realtà più importanti nell'ambito della

(mia) musica contemporanea.

target (ha votato 8 questo disco) alle 19:18 del 5 giugno 2010 ha scritto:

Canta un po' più alto, Berninger, in effetti. O meglio, va su più spesso che in passato. Altre due cose: "Venom radio and venom television, I'm afraid of everyone": il testo più notevole del lotto, per me, contro il calcolato allarmismo dei media, con tanto di attacco terroristico simulato nel finale. Notevole. Mi piacciono meno solo "Lemonworld" e "England", il cui incipit, peraltro, mi ricorda tremendamente quello di "Sunrise" dei Pulp.

Harlan1985 (ha votato 8 questo disco) alle 17:46 del 7 giugno 2010 ha scritto:

Grande conferma

Probabilmente se quest'album fosse uscito prima di "Boxer" si sarebbe gridato al capolavoro. Ma avercene, di dischi così...

otherdaysothereyes (ha votato 8 questo disco) alle 19:15 del 9 giugno 2010 ha scritto:

si si assolutamente valido, cresciuto a dismisura dopo il terzo ascolto "serio". 7/8

paolo gazzola (ha votato 8 questo disco) alle 15:11 del 10 giugno 2010 ha scritto:

Sono in linea con Rebby: trovo più elementi di novità qui che non in Boxer, sostanziale affinamento/perfezionamento del linguaggio già espresso in Alligator. I National di High Violet ridefiniscono il tessuto attraverso cui si articola la loro inconfondibile (e, ancora una volta, eccelsa) scrittura. Di più, trovo l’album più compatto di Boxer: mancano forse quei picchi di perfezione, ma non si incappa neppure più in momenti, diciamo così, “fuori tema”. Un suono avvolgente e complesso, stratificato eppur mai ridondante, mai fine a sé stesso, sempre al servizio di un’eleganza e di una classe oggi purtroppo sconosciute ai più. Non sarà un gruppo rivoluzionario, quello dei National, ma canzoni (e melodie) splendide come Sorrow, Little Faith, Conversation 16, Vanderlyle Crybaby Geeks o Anyone’s Ghost, per quel che mi riguarda, proiettano il disco direttamente nell’Olimpo dell’Eccellenza. Ci aggiungo una batteria semplicemente sensazionale, tra le migliori nell'ambito di queste sonorità. Due/tre gli episodi invece prescindibili. Ma con i National per me è sempre stato così. E forse è meglio. Dovessero un giorno farmi un album perfetto rischierei di perdere la ragione.

Marco_Biasio (ha votato 8 questo disco) alle 17:19 del 10 giugno 2010 ha scritto:

RE:

D'accordissimo con Paolo (e quindi con Rebby). E' un disco bellissimo, molto compatto, che anch'io preferisco a Boxer. Condivido anche il giudizio sulla batteria, davvero un gran lavoro dietro i piatti, e rimarco ancora quello sulla voce: baritonale, romantica, carezzevole, bellissima. Il contraltare di quello che poteva risultare Thom Yorke un decennio fa. Non posso non pensare a Ian Curtis quando la sento, ma il contesto qui è nettamente differente. E poi le canzoni. Per me non ci sono cadute di tono e tutto il disco è bello dall'inizio alla fine (a trovare il pelo nell'uovo, forse è proprio "Terrible Love" a peccare un po' di somiglianza col passato). Le mie preferite sono "Anyone's Ghost", "England" ma soprattutto "Bloodbuzz Ohio", davvero incredibile.

