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R Recensione

8/10

Camel

Moonmadness

Il progressive-rock è una trappola: lo ami quando non vuoi sentire altro, lo odi quando ti accorgi che non conosci altro. Prendetela come una sorta di fase adolescenziale, uno step verso una più ampia concezione e visione della musica; per alcuni lo stesso discorso si potrebbe fare per il metal.

Questo perchè si abbandonano le sonorità facilotte del commerciale e se ne abbracciano di più particolari e articolate. Allora inizia la scoperta della buona musica, la cosiddetta "aurora culturale" del giovane che decide, finalmente, di aprire i propri orizzonti. E si ascoltano i Pink Floyd, i Genesis, gli Emerson Lake & Palmer, i Caravan, i Family, il Banco del Mutuo Soccorso, La Locanda delle Fate e cosi via. Non cito fra questi i King Crimson: erroneamente marchiato a fuoco come una prog-band, il Re Cremisi dev'essere considerato piuttosto come un'introspezione musicale, un viaggo attraverso lo spazio alla ricerca di luci e stelle e meteore e pianeti e costellazioni che hanno ridefinito il concetto stesso di sostanza sonora.

Il prog-rock è però anche fango, anzi no, sabbie mobili: ci trascina inesorabilmente verso il basso, verso il centro della terra, progressivamente, facendoci perdere di vista la giungla di meraviglie artistiche che abbiamo intorno e che ancora non abbiamo avuto modo di adorare.

Fondamentale per uscire da queste sabbie mobili è aggrapparsi ai rami di altri generi musicali.

"Moonmadness", fortunatamente, è la giungla e le sabbie mobili insieme: un'esplosione di suoni sempreverdi, sempre freschi, mai buttati là tanto per fare numero. Un uso massiccio delle tastiere e delle chitarre; una voce leggera, filtrata, ventilata, soffiata; e poi il flauto, le percussioni, il basso: l'eterogenea colorazione di un quadro struggente, delicato, bellissimo.

L'introduzione è affidata ad "Aristillus", prepotente monologo degli organi che spiazza l'ascoltatore per aggressività. Ma è solo un "Mirage". Il resto dell'album scorre via dolce, incantevole... incantato. Tocca a "Song within a song", inno al sogno e alla notte. Non a caso l'atmosfera si fa soffusa, lounge diremmo, accompagnata dal suono delicato di flauto e tastiere; da metà in poi il ritmo diventa più sostenuto, pur lasciando spazio agl'intimi assoli di tastiera di Bardens.

"Chord Change" è lo specchio inverso della precedente: acceso nel prima parte, il sound evolve trasformandosi in una rallentata sonata simil jazz. Sul finire, il ritmo torna a essere scandito dalla batteria fino a dissolversi lentamente nel nulla. Viene poi "Spirit of the Water", brevissima ballata d'intermezzo costruita unicamente sulle note del pianoforte e del flauto traverso, filtrata dagli echi di una voce, quella di Latimer, che ci giunge lontana e ovattata. Straripamenti folk all'aria aperta.

Eccoci arrivati alla parte clou del disco: "Another Night", "Air born", "Lunar Sea". La prima, decisamente evoluta e fuori dal tempo per composizione, svela un incedere ritmico quasi marziale, seguito da dilatazioni ambient delle tastiere e ritornelli per la voce che sottolineano la natura intrinsecamente cupa e lamentosa del brano. Chiude il tutto un buono, anche se scontato, assolo di chitarra di Latimer. "Air born", chiave di volta dell'intera opera: quella che sorprende è soprattutto la coesione di stumenti e voce, qui plasmati insieme in un tutt'uno di fluente e incantevole melodia. Di notevole impatto l'introduzione favoleggiante del flauto e del pianoforte e la ripresa armoniosa della chitarra. Da qui in poi, la voce: un filo di seta sospeso tra Terra e Luna, un collegamento etereo tra definito e indefinito. Emozioni al rallentatore.

"Lunar Sea" è l'ultima gemma del forziere. Sono le tastiere, ancora una volta, a calarci in un'atmosfera da sogno, oltre i margini del mondo, distesi su un letto spaziale. Dondolati in questo universo, finiamo per essere sopraffatti dall'assolo jazz di Latimer e Ward: un duetto il loro (chitarra e batteria) davvero evocativo. Dopo questa immersione stellare, veniamo riportati sulla Terra dalle tastiere, allo stesso modo di come ci avevano condotto fuori dal tempo e dallo spazio.

