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R Recensione

8/10

King Crimson

Red

Il settimo album in studio del Re Cremisi è da molti considerato il loro secondo miglior lascito artistico, subordinato al solo capolavoro d’esordio “In The Court Of The Crimson King”, malgrado il fatto che sia stato assemblato quando il leader, il chitarrista e mellotronista Robert Fripp, aveva già deciso di sciogliere la formazione (poi ricostituitasi sette anni più tardi). In effetti non ci fu alcun concerto promozionale a valle della pubblicazione del disco, che anche per questo vendette modestamente.

D’altronde la band era votata da sempre a lavorare in emergenza, a causa delle cicliche defezioni di musicisti al suo interno, spesso frustrati dai continui veti di Fripp alle loro proposte musicali. I rimpiazzi, talvolta assoldati sui due piedi, non sempre si erano rivelati all’altezza (con il nadir rappresentato dal cantante soul blues Gordon Haskell, un pesce fuor d’acqua nel terzo album “Lizard”), ma almeno lo squisitamente geniale e altalmente intransigente chitarrista aveva da un paio d’anni trovato valida e affidabile sponda nel batterista Bill Bruford, uno come lui: iper-razionale, ultra-organizzato, scientemente pignolo.

E naturalmente grande musicista quanto lui: anche in questo lavoro il talento del riccioluto ex-Yes rifulge, cospargendolo generosamente con le specialità della casa come i colpi secchi sul bordo del rullante, le rullate in levare, gli accenti di cassa sparpagliati dove meno li si aspetta, insomma quella voglia molto jazz di non “appoggiare” mai il ritmo, tenendolo sempre in divenire.

Sulla copertina i due egregi strumentisti sono effigiati in trio col bassista e cantante John Wetton, ma nel disco evoluiscono anche altri artisti: nello specifico, vi è l’ultimo lascito del defezionario violinista David Cross, protagonista nei due precedenti lavori, nonché gli importanti contributi di due sassofonisti, ora ospiti ma in passato vicendevolmente membri effettivi, vale a dire Ian McDonald (uno dei fondatori del gruppo a ben vedere… fra l’altro anche al flauto, pur se non accreditato) e Mel Collins. Riappare anche la cornetta del jazzista Marc Charig, già sentita sul terzo e quarto album di tre anni prima, ed infine pure un oboe, nelle mani di certo Robin Miller.

Wetton, assoldato da Fripp insieme a Bruford un paio d’anni prima in occasione del quinto album, è un buon surrogato di quel Greg Lake che aveva lasciato i Crimson quasi subito per andare a far fortuna e musica assai più vanagloriosa con Keith Emerson e Carl Palmer: molta meno potenza vocale per John, similarità ma minore squisitezza di timbro, pure meno inventiva al basso rispetto a Lake, ma almeno il tutto senza l’antipatica superbia e l’infinita boria del suo augusto predecessore. Ciò non impedirà a Wetton di far fortuna anch’esso una volta mollato da Fripp, ma dovrà aspettare qualche anno prima di passare (immeritatamente) alla cassa con le canzonette degli Asia.

L’album è strutturato in maniera simile al capolavoro d’esordio, con cinque abbondanti pezzi. La mezza restaurazione, in favore di quel disco e rispetto alle ultime uscite discografiche più spigolose e asciutte, è dovuta al ritorno in auge (per l’ultima volta) del mellotron e al corposo contributo dei fiati, così legati alla prima fase di carriera del gruppo.

La potente apertura è affidata allo strumentale hard rock che intitola l’album: sulla scia dei precedenti grandi strumentali di Fripp (“Sailor’s Tale” sul quarto lavoro “Island” e “Larks Tongues In Aspic, Part Two” sull’album omonimo) anche questa è da considerarsi una magnificenza ritmico/armonica. La chitarra corrosiva e infuocata (“rossa…”) del leader, raddoppiata in due tracce proprio alla maniera hard rock (e questa è una novità per i Crimso), lavora su incalzanti progressioni esatoniche di accordi; il fido Bruford sguazza da par suo nelle alternanze di tempo in 4/4, poi 5/8, poi 7/8, Wetton infine riempie ogni residuo buco distorcendo il suo basso e staccando note detonanti. Nessun altro musicista è presente, il gruppo qui lavora in trio, come da copertina… ma è l’unico episodio in cui ciò succede!

Come nella migliore tradizione della discografia King Crimson, alle scariche “rosse” del preludio succede nel secondo episodio l’armonico arpeggiare dell’acustica (imbracciata dall’occhialuto Bob per l’ultima volta in studio col suo gruppo!), sostenuta dal tappeto di mellotron. “Fallen Angel” srotola così il testo di Richard Palmer James, amico di Wetton e paroliere della band in questa fase di carriera. La ballata procede tranquilla e sembra prendere il ruolo delle storiche “I Talk To The Wind” o “Cadence And Cascade”, invece per il ritornello Fripp ha in serbo uno dei suoi super arpeggi iper elettrici sulla Gibson, una inquietante faccenda in 6/8 atta a descrivere compiutamente il dramma narrato dal testo (un ragazzo che cerca e trova guai entrando in una banda di motociclisti), con tanto di oboe e cornetta a incrementare il pathos.

One More Red Nightmare” (e riecco il vocabolo “Red”, a giustificare il titolo dell’opera…) è un robusto brano progressivo con varie sezioni che si intercalano e si ripetono. Wetton canta un (suo, per una volta…) testo in un vigoroso 4/4, poi vi sono delle sezioni strumentali in tempo dispari, la più micidiale delle quali è un nuovo arpeggione di Fripp che si risolve ogni 15/8, sul quale Ian McDonald stampa due diversi, animosi assoli di sax alto, come ai vecchi tempi. L’incubo descritto dalla canzone è quello del volo ed il suo epilogo è quanto di più lugubre, improvviso e drastico come se il nastro d’incisione fosse stato strappato, a simboleggiare l’avvenuto disastro.