Alessandro Pascale (ha votato 7 questo disco) alle 19:24 del 10 giugno 2010 ha scritto:

elegante e raffinato, di gran classe come i precedenti, però mi sembra che sia un pò troppo poco "scattante" e che perda un pò di ritmo sul lungo periodo. Alcuni pezzi però son davvero devastanti. Giudizio cmq positivo, anche se mi sembra notevolmente sotto The Boxer. Concordo sostanzialmente con tutto quel che ha detto il Coax, compresi i fumi alcoolici (e meno male che ti sei limitato solo a citare solo quelli eheh)

Roberto (ha votato 9 questo disco) alle 22:43 del 13 luglio 2010 ha scritto:

Raffreddare l' entusiasmo iniziale. Far trascorrere qualche giorno tra un ascolto e l' altro. Approfondire ogni traccia con più supporti audio ed alternare gli ascolti in base agli stati d' animo. Questi in sostanza gli sforzi compiuti per cercare di smorzare ed attenuare l' iniziale sensazione di giubilo non sopita. Durante l' anno individuo sempre un album in grado di farmi sorvolare su difetti piccoli e grandi. "High Violet" , nella mia personale graduatoria del 2010, sarà difficile da scalzare.

Filippo Maradei (ha votato 7 questo disco) alle 0:02 del 14 luglio 2010 ha scritto:

Disco molto bello, come la recensione.

PS: unica data italiana ---> 16 novembre 2010 – Milano – Alcatraz 25 euro + dp

Filippo Maradei (ha votato 7 questo disco) alle 20:05 del 3 agosto 2010 ha scritto:

Troppo stretto sono stato, merita(va) un 8 tondo tondo.

lev (ha votato 8 questo disco) alle 23:03 del 7 agosto 2010 ha scritto:

beh, questi son bravi davvero.

egon72 (ha votato 10 questo disco) alle 20:40 del 9 agosto 2010 ha scritto:

Bellisimo,i dischi che piacciono a me,quelli non facili,lo ascolti la prima volta senti che c'è qualcosa di speciale ma magari non è il momento giusto,lo metti da parte ed ogni tanto lo vai a trovare....e lui cresce,cresce ed un bel giorno si svela nella sua grandezza.Fina ad ora il migliore del 2010.

bill_carson (ha votato 4 questo disco) alle 8:46 del 20 agosto 2010 ha scritto:

sopravvalutatissimo, suono orrendo

bufala dell'anno.

Filippo Maradei (ha votato 7 questo disco) alle 10:35 del 20 agosto 2010 ha scritto:

RE: sopravvalutatissimo, suono orrendo

Sempre meglio della Galleria Infuocata...

bill_carson (ha votato 4 questo disco) alle 19:42 del 20 agosto 2010 ha scritto:

eh, se lo dici tu...

Questo suono tutto impostato sull'asse batteria/voce è semi-inascotabile. Scrittura pedestre, salvata da una voce evocativa e qualche testo bello. Sullo sfondo suoni talvolta quasi shoegaze che però non sono shoegaze, sono solo fruscio.

Filippo Maradei (ha votato 7 questo disco) alle 10:04 del 22 agosto 2010 ha scritto:

RE: asse batteria/voce è semi-inascotabile

Penso un po', è esattamente quello che piace a me di quest'album

egon72 (ha votato 10 questo disco) alle 20:11 del 20 agosto 2010 ha scritto:

secondo me la produzione è uno dei punti forza di questo album,forse avvolte fin troppo curata,"Lemonworld" per esempio non riesce bene dal vivo come in studio,e poi finalmente un uomo che canta con la voce da uomo,a Cash sarebbe piaciuta "Bloodbuzz Ohio" ,questione di gusti ovviamente

bill_carson (ha votato 4 questo disco) alle 0:27 del 21 agosto 2010 ha scritto:

ce ne son tanti di uomini che cantano da uomini, solo che

ormai sulle webzine a forza di recensire pop miniaturizzato e frocetto molti neanche ci fan più caso. su questo son d'accordo. Però non può essere solo il timbro della voce a render grandi i National. Bloodbuzz Ohio è la migliore. Intorno tanto nulla.

egon72 (ha votato 10 questo disco) alle 1:11 del 21 agosto 2010 ha scritto:

io non ne posso più

di gente che si lamenta con un morsetto stretto in mezzo alle gambe,forse questo ha influito sul mio voto....do' 4 stelle.Daltronde ne ho date 5 a "Foxtrot" e non mi sembra il caso fare paragoni.....ma son fatto cosi,mi entusiasmo facilmente.

bill_carson (ha votato 4 questo disco) alle 16:36 del 21 agosto 2010 ha scritto:

per esempio...

io non so come sia possibile che la voce da undicenne del tipo dei Beach House non dia fastidio a nessuno. su "norwayyy-e-e-e-eyyy" è insopportabile. cioè pare uno da Zecchino d'Oro.

target (ha votato 8 questo disco) alle 16:41 del 21 agosto 2010 ha scritto:

La voce da undicenne dei Beach House è Victoria Legrand. Una donna.