Finisce "Moonmadness", finisce il prog. Ci troviamo infatti nel 1976, all'alba d'un tramonto che vedrà porre fine per sempre a un ciclo musicale che è stato causa stessa del proprio male. Ma non tutto andrà perduto: molteplici saranno le influenze e i riadattamenti che vedranno risorgere più e più volte il prog-rock, anche se con vesti, nomi e soprattutto risultati diversi.

Il mio consiglio è quello di chiudere a chiave quest'opera d'arte dentro un cassetto, cosi da poterlo riaprire in un momento di dolce-amara nostalgia.

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Voto degli utenti: 8,2/10 in media su 18 voti.

C Commenti

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Filippo Maradei, autore, alle 14:09 del 21 aprile 2010 ha scritto:

Sempre disponibile a pareri, consigli o linciaggi di varia natura.

Solo un appunto: l'incipit non riguarda per forza tutti, magari solo una fetta di voi-noi ascoltatori.

unknown (ha votato 8 questo disco) alle 21:16 del 24 aprile 2010 ha scritto:

ottimo

ottimo disco anche se io preferisco mirage e the snow goose.... ottima la recensione

Bellerofonte (ha votato 7 questo disco) alle 14:15 del 28 aprile 2010 ha scritto:

Ahimè i Camel.. sarebe da rispolverarli un pò. Di sicuro hanno scritto della grande musica. Questo non è tra i miei preferiti anche se una citazione a perte va fatta per "lo spirito delle acque". Di loro Ho i primi due che a mio avviso sono stupendi e soprattutto il Liv record a Londra che è pazzesco!

swansong (ha votato 9 questo disco) alle 14:40 del 25 agosto 2011 ha scritto:

Un signor disco..

e un gruppo purtoppo sottovalutato (nel senso che non ha raggiunto la fama che avrebbe meritato). Del resto sono nati in piena epopea prog-rock e probabilmente il meglio era già stato detto. Comunque secondo me il loro maggior merito è stato quello di aver sopperito splendidamente al loro limite più vistoso: la mancanza di un vero e proprio frontman. In tal modo hanno potuto dar sfogo a tutte le loro fantasie strumentali (Latimer, per la cronaca, è uno dei miei chitarristi preferiti e non bestemmia chi l'accosta, per senso melodico e pulizia del suono, a Gilmuour). Non è un caso, infatti, che molti (non io) ritengano lo strumentale "The Snow Goose" la loro vetta artistica. Io penso invece che i primi 4 album in studio e il mastodontico "A Live Record" del '77, siano tutti dei capolavori imprescindibili per ogni amante del rock. Tuttavia, oltre al succitato live, le 5 stelle le riservo a "Mirage", del quale la sola Lady Fantasy per me vale il biglietto per l'immortalità artistica..Ottimi, come sempre, il ripescaggio di Filippo e la sua precisa e condivisibile analisi.

dalvans (ha votato 9 questo disco) alle 15:10 del 23 settembre 2011 ha scritto:

Ottimo

Ottimo disco

Utente non più registrato alle 21:55 del 5 marzo 2012 ha scritto:

Questi dischi non si chiudono a chiave...ma si ascoltano e riascoltano sempre volentieri, e si divulgano...Comunque con I Can See Your House from Here (che però contiene la gemma Ice) inizia un lungo periodo in cui obiettivamente i Camel hanno prodotto dei lavori non all'altezza della loro classe. Ma nel '96 sfoderarono Harbour of Tears e nel '99 Rajaz, due ottimi lavori.

ProgHardHeavy (ha votato 10 questo disco) alle 11:39 del 8 settembre 2014 ha scritto:

Band immensa con pochi rivali

Mushu289 (ha votato 9 questo disco) alle 15:19 del 4 ottobre 2015 ha scritto:

Bellissimo a dir poco, molto sottovalutati, eppure questo insieme ai primi 3 sono dischi di elevatissima fattura

Utente non più registrato alle 16:28 del 4 ottobre 2015 ha scritto:

Mi auguro che il recensore non se n'abbia a male, ma tutto ciò che è scritto all'inizio di questa recensione mi trova (anche in questo caso) in profond(issim)o disaccordo...