Per il quarto episodio dell’album Fripp gratta un po’ il barile: “Providence” è una registrazione dal vivo, da un concerto effettuato proprio in quella città del New England, nella formazione a quattro con il violinista Cross. E’ infatti quest’ultimo a impostare la jam session strumentale, col suono disturbante e zanzaroso del suo strumento elettrico, al quale si accostano in stile free form via via le percussioni di Bruford, la chitarra sempre lancinante di Fripp ed il basso caracollante di Wetton. In otto minuti abbondanti vengono ancora una volta condensati (ma stavolta anche congedati) gli sperimentalismi percussionistici e free jazz del quintetto Crimso che aveva riaperto alla grande le danze un paio d’anni prima pubblicando “Lark’s Tongues In Aspic” e proseguito dandoci dentro di brutto, con l’altamente sperimentale “Starless And Bible Black”. Qui però la mancanza di Jamie Muir, il quinto uomo, il percussionista genialoide, si sente molto.

In chiusura un rinomato pezzo forte del mito King Crimson: la meravigliosa “Starless” si dipana per oltre dodici minuti, ampliando il suo mood modello “In The Court Of The Crimson King part 2” a qualcosa di autenticamente nuovo e appagante, grazie ad una sezione centrale urticante e geniale. Ma andiamo con ordine: il brano parte col lamento del mellotron colla sua tipica, ansiogena intonazione dondolante. Su di essa Fripp opera con uno dei suoi suoni preferiti: toni chiusi e distorsione dolce e lunghissima, violinistica. Wetton prende il proscenio con un cantato smaccatamente in stile Lake, contrappuntato dal lavoro di Collins al romanticissimo sax soprano. Due strofe e la suite si ferma in un inaspettato break.

Parte sommesso un riff di basso (composto da Bruford, pare, in effetti possiede il suo imprevedibile gusto per metrica e gli accenti “strani”). La cadenza è lenta e zoppa di suo (17/8, credo). L’omino con occhialetti e sgabello al seguito (Fripp non ama suonare in piedi, perde in precisione, dice) la rende in un attimo straniante, approcciando un solo a nota unica e dissonante: pulita, nuda, imperfettamente perfetta, spaziale alla massima potenza. Ad ogni giro la ritmica cresce, l’ostinato di chitarra indugia e ogni tanto si sposta verso gli acuti, aumentando la distorsione e l’attacco fino a lancinanti bicordi sugli acuti. Un break di 11/8 ed esplode il sax di McDonald che non fa prigionieri ed eleva al pariossismo l’atmosfera generale. Ma non è finita: giusto un attimo di respiro coi due fiatisti in unisono e riparte Fripp assatanato con un paio di chitarre che si fanno la guerra da un canale all’altro, fino all’apoteosi del mellotron e del sax tenore, che si riprendono la canzone con la loro dolcezza che sembra una liberazione, il primo a volume quadruplo e sciabordante come un mare, il secondo che si appropria della stessa melodia impostata dalla chitarra ad inizio del pezzo, e questo fino a i drammatici stacchi finali che chiudono l’album.

Questo potente brano doveva chiamarsi “Starless And Bible Black” (da una frase del testo), durare la metà e trovar posto nel precedente album, ma a Fripp non piaceva abbastanza e quindi aveva opposto uno dei suoi soliti veti. La trovata della sublime fase centrale strumentale aveva portato a un ripensamento e alla necessità doverosa di tenerlo in considerazione per quest’album, ma a quel punto il titolo era già stato consumato per un brano strumentale e addirittura per il titolo del disco precedente… La soluzione fu trovata semplicemente accorciando il titolo di questa esimia pagina, a chiusura di uno dei migliori lavori dei King Crimson

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Voto degli utenti: 9,4/10 in media su 45 voti.

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PetoMan 2.0 evolution (ha votato 10 questo disco) alle 21:22 del 3 maggio 2013 ha scritto:

Forse il loro disco migliore, o comunque quello che ho ascoltato e ancora ascolto più spesso. Per me un capolavoro assoluto.

lev (ha votato 10 questo disco) alle 8:50 del 4 maggio 2013 ha scritto:

ooohhhhh finalmente! uno dei dischi che aspettavo di più. bravo pierpaolo. anche se 8 mi sembra un voto un pò bassino. per me 10 tutta la vita. basterebbe starless a renderlo patrimonio dell'umanità.

the real me (ha votato 8 questo disco) alle 21:03 del 29 gennaio 2014 ha scritto:

si, starless anche per me è magia liquida pura anche se il resto di questo disco non mi fa impazzire.

4AS (ha votato 9,5 questo disco) alle 10:48 del 4 maggio 2013 ha scritto:

Sì, Starless è qualcosa di monumentale, da non credere. Fripp ritrova l'equilibrio in questo disco, anche Lizard e Islands erano molto buoni ma a mio parere un po' asettici. Qui riaffiorano le emozioni dell'indimenticabile esordio.

FrancescoB (ha votato 8,5 questo disco) alle 14:06 del 4 maggio 2013 ha scritto:

Io sono combattutto fra questo lavoro, l'esordio e "Islands". Forse alla fine scelgo i barocchismi elegantissimi di "Formentera Lady" & C., ma anche l'anima più rock ed essenziale di "Red" non teme paragoni. Band impressionante, ma per davvero.

skyreader (ha votato 10 questo disco) alle 14:47 del 4 maggio 2013 ha scritto:

Perché devi "combatterti"? Scegli tutti e due e buonanotte... ;o) La formazione di "Islands" era un'altra cosa: parecchio avant jazz, con il sax di Mel Collins a farla da padrone e con il drumming virulento dell'immenso Ian Wallace. La line-up di "Islands" non va giudicata per il disco (comunque un capolavoro: quant'era avanti sui tempi la title track?), ma per quello che ha combinato dal vivo. Ti straconsiglio uno qualsiasi dei live usciti per la serie Collectors Club, in particolare il recente Marquee 1971, con una vertiginosa improvvisazione di 27 minuti (!!!). Se Boz, Bob, Mel e Ian non si ascoltano dal vivo non si può avere idea di cosa fossero. Ma questo spazio in cui parliamo di "Red" non possiamo far altro che brindare ancora una volta a questo immenso, assoluto capolavoro della Storia della Musica e alla sua geniale lungimiranza.