Filippo Maradei (ha votato 7 questo disco) alle 16:44 del 21 agosto 2010 ha scritto:

RE: La voce da undicenne dei Beach House è Victoria Legrand. Una donna.

Ed è pure parecchio gnocca dal vivo.

bill_carson (ha votato 4 questo disco) alle 0:17 del 22 agosto 2010 ha scritto:

ah, ecco, grazie, gaffe...

comunque ce ne son tanti...il cantante dei Broken Social Scene, i due cantanti dei Mew, già che lo vedo lì , il tipo degli Avi Buffalo ecc ecc ecc.

Filippo Maradei (ha votato 7 questo disco) alle 10:05 del 22 agosto 2010 ha scritto:

Pensa*

bill_carson (ha votato 4 questo disco) alle 11:36 del 22 agosto 2010 ha scritto:

e ti credo...è tutto lì l'album

ed è probabilmente per questa ragione che a te piace molto e a me poco niente.

salvatore (ha votato 6 questo disco) alle 14:38 del 22 agosto 2010 ha scritto:

"io non so come sia possibile che la voce da undicenne del tipo dei Beach House non dia fastidio a nessuno. su "norwayyy-e-e-e-eyyy" è insopportabile. cioè pare uno da Zecchino d'Oro"... Torno dalle vacanze già piuttosto depresso e guardate cosa mi tocca scoltare... E comunque se allo zecchino d'oro ci sono voci come quella della Legrand il futuro della musica italiana non è affatto triste, anzi!

bill_carson (ha votato 4 questo disco) alle 2:34 del 27 agosto 2010 ha scritto:

ah, perchè fosse una voce da uomo sarebbe bella?

Filippo Maradei (ha votato 7 questo disco) alle 8:05 del 27 agosto 2010 ha scritto:

RE: ah, perchè fosse una voce da uomo sarebbe bella?

Ma scusa, prendi per esempio Thorpe dei Wild Beasts: che gli vuoi di'?

salvatore (ha votato 6 questo disco) alle 10:41 del 27 agosto 2010 ha scritto:

Il problema non è decidere se la voce della Legrand sia una voce da donna, da uomo o da... marziano. Il fatto è che la voce della Legrand è una delle migliori voci in circolazione, se non la migliore!

alebabbo (ha votato 7 questo disco) alle 14:03 del 7 settembre 2010 ha scritto:

Nulla di nuovo rispetto a Boxer..ma, secondo me, allo stesso livello! A dir la verita, avrei preferito l'uscita (o la scoperta) di quest'album in autunno rispetto che la primavera..con sto disco mi saltano in mente solo pomeriggi grigi e piovosi.Sono curioso di sentire Berninger dal vivo tra un paio di mesi..

Charisteas (ha votato 8 questo disco) alle 21:04 del 2 ottobre 2010 ha scritto:

E' vero che di innovazioni rispetto a Boxer non ce ne sono molte, però avercene di gente ripetitiva come loro!

fabfabfab (ha votato 5 questo disco) alle 13:24 del 7 ottobre 2010 ha scritto:

Non me ne vogliate, ma io proprio non riesco a farmelo piacere. "Alligator" lo ricordo come un buon disco (e aveva un singolo ottimo che se non ricordo male si chiamava "Karen")... non ho mai apprezzato a fondo "Boxer" senza per questo disprezzarlo, questo lo trovo proprio bolso e insipido. "Anyone's Ghost", "Terrible Love", "Bloodbuzz Ohio" ... cerco cerco ma non trovo niente. Forse l'unica che mi è rimasta un po' in testa è "Afraid of Everyone" ... Le capacità sono evidenti, ma secondo me sono sacrificate da tanto tanto formalismo...

simone coacci, autore, alle 13:31 del 7 ottobre 2010 ha scritto:

RE:

Eccolo, lui, che si deve distinguere a tutti i costi! Quante volte te lo devo dire? Parlane male in pvt quanto vuoi ma poi vota con la massa!!! Quando lo racconterò a Silvio, ne sarà molto seccato...