Io ad es. amo il progressive in (quasi) tutte le sue sfaccettature (non mi dilungo sulle mie motivazioni) e ciò non mi ha mai impedito di ascoltare anche altro, riconoscendo (quando ci sono, per me) altre "meraviglie artistiche"...

Mentre chi lo "odia" (per me) conosce (solo o quasi) altro, e/o avrà altre motivazioni (ne ho sentite e lette di tutti i colori...)

Ho messo un voto non proprio veritiero che alzerei di un mezzo punto.

Filippo Maradei, autore, alle 17:09 del 4 ottobre 2015 ha scritto:

Assolutamente vero. Recensione davvero triste... non tanto per l'analisi in sé - che vabbè, può annoiare come non - ma soprattutto l'incipit, che in sostanza non dice un cazzo, di vero o di interessante. A mia discolpa posso solo dire che sono passati più di 5 anni da allora, e che per quel tempo ero davvero (più) giovane e (più) stupido di adesso. Ma condivido pienamente

Utente non più registrato alle 14:00 del 6 ottobre 2015 ha scritto:

Altra cosa...si fa per parlare, e con Filippo mi pare sia possibile...

Se mi si dice che un adolescente che ascolta/ama il Progressive possa/debba ascoltare anche altro (l'unico significato a cui attribuisco un senso se si parla di "allargare gli orizzonti"), sono completamente d'accordo.

Ma se, come ahimè a volte sento dire, l'ascolto di altri generi (rimanendo in ambito rock nel senso più ampio possibile)

sembra significare una "maturazione" musicale/personale(???!!!...), soprattutto se accompagnata dall'abiura nei confronti del Prog, beh!? che dire...mi viene quanto meno da sorridere ...

4AS alle 16:54 del 6 ottobre 2015 ha scritto:

Scusami, è scontato che l'ascolto di altri generi è una maturazione musicale/personale, se uno arriva a 30 anni e conosce solo Metallica e AC/DC, che metro di giudizio può avere?? Può essere anche giusto per quel poco che conosce, ma enormemente limitato. Certo, poi la maturazione non va intesa come esclusione o abiura, per carità, forse mi sono espresso male io... Intendevo dire che, personalmente, nella fase adolescenziale il Prog mi sembrava il meglio che la musica potesse offrire solo perché non conoscevo altro... Una sorta di illusione, un po' come il mito della caverna di Platone... Vabbè ho esagerato XD

Utente non più registrato alle 14:32 del 7 ottobre 2015 ha scritto:

Sorry 4As, direi che di ovvio c'è solo che non mi riferivo nello specifico a te e che evidentemente non mi sono spiegato.

E' ovvio che per avere un più ampio metro di giudizio bisognerebbe avere una conoscenza più ampia possibile.

Altrimenti c'è il "rischio" di fare come quel tale che nei primi anni 80, e per me non è casuale...mi chiese cosa stessi ascoltando...io immerso in un godurioso ripasso di Aqualung (e lo faccio ancora adesso...) risposi "Jethro Tull", e lui "No, non mi piacciono".

Al che gli spiai se li conoscesse e la risposta fu no :-0 ...lui, che si beveva tutto ciò che passava in radio all'epoca...vabbè...

Quello che volevo intendere è che la maturazione musicale/personale non avviene certo se, al posto di KC o VDGG, si ascolta pincopallo, quindi KC o VDGG=adolescente, pincopallo=maturo...non so se rendo l'idea...

Può darsi che la tua esperienza ti abbia portato a questa conclusione, a me non è andata così.

Apparirà poco interessante ma, amo il Prog ed il Jazz fin dall'adolescenza e, nonostante abbia ascoltato e ascolto anche altro, quello che provo con il Prog e/o Jazz non lo provo con altri generi...

4AS alle 16:56 del 6 ottobre 2015 ha scritto:

Detto ciò, lo dico sinceramente: i Camel erano (sono) ottimi

4AS alle 20:03 del 4 ottobre 2015 ha scritto:

Tutto sommato mi ci rispecchio, non la trovo distante dalla realtà. Non sarà per tutti così, ma anche per me il progressive è stata un'infatuazione adolescenziale che poi è calata nel tempo. Non è certo genere da snobbare (certi gruppi li considero ancora oggi insuperabili) ma quando si comincia a conoscere la musica in maniera più ampia si rivaluta tutto e capita di ridimensionare ciò che sembrava intoccabile.