Utente non più registrato alle 16:18 del 6 maggio 2013 ha scritto:

Concordo in pieno con skyreader. Disco e gruppo stratosferico

nebraska82 (ha votato 9 questo disco) alle 18:27 del 6 maggio 2013 ha scritto:

troppo poco 8 per questo disco, forse il più influente in assoluto dei crimson. "starless" oltre tutto e tutti.

Totalblamblam (ha votato 10 questo disco) alle 15:25 del 12 marzo 2015 ha scritto:

influente a posteriori si ma al tempo fun un flop commerciale. troppo avanti come disco per essere capito. la rinascita, almeno sul mercato usa, fu creata con le dichiarazioni di kobain che dichiarò red essere stato un punto di riferimento nella sua carriera alché tutti i flanellati andarono a comprarsi red credendo che fosse un disco dei nirvana.... un po' come per the man who sold the world ghhghg

Marco_Biasio (ha votato 10 questo disco) alle 12:46 del 16 agosto 2013 ha scritto:

Nel mio mondo ideale, c'è un posto dove rinchiudere tutti quelli che dicono che per suonare prog servono sbrodolate infinite e inconcludenti di centinaia di note. Un posto con me, loro, uno stereo, e Starless che prorompe a volumi indecenti. Quell'apertura ariosa e romantica, quel basso che inciampa e si rialza milioni di volte, quella ripartenza assassina con il sax in testa, come una mannaia che si abbatte sulla testa dell'ascoltatore ma, soprattutto, dio santo, quel riff: due note. DUE. Bastano due note a Fripp per creare un mostro assoluto di creatività, un cerbero acidissimo e inimitabile. A contare quanti gruppi sono nati fuori solo da quel riff (gran parte del post-core in primis, eccome) staremmo qui fino al 2050. Non c'è niente da fare. Le strutture e l'immaginario musicale di Fripp sono (stati) i migliori in assoluto della storia del rock. Concretezza, genialità, imprendibilità, costanza, alienazione, tecnica, emozione... Tutto.

Utente non più registrato alle 11:27 del 17 agosto 2013 ha scritto:

Hai sbagliato genere e/o persone......rinchiudere???!!! Bah!?

Marco_Biasio (ha votato 10 questo disco) alle 11:49 del 17 agosto 2013 ha scritto:

Ti assicuro che non ho sbagliato né genere, né tantomeno persone. Gli Emerson, Lake & Palmer hanno lasciato dietro di loro una scia di distorsione concettuale raccapricciante, che ha coinvolto centinaia di migliaia di visioni e di pensieri. Se oggi molti pensano al prog secondo la visione stereotipata e banale da me citata, la colpa (colpa, sì, eccome) è loro, e di tutti i loro pessimi epigoni. Troppo oltre i KC per finire "dentro" un calderone dall'imboccatura comunque sconfinata, come il prog.

Utente non più registrato alle 12:18 del 17 agosto 2013 ha scritto:

Gli EL&P NON sono Tutto il Prog...lo puoi agevolmente capire da te...

Non ti sarà sicuramente sfuggito che anche in altri generi esistono gruppi "esagerati", e gli EL&P hanno cmq fatto scuola checché tu ne dica...

Il concetto di base non lo trovo sbagliato, per carità, anzi...ma lo hai infarcito con tue "distorsioni"...

FrancescoB (ha votato 8,5 questo disco) alle 16:35 del 16 agosto 2013 ha scritto:

Ti quoto, Marco, questi sono giganti assoluti, Fripp ha sviluppato un concetto di rock talmente vasto, immagnifico e ricco sotto ogni profilo (tecnico, creativo, stilistico, esecutivo) che non ci sono paragoni.

FrancescoB (ha votato 8,5 questo disco) alle 12:27 del 17 agosto 2013 ha scritto:

Io penso che accusare il prog di decorativismo sia ingenuo e poco stimolante, oltre che fuorviante, esattamente come accusare il nemico giurato punk di essere musica semplicistica e banale.

Cioè, entrambe le considerazioni hanno un fondo di verità, ma sposano un punto di vista deforme e sbagliato, perché non considerano quali erano gli obiettivi della proposta musicale dei vari artisti riconducibili ai calderoni: il prog rifiutava la grammatica base del rock e del blues e cercava via nuove, spesso con risultati altissimi dal punto di vista creativo, espressivo, musicale in senso lato (della composizione, dell'esecuzione, sotto il profilo dell'armonia, del ritmo, della melodia: davvero una piccola nuova musica classica, europea fino al midollo), altre volte degenerando un po' nell'abbellimento fine a sé stesso, nel barocchismo che può entusiasmare chi si dedica a uno strumento e meno chi vuole cogliere il respiro complessivo della musica (gli ELP in tal senso sono illuminanti: detestati per le stesse identiche ragioni che inducono i fan a venerarli).

Secondo me, ripeto, è tutta questione di punti di vista, di obiettivi, di ciò che si vuole trovare nella musica. Per questo le polemiche generaliste e fronali sono un po' sterili: si rimprovera a un genere quelle che sono le sue peculiarità, semplicemente perché nella musica si cerca altro, e non certo perché queste peculiarità siano un difetto o un pregio in sé.

Utente non più registrato alle 13:28 del 17 agosto 2013 ha scritto:

Trovo abbastanza condivisibile quello che hai scritto, anche se nella fattispecie il punk non c'entra nulla...

Come ho già avuto modo di dirti altrove, il punk e chi lo ascolta, per me non è un "nemico"...semplicemente non rientra nei miei gusti.

Accusare il prog di decorativismo, per me, non è ingenuo e poco stimolante, è sbagliato, soprattutto se non si prende in considerazione nel suo insieme, e di gruppi ce ne sono tantissimi, alcuni ingiustamente sconosciuti.