Si scherza eh, Fabio lo sa, noi ci divertiamo così...ghghgh

fabfabfab (ha votato 5 questo disco) alle 13:36 del 7 ottobre 2010 ha scritto:

RE: RE:

Al contrario, io ne parlo male qui per fare il fiko, poi in pvt mi lancio in lodi sperticate e me lo sparo in cuffia tutto il giorno! Dai che neanche a te ha fatto sbavare, solo che se gli davi meno di sette Cesare ti buttava fuori dalla cricca! ahahaa

simone coacci, autore, alle 13:43 del 7 ottobre 2010 ha scritto:

RE: RE: RE:

Esatto, io alla parola segreta per entrare a Palazzo Grazioli dopo mezzanotte, con addosso solo una maschera veneziana e un mantello, ci tengo...ghghgh

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 15:10 del 7 ottobre 2010 ha scritto:

"...solo che se gli davi meno di 7..."

Ma Simone l'ha dato meno di 7 da un'altra parte...

Forse sarebbe stato buttato fuori dalla cricca se

gli dava più di 7 eheh. Comunque a chi non è tanto

piaciuto Alligator e Boxer normale non piaccia anche questo. Io trovo invece più strano il contrario, ma si sa che il mondo è bello perchè è

vario!

simone coacci, autore, alle 15:19 del 7 ottobre 2010 ha scritto:

Il giudizio è identico. Solo che qua non abbiamo i mezzi voti. E dargli tre stellette mi sembrava ingeneroso. Era un 6,74568 periodico di pitchforkiana memoria. ghghgh

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 15:30 del 7 ottobre 2010 ha scritto:

Ma si Simone, l'avevo capito ghgh era per stare al

gioco, "difenderti" (anche se so che non ne hai bisogno) e soprattutto "difendere" questo disco. Era un assist che non potevo lasciare eheh

Teoteo (ha votato 8 questo disco) alle 12:52 del 16 ottobre 2010 ha scritto:

Favoloso

All' apparenza un album sommesso e senza tanti fronzoli..la verita' e' che dopo innumerevoli ascolti continua a piacermi . C'è come una sottile magia che ti incanta nelle pieghe di queste canzoni...un album a suo modo speciale.

NathanAdler77 (ha votato 8 questo disco) alle 21:06 del 9 novembre 2010 ha scritto:

It’s a terrible love and I’m walking with spiders...

Un album a lenta ma inesorabile carburazione, come le vecchie 127 di una volta...Matt Berninger e soci anche stavolta non tradiscono, il loro post-punk cantautorale ambisce ormai alla classicità (produzione essenziale, discreta nonostante qualche ornamento orchestrale). "Terrible Love", "Sorrow", "Anyone's Ghost", "Lemonworld" e la stupenda chiusa finale "Vanderlyle Crybaby Geeks" nel cuore.

bargeld (ha votato 8 questo disco) alle 13:47 del 16 novembre 2010 ha scritto:

Ho riascoltato stamattina High Violet (preparazione al concerto di stasera ghgh) dopo averlo consumato nei mesi precedenti. Il riascolto è molto più appagante dell'ascolto stesso, è caldo, avvolgente e le liriche sfiorano apici di assoluta poesia. Runaway è in assoluto la mia preferita.

folktronic alle 14:55 del 16 novembre 2010 ha scritto:

Vero...Runaway e' splendida.

Jokerman (ha votato 8 questo disco) alle 21:52 del 22 novembre 2010 ha scritto:

7 - 7,5

Si confermano una delle migliori band degli ultimi anni. Dal vivo ,a Milano, sono stati strepitosi ...con una Terrible Love ,in chiusura, da strapparsi i peli sotto le ascelle!