Dr.Paul alle 9:37 del 5 ottobre 2015 ha scritto:

anche a me l'incipit piace molto, è assolutamente credibile ieri come oggi, c'è anche un filo d'ironia, chiaramente non sono concetti che vanno scolpiti nel firmamento ma sono decisamente ponderati, verosimili! mi sorprende l'ultimo intervento di filippo.....

Filippo Maradei, autore, alle 14:50 del 5 ottobre 2015 ha scritto:

non saprei Paul... a linee generali sono ancora abbastanza convinto del senso del messaggio... ma la forma e il modo in cui l'avevo espresso così così :/ non ho reso l'idea come avrei voluto, ecco

swansong (ha votato 9 questo disco) alle 19:23 del 5 ottobre 2015 ha scritto:

Ciao a tutti ed un particolare ben ritrovato a Filippo!

A me l'incipit invece è piaciuto molto. Avevo in effetti colto il senso di quel che intendeva Filippo e mi ci ero anche abbastanza "identificato", se così si può dire (dato che stravedo per un certo metal e pure per un certo prog, volendo usare classificazioni "di genere"). Piuttosto, se posso fare un appunto/critica (e qui forse è il senso dell'osservazione del mio amico VDGG), non avrei circoscritto l'iperbole al solo genere prog, dato che, dal mio punto di vista, ogni genere musicale potrebbe prestarsi alla medesima riflessione..

Dr.Paul alle 23:25 del 5 ottobre 2015 ha scritto:

e bentornato!

Filippo Maradei, autore, alle 23:31 del 5 ottobre 2015 ha scritto:

Grazie ragazzi

Giuseppe Ienopoli alle 21:18 del 4 ottobre 2015 ha scritto:

Maradei come Scaruffi ... ??!

... se ci mette impegno è cosa fatta!

Utente non più registrato alle 13:15 del 9 ottobre 2015 ha scritto:

sgocc...sgocc...sgocc... oppure svulazz...svulazz...svulazz...magari in pvt...

Giuseppe Ienopoli alle 10:11 del 10 ottobre 2015 ha scritto:

... dai rumori inquietanti che provengono dai tuoi prog_alloggi dovresti aver bisogno di un idraulico e di un arrotino ... in ogni caso non sono da prendere sotto gamba!

Per quanto attiene l'annosa questione del "solo prog - basta prog! - ... e allora cosa? ... tutto il cucuzzaro!" vorrei dare un ultimo spunto di riflessione ... penso che in campo musicale oggi ci stia succedendo quello che ci succedeva davanti al televisore con l'avvento del satellitare.

La mega proposta di canali tv in chiaro ci portava naturalmente a fare zapping forsennato ... un vedere per curiosare più che un guardare per interesse o esigenza del momento, ne derivava, di conseguenza, una conoscenza a brandelli più che un approfondimento di contenuti.

Ieri procurarsi la musica da ascoltare era un processo lungo e meditato e soprattutto costoso ... ci arrivavi "per sedimentazione" e "per investimento oculato".

Oggi tutto è a portata di mano con un click e a costo zero ... l'ascolto, la scelta non avviene per soddisfazione del proprio gusto musicale ma è piuttosto un "assaggia e sputa senza masticare" ... si assapora di più ma si finisce per nutrirsi anche di schifezze "aromatizzate" e devianti da un'alimentazione sana ed equilibrata.

L' obesità da troppa discografia (?) ... prevenire è meglio che curare!

Utente non più registrato alle 13:55 del 10 ottobre 2015 ha scritto:

Tranquillo, funziona tutto a dovere...

In forma ironica e onomatopeica intendevo che certe tesi fanno acqua da tutte le parti, oppure (se si preferisce) son campate per aria...non mi veniva lo stridìo dell'arrampicata sugli specchi...

Last but not least (We Can Do Is Wave to Each Other) ho 2/3 teorie mie che, almeno per il momento tengo per me...

Giuseppe Ienopoli alle 14:41 del 10 ottobre 2015 ha scritto:

Maradei non vede l'ora di conoscerle perché è sicuro che ci sarà anche il pelo ... seppure immerso nell'uovo!