FrancescoB (ha votato 8,5 questo disco) alle 13:59 del 17 agosto 2013 ha scritto:

E' sbagliato dal tuo punto di vista, se qualcuno ricerca un approccio radicalmente diverso può invece essere corretto, anche se è un modo superficiale di rapportarsi al genere. Ho richiamato il punk perché è bersaglio di pregiudizi analoghi e contrari da parte di chi ama il prog, che secondo me si traducono sempre in valutazioni limitate e poco utili.

Utente non più registrato alle 14:42 del 17 agosto 2013 ha scritto:

E' ovvio (come specificato) che è il mio punto di vista, dal momento che non ho la presunzione che possa andar bene a tutti...che poi sbagliato in quanto limitato e limitante.

Certo che li conoscete tutti voi questi individui...vabbè...

FrancescoB (ha votato 8,5 questo disco) alle 16:55 del 17 agosto 2013 ha scritto:

Il punto VDGG (probabilmente mi sono espresso male), è che quello che per i detrattori è decorativismo, per i fan è capacità tecnica, bravura, coraggio, complessità, e quindi il negativo si trasforma in positivo. Non sto dicendo nulla di eclatante e me ne rendo conto, ma a volte serve ribadirlo a fronte delle solite crociate... Lo stesso vale quando si accusa il punk di aver scarnificato la musica, perché è come accusare Picasso di non saper disegnare come Michelangelo. Tecnicamente il discorso fila, ma la musica presenta altri punti di svolta, altri metri di giudizio che possono spostare l'esito finale della valuazione, per cui se è oggettivo che i Clash suonano tre accordi, la valutazione del'impatto di questi tre accordi dipende principalmete da ciò che si vuole scovarci dentro (o si riesce, forse).

skyreader (ha votato 10 questo disco) alle 16:25 del 19 agosto 2013 ha scritto:

Il prog come “movimento” non ha una sua integrità così monolitica come viene vista dall’esterno: racchiude sensibilità ed espressioni artistiche anche molto lontane fra loro, radicalmente così differenti da non far pensare - nel caso di certe realtà - allo stesso genere musicale. Sicuramente band come Henry Cow hanno una iconoclastia sonora tale da renderli più attigui al punk (o meglio al post-punk) che non ai barocchismi degli ELP o ai romanticismi genesisiani. Ci sono stati gruppi prog sinfonico-ampollosi (ad esempio gli Yes) e gruppi prog maggiormente votati all’essenzialità; ci sono state formazioni serie/seriose, chiuse in una superbia strumentale e altre (altrettanto stimolanti dal punto di vista della perizia), ma decisamente più ironiche, goliardiche (gli Hatfield & The North, i Caravan); ci sono state band prog che dal vivo propendevano a rimanere fedeli alle forme articolate delle composizioni in studio (i Genesis fra tutti) e altre dallo spirito destrutturatore dedite all’improvvisazione (King Crimson, Henry Cow, Univers Zero, Art Bears…..), legate a doppio filo alla filosofia Zappiana. Va bene è vero che generalmente in ambito prog prevale la presenza di strumentisti virtuosi (o anche semplicemente dotati di una preparazione tecnica elevata) rispetto all’impressionismo rudimentale dei musicisti punk, ma talvolta il “sogno della rottura” ha dato anima ad opere caratterizzate da fermenti limitrofi. Specialmente fra P.I.L., Wire, Art Bears, Cardiacs, This Heat, il Peter Hammill di “Nadir’s Big Chance” (tanto per citare una sola, esemplificatrice, opera del leader dei VDGG) mi sembra di individuare davvero un comune “filo rosso”. Ecco basterebbe forse approfondire il percorso di un personaggio come Peter Hammill, sia nel suo excursus con i VDGG che da solo (che appunto rappresenta un continuum tutt’altro che monolitico), per capire che certe musiche non possono e non debbono essere “accorpate” o “distinte” senza aver prima visitato le estremità dei loro confini. Voglio dire che forse ci sono state ampie zone di interazione (e d’influenza) fra due blocchi non così rigidamente opposti come si potrebbe credere. E alcune “avanguardie punk” erano forse già vive e operative nell’animo e nella musica di band attive nelle periferie del progressive. La dialettica avviata da VDGG e FrancescoB è offre spunti per riflessioni molto interessanti…

Utente non più registrato alle 11:42 del 20 agosto 2013 ha scritto:

Ciao skyreader, in effetti con FrancescoB, ultimamente abbiamo avuto 2-3 scambi d'opinione che ho trovato interessanti, a dimostrazione del fatto (insisto...) che "ragionare tranquillamente" è possibile...

Anche il tuo intervento è interessante e, giusto per capire meglio cosa intendi, a chi ti riferisci quanto parli di formazioni serie/seriose, chiuse in una superbia strumentale?

Utente non più registrato alle 14:02 del 21 agosto 2013 ha scritto:

Vabbè come non detto..anche in altre occasioni simili la comunicazione si è interrotta...

Cmq quello che hai giustamente scritto su VDGG e PH (argomento che mi appassiona...) l'avevo fatto notare recentemente su una recensione dei sex pisols, anche se è certamente l'ultimo dei suoi/loro meriti...

Che il prog, ma anche la psichedelia e certo hard-rock abbiano introdotto novità e creatività a tonnellate è indubbio, e che fossero spesso degli autentici precursori (anche gruppi "oscuri" e "oscurati") lo è altrettanto.

Passo e chiudo.

skyreader (ha votato 10 questo disco) alle 14:42 del 21 agosto 2013 ha scritto:

No, scusa VDGG... semplicemente non sono stato tempestivo! Per quanto riguarda la "superbia strumentale" più che ai Maestri dei 70s, mi riferivo alle derive successive, con le aberrazioni dei 90s ed in particolare il "prog metal" (non solo Dream Theater, ma anche l'ondata super-prog che ha portato sulle scene gruppi come gli Spock's Beard). Forse il progressive è un genere che - sin dall'inizio - ha avuto insito nel proprio DNA una attitudine per la "iper-produzione" di note, una necessita ad abbondare piuttosto che a sottrarre: gli ELP a mio avviso sono l'esempio più manifesto. Ma anche i Gentle Giant, nella loro dinamicità, procedevano per questo processo di "accumulazione". Tale "particolarità genetica" ha evidentemente fornito il pretesto a muscisti dalla preparazione tecnica elevata (ma non dotati di analoga perizia compositiva) a dare sfogo ad arzigogolati impeti decorativi per tenere in piedi brani-inno alla propria spocchia strumentale. E così piuttosto che regalarci composizioni illuminate da una ispirazione protesa allo scardinamento di regole (il prog e il punk, ognuno in modo diversissimo, in fin dei conti miravano a ciò), hanno prodotto fotocopie ipercolorate di idee stancamente ripetute a vent'anni di distanza dagli originali e privi dello stesso fuoco creativo. Eppure se si interrogano gruppi prog metal, emerge che la fonte d'ispirazione viene proprio da ELP, Yes, Gentle Giant, Genesis... Insomma, l'ispirazione - più o meno sincera - ha prodotto risultati che impallidivano se confrontati con le fonti. In tal senso benvenuta qualsisi band che, seppur scarsa a livello strumentale, almeno osasse sperimentare, magari mandando a quel paese le "sacre fonti". Riascoltanto "Red", cogliamo l'occasione per confrontare quante alte band prog erano ancora incatenate ad un universo fatto di classicheggianti e solenni tastierone, magari anche brave e degne di entrare nella storia... ma che rispetto a "Red" puzzavano di vecchio, diciamocelo chiaramente... ;o) ...se poi vogliamo far uno sforzo di confronto ulteriore ritiriamo fuori un "Ege Bamyasi" dei Can del 1972 (!!!!) e cerchiamo di comprendere con quanti anni di anticipo il "prog" era stato capaci di farsi - filosoficamente (ma neppure troppo) - "punk"!!!

Utente non più registrato alle 15:54 del 28 agosto 2013 ha scritto:

Se parli di dream theater e spock's beard mi trovi d'accordo (alla fine ho solo un cd di questi due gruppi), ma mi trovo in profondo disaccordo quando ti riferisci a gruppi come i Gentle Giant (preparatissimi dal punto di vista strumentale e compositivo) o al "DNA" del prog.

Se il tuo intervento invece si riferisce genericamente alla scena new prog sono parzialmente d'accordo.

Una scena che inizialmente rifiutai a priori; poi l'ho cautamente seguita (scartando e selezionando) trovandovi degli ottimi esempi fino ad arrivari ai nostri giorni.

Comunque come ho avuto modo di dirti altrove, preferisco una "copia ben fatta" a tanto ciarpame di allora e di adesso.

P.S. Avremo sicuramente modo di risentirci a settembre per l'uscita del dvd degli anathema (filmato da L. Hoile) e ad ottobre per la prevista uscita dell'ep di SW...

classicsor (ha votato 8,5 questo disco) alle 22:42 del 17 agosto 2013 ha scritto:

a mio parere inferiore a in the court of the crimson king, a mio parere, loro assoluto capolavoro, ma anche questo non scherza ( anche se non a quel livello ).

andrea-s (ha votato 9,5 questo disco) alle 11:17 del 29 agosto 2013 ha scritto:

Red e il primo dei King Crimson sono da tramandare ai posteri senza indugio alcuno, suonano attualissimi ancor oggi a dispetto del 95% dei gruppi prog dell'epoca.

Utente non più registrato alle 12:24 del 29 agosto 2013 ha scritto:

Affermazione che rende giustamente merito ad un enorme gruppo (progressive)...ma i gruppi dell'epoca non prog sarebbero ancora attualissimi?! Perché suonerebbero ancora tali o perché qualcuno continua a tramandarne le peculiarità?

andrea-s (ha votato 9,5 questo disco) alle 16:20 del 29 agosto 2013 ha scritto:

Ciao, chiaramente tutti tramandano qualcosa a qualcuno, è però vero anche che i generi che si sono mantenuti meglio nel tempo lo fanno in dose molto più massiccia e soprattutto trasversale. I King Crimson e i Pink Floyd a mio parere, sono sempre stati molto di più che band progressive, il loro era art-rock di altissima fattura. Senza contare band come i già citati Can che "facevano puzzar di vecchio tutto il resto" già nei 70s e difatti hanno segnato la strada per quasi tutti i movimenti musicali seguenti, o i Suicide che ho riesumato in questi giorni, nei Suicide troviamo intuizioni che oggi trovi nel 70% dei dischi indie a' la page, i dischi più chiacchierati delle webzine, e incredibilmente anche nei dischi di Tiziano Ferro (in questo caso faccio riferimento ad alcune scelte di produzione). E' questa la cosa che sconvolge di più. Superfluo aggiungere che io odio Ferro e tutto il mainstream italiano.

Utente non più registrato alle 17:22 del 29 agosto 2013 ha scritto:

Mah! guarda, sono essenzialmente due le cose che non mi trovano d'accordo: il continuare a parlare di "vecchio" (soprattutto se riferito a senso unico per il prog) e, poiché imprescindibili, voler sganciare dal progressive gruppi come King Crimson e Pink Floyd.

Forse a qualcuno conviene non considerarli progressive a tutti gli effetti...quasi che essere estimatori di tale genere costituisca un reato...

Ciao

skyreader (ha votato 10 questo disco) alle 10:04 del 31 agosto 2013 ha scritto:

E invece è assolutamente opportuno provare ad “isolare” quello che furono i KC nel biennio 73/74 rispetto alla stragrande maggioranza del prog di quello stesso biennio. E non solo per il discorso delle improvvisazioni (anche tre in uno stesso concerto), cosa che da sola cozza con il rigoroso rispetto, in contesto live, della struttura brani in studio realizzato da Genesis, Yes, Camel, Pink Floyd (che almeno fino a Pompei erano ben lontani dalla ricerca delle forme perfette poi seguite, mantenendo alto il livello di sperimentazione ), ELP e via discorrendo. Ma anche la scelta di puntare sul solo mellotron “depurava” il bisogno di quel rock lì di sganciarsi dal predominio del virtusosismo tastieristico. Anche il continuo cambiare cantante ha fatto sì che si spostasse l’accento dal bel canto (tanto ricercato nel progressive, particolarmente nella Nazione del Bel Canto), su ben altri elementi. Molte band (prog e non solo) sono andate in crisi o sarebbero andate in crisi alla sola idea di svincolarsi da un cantante/front-man. Addirittura il continuo bisogno di reinventare completamente la line-up attorno a Sir Fripp (che assume la valenza di un regista), ha radicalmente imposto la ricerca di una filosofia musicale che prescinde i musicisti stessi. Insomma quella dei KC era una musica “asciutta”, mentre il movimento nel quale furono calati (a forza) era “grassa” e tendenzialmente “pachidermica”.

Vogliamo mettere sul tavolo i dischi usciti tra 1973 e 1974? Facciamolo pure. Ovviamente Zappa e Miles Davis debbono essere esclusi dai giochi… I primi che mi vengono in mente: Camel “Mirage” (1974), Genesis “Selling England By The Pound” (1973), Genesis “The Lamb Lies Down On Broadway” (1974), ELP “Welcome Back My Friends…” (1974), Jethro Tull “A Passion Play” (1973), Renaissance “Ashes Are Burning” (1973), Rick Wakeman “The Six Wivdes Of Henry VIII” (1973), Yes “Tales From A Topographic Oceans” (1973). Alcuni di questi fanno parte della colonna sonora della mia vita (non “A Passion Play”). Ora possiamo anche provare dei paralleli nella storia dell’evoluzione della storia musicale. Io direi che, a occhio e croce, Can, KC, Robert Wyatt (ah ecco, “Rock Bottom” è del 1974: quanto avrà influito sui Radiohead?), Cluster, Neu!, Peter Hammill (“Nadir’s Big Chance” è del 1974), Eno avevano messo in campo delle energie creative che non sono mai andate disperse e che anzi hanno fatto un proselitismo ricco di creatività. I King Crimson spesso riemergono anche nel post-rock di scuola Constellation e pesantissimamente nel math-rock.

“Fallen Angel” poi da sola ha anticipato un sentire profondamente wave. “Red”, la title-track, ha sprigionato potenzialità di un “nuevo-metal” spigoloso (che decenni dopo sarebbe stato ben scandagliato dai Tool). Se poi vogliamo tornare anche indietro, fino alla title-track di “Islands” –per me una GEMMA assoluta - direi che i KC hanno inaugurato il contesto musicale nel quale si sarebbe espresso David Sylvian. Per queste e per molte altre ragioni i KC erano molto più accostabili ai Can che non alla gerarchia del prog e per tali ragioni “facevano puzzare di vecchio” molti dei loro contemporanei.

In conclusione: nel biennio 1973-1974 (MA ANCHE MOLTO PRIMA) King Crimson (e Can, e Neu!, e Cluster, e Robert Wyatt, e Eno, e Peter Hammill…) hanno fornito materiale dal quale altri artisti avrebbero “INVENTATO”. Nello stesso biennio (MA ANCHE PARECCHIO DOPO) altre realtà classicamente identificate come Prog hanno fornito materiale dal quale altre band si sarebbero limitati a “RIEVOCARE”. Questa la sostanziale differenza. Non discuto sulla bontà di entrambe le categorie di “materiale”, ma rifletto solo sugli “effetti” e sulle conseguenze di questa musica ormai vecchia di (più o meno) quarant’anni. Sul discorso delle copie ben fatte per rinverdire i fasti che furono non mi trovo pertanto d’accordo (salvo rarissime eccezioni). Al confronto preferisco quasi le più acerbe esperienze del primissimo new-prog anni ’80 che almeno aveva provato a sporcarsi le mani con i più contemporanei , all’epoca, suoni della “new-wave”.

Utente non più registrato alle 12:03 del 31 agosto 2013 ha scritto:

Ma, vedi skyreader, parlar bene dei KC sarebbe per me un invito a nozze...dal momento che, come ho sempre sostenuto, è sicuramente uno di quei gruppi PROGRESSIVE che hanno influenzato la musica a venire.

Il continuo cambio di line-up credo sia derivato dalla necessità di trovare musicisti in grado di interpretare la filosofia musicale frippiana, cosa certo non facile e non accessibile a tutti.

I KC, PROGRESSIVE lo sono fino al midollo, probabilmente più di altri gruppi che non hanno saputo/potuto avere una continua evoluzione (l'ultima produzione magari è un pò rigida e schematica), ma NON per questo butto via gli altri o li considero sdegnosamente vecchi (prog o altro che sia).

Probabilmente PARTE del merito va anche a quelle band che hanno saputo trarre linfa vitale dai Maestri del "passato", abituando all'ascolto di un linguaggio piuttosto che un'altro, contribuendo a mantenerlo attuale.

Forse è più a causa di band come Dream Theater o Spock's Beard, da te citati, che non hanno saputo cogliere l'essenza dei Gruppi di riferimento, che un demerito di Genesis, Yes, Camel, EL&P o chi per loro, limitandosi ad una riproposizione supeficiale.

Sulle "copie ben fatte" mi limito a dire ciò che ho già detto altrove: gruppi come IQ, Pendragon, Pallas, etc hanno il merito di aver contribuito a riaccendere l'interesse per il prog, (ingiustamente ghettizzato) ma con risultati poco apprezzabili; ben altra cosa, in effetti, se si parla dei Twelfth Night, per es. ma ce ne sarebbero altri.

E come già detto in altra occasione (ma mi sembrava che anche tu fossi dello stesso avviso) le copie che fino a ieri sono state prodotte in altri generi musicali, chissà per quale arcano motivo, non suscitano la stessa sprezzante reazione...bah!? è giallo...

Non sono neanche portato verso la modernità a tutti i costi (ma dové???!!!) se poi questa mi risulta deludente e/o inascoltabile.

Ti dirò..io mi tengo stretto il Mio Buon "Vecchio" Prog (ma NON solo), dal momento che, in ambito rock, è il genere che

continuo tuttora a prediligere.

pinKCrimson (ha votato 9,5 questo disco) alle 10:09 del 17 marzo 2015 ha scritto:

VDGG hai nominato le 2 band che formano il mio nick.... sono perfettamente d'accordo con te sul concetto (e parlo di ciò che dici a proposito del prog e del voler sganciare certe band da quel movimento di cui invece fanno indissolubilmente parte).Però, permettimi... i Pink Floyd si sganciano da soli dal prog. I PF non sono mai stati una band prog sebbene (da grandissimi quali sono stati) si sono cimentati anche col genere (AtomHeart Mother,Ummagumma studio -the narrow way) ed abbiano assorbito determinati stilemi che hanno poi unito alla loro vena psichedelica dando origine ai grandi album dei '70 (meddle,Obscured, WYWH,TDSOTM...perfino The Wall). Insomma, a mio avviso non sono ascrivibili al prog anche se lo hanno frequentato per un breve periodo.

Utente non più registrato alle 13:56 del 18 marzo 2015 ha scritto:

pKC ritengo che dopo una prima fase più orientata alla psichedelia (anche se in certi casi è più difficile stabilire dei confini...), da Atom Heart Mother in poi i PF si siano avvicinati al progressive, tracciando a loro volta una personale via al genere...

bart (ha votato 8 questo disco) alle 10:07 del 31 agosto 2013 ha scritto:

Uno caposaldo della loro discografia. Starless grandiosa!

Infantino01 (ha votato 10 questo disco) alle 19:30 del 23 ottobre 2013 ha scritto:

Otto a questo disco? Il recensore avrà fumato sicuramente qualcosa prima di recensire il disco, per dare un voto così basso. Ho visto dare voti più alti, su questo sito, a dischi sicuramente inferiori a questo.Mastodontici King of Crimson.

Utente non più registrato alle 15:42 del 28 ottobre 2013 ha scritto:

Come non darti ragione...

swansong (ha votato 9 questo disco) alle 10:20 del 29 ottobre 2013 ha scritto:

Ehilà, voi due, no toccatemi Pier Paolo Farina eh... ...disco fantastico e senza ombra di dubbio uno dei miei preferiti dei KC...è incredibile come siano riusciti a mantenere un così alto livello qualitativo nel corso dei primi anni della loro carriera, nonostante i malumori ed i dissidi interni. O forse non è così incredibile...

swansong (ha votato 9 questo disco) alle 10:20 del 29 ottobre 2013 ha scritto:

Ehilà, voi due, no toccatemi Pier Paolo Farina eh... ...disco fantastico e senza ombra di dubbio uno dei miei preferiti dei KC...è incredibile come siano riusciti a mantenere un così alto livello qualitativo nel corso dei primi anni della loro carriera, nonostante i malumori ed i dissidi interni. O forse non è così incredibile...

Utente non più registrato alle 13:30 del 29 ottobre 2013 ha scritto:

Beh swansong, però a quanto pare anche tu hai dovuto alzare il voto...ed è verissimo che su questo sito si premino dischi di gran lunga inferiori...oh no?!...

PetoMan 2.0 evolution (ha votato 10 questo disco) alle 15:39 del 29 ottobre 2013 ha scritto:

Sono d'accordo con swan.

Pier Paolo ha scritto quasi cento recensioni, tutte ottime, ben documentate, piene di notizie interessanti, particolari ecc. Si tratta di una persona competente, se ha messo quel voto avrà avuto i suoi motivi.

Anche stavolta ha scritto l'ennessima ottima recensione e a voi però frega solo il fottuto numerino.

C'avete l'ossessione del numerino, eccheppalle. Ma che è, una nuova epidemia? Qui non siamo su rym, e nemmeno è una puntata di numb3rs.

Utente non più registrato alle 20:27 del 29 ottobre 2013 ha scritto:

Personalmente non ho messo minimamente in dubbio la competenza del recensore, semmai volevo, ma con molta tranquillità...(quella che a te è mancata) sottolineare il mio gradimento di questo disco anche in relazione ad altri qui presenti. Non ho problemi a dire che Pier Paolo è il mio preferito, dal momento che recensisce dischi che ho sempre amato molto.

La "difesa" di swansong, la trovo un pò surreale :-O (riferita anche me...) ma lui sa perché...

PetoMan 2.0 evolution (ha votato 10 questo disco) alle 21:31 del 29 ottobre 2013 ha scritto:

"non ho messo minimamente in dubbio la competenza del recensore", si però a me pare che tu abbia detto di essere d'accordo col commento di uno che ha scritto "il recensore avrà sicuramente fumato qualcosa prima di recensire il disco", o no? Questo non vuol dire mettere in dubbio la competenza del recensore? Così tanto per sapere eh. Poi "ma con molta tranquillità, quella che è mancata a te" perchè un semplice "eccheppalle" vorrebbe dire non essere tranquilli? Non so quale significato tu attribuisca a questa espressione, ma dalle mie parti vuol dire semplicemente "che noia", perchè trovo noiosi questi polemiche sui voti. Poi fai tu.

Utente non più registrato alle 22:08 del 29 ottobre 2013 ha scritto:

A me pare molto più noiosa questa TUA polemica...poi fai tu...

Ho già detto che mi riferivo unicamente al gradimento del disco...e con infinita tranquillità, dico: ti è chiaro?!

Saluti

swansong (ha votato 9 questo disco) alle 17:32 del 30 ottobre 2013 ha scritto:

Ullallà! Sti cazzo di voti! Ma cosa c'è alla fine di più personale (ed inutile) di un voto ad un disco? Alla fine è solo una questione soggettiva..manco fossimo a scuola...Certo non volevo scatenare 'sto putiferio! ..perdonatemi tutti! VDGG mi conosce bene e sa perfettamente cosa intendevo..il voto l'ho espresso in quella misura perché, secondo me, in una ipotetica scala di valori questo disco, sia rispetto alla discografia kingcrimsoniana che alla storia della musica rock, è più vicino al 10 rispetto all'8. Pier Paolo la pensa diversamente e la mia era una battuta. Per esempio, se non ricordo male, il nostro amato recensore ha dato 9 e 10 rispettivamente a Close to the Edge degli Yes ed al primo degli Eagles, che per me entrambi a stento raggiungono la sufficienza...ma che me frega..per me rimane un grande e recensisce (?si dice così?) quasi tutti i dischi delle mie band preferite, Zeps compresi ovviamente..e ho detto tutto..come non amarlo? Ciao a tutti!

Utente non più registrato alle 23:26 del 30 ottobre 2013 ha scritto:

Fondamentalmente era quello che intendevo io, una questione di valori.

Il "putiferio" forse (me lo auguro, sennò va bene ugualmente), è scaturito da un fraintendimento...

P.S. pur non avendo mai particolarmente apprezzato gli Yes, per me (almeno per 3 dischi) sono tranquillamente sopra la sufficienza. Ecco magari gli Eagles...ehm vabbè...ma non sarebbero i soli...

Filosofia alle 16:56 del 31 dicembre 2014 ha scritto:

Buona fine dell’anno a tutti e soprattutto buon anno nuovo!

Detto questo volevo invitare a una riflessione una volta letta la recensione, che è d’impianto simile a mille altre che siano di carta stampata, siti, professionali, fanzine ecc., mi chiedevo perché le recensioni sono solo opinioni e descrizioni? Sembrano solo un gradino più in alto di qualunque opinione e descrizione che un appassionato volenteroso e che scriva decentemente può redigere. I critici, gli esperti ecc., dovrebbero saperne davvero di più degli appassionati altrimenti non ha senso, non si cresce! Dovrebbero argomentare con analisi e sintesi e declinare con la storia della della musica per trarne ulteriori dati e cronologie, e finalmente giudizi. Altro che i numeri delle stellette!

Perché dovremmo in qualche modo dare ascolto in questo caso al signor Pier Paolo Farina e a tutti coloro che non argomentano e non vanno oltre a descrizioni e opinioni, magari esponendosi con analisi metrico- ritmiche molto errate? Se dimostra di non saper ascoltare o concentrarsi adeguatamente contando erroneamente (che è una delle poche cose analitiche indiscutibili) direi che invalida tutto, a parte il rimasticamento di 40 anni di “letteratura” sull’argomento perciò trita e ritrita. Scusate ma è per l’amore verso la musica che mi dispiace che non si fanno passi in avanti, siamo nel 2015 e la critica musicale è ancora nella fase adolescenziale!

P.S. In particolare il recensore oltre a essere vago sugli altri, ha proprio "dato i numeri" per "One red..." e Starless".

PierPaolo, autore, alle 11:11 del 10 febbraio 2015 ha scritto:

I congiuntivi, Filosofia! Avere critiche da un ignorantone come te fa cadere le braccia! Presuntuoso.

FrancescoB (ha votato 8,5 questo disco) alle 17:43 del 10 febbraio 2015 ha scritto:

Ogni opinione è legittima, ma derubricare questa analisi approfondita e appassionata a "opinione poco sopra la media", qualunque cosa significhi, mi pare un filino esagerato.

Filosofia alle 17:28 del 10 marzo 2015 ha scritto:

Pierpaolo, a parte aver contato alla tua maniera i miei congiuntivi e indicativi, in tutto questo periodo sei riuscito a contare i tempi giusti di Red? Tutte qua le tue argomentazioni? Io sarò (per te) Gnorante, ma tu ci sei riuscito? Anche senza braccia (e senza dita) ce la puoi fare! Non perdere (il) tempo a insultarmi e cercare di sviare... Vabbé sono generoso sei così lontano dalla realtà che una mano, anzi tre, te le do io, rispettivamente:

L'arpeggione 4/4 (terzinato) oppure 12/8 e non 15/8; Starless 13/8 e non 17/8. Ciao.

P.S. Vai pure a insegnare alle elementari le regolette della grammatica italiana, in particolare i modi verbali con i loro tempi, ma i tempi musicali ti consiglio di lasciarli perdere.

Filosofia alle 17:28 del 10 marzo 2015 ha scritto:

Pierpaolo, a parte aver contato alla tua maniera i miei congiuntivi e indicativi, in tutto questo periodo sei riuscito a contare i tempi giusti di Red? Tutte qua le tue argomentazioni? Io sarò (per te) Gnorante, ma tu ci sei riuscito? Anche senza braccia (e senza dita) ce la puoi fare! Non perdere (il) tempo a insultarmi e cercare di sviare... Vabbé sono generoso sei così lontano dalla realtà che una mano, anzi tre, te le do io, rispettivamente:

L'arpeggione 4/4 (terzinato) oppure 12/8 e non 15/8; Starless 13/8 e non 17/8. Ciao.

P.S. Vai pure a insegnare alle elementari le regolette della grammatica italiana, in particolare i modi verbali con i loro tempi, ma i tempi musicali ti consiglio di lasciarli perdere.

Filosofia alle 17:29 del 10 marzo 2015 ha scritto:

Pierpaolo, a parte aver contato alla tua maniera i miei congiuntivi e indicativi, in tutto questo periodo sei riuscito a contare i tempi giusti di Red? Tutte qua le tue argomentazioni? Io sarò (per te) Gnorante, ma tu ci sei riuscito? Anche senza braccia (e senza dita) ce la puoi fare! Non perdere (il) tempo a insultarmi e cercare di sviare... Vabbé sono generoso sei così lontano dalla realtà che una mano, anzi tre, te le do io, rispettivamente:

L'arpeggione 4/4 (terzinato) oppure 12/8 e non 15/8; Starless 13/8 e non 17/8. Ciao.

P.S. Vai pure a insegnare alle elementari le regolette della grammatica italiana, in particolare i modi verbali con i loro tempi, ma i tempi musicali ti consiglio di lasciarli perdere.

Totalblamblam (ha votato 10 questo disco) alle 13:42 del 11 marzo 2015 ha scritto:

ma è poi così importante civettare sui tempi musicali? da wiki :

Starless: The middle section of the song is a build-up in 13/8 which recalls "The Talking Drum" from Larks' Tongues in Aspic. Starting with John Wetton's signature distorted bass, the playing gradually becomes louder and much wilder, though the tempo stays constant and all the while Fripp's guitar plays only two different notes. The song's final section begins with an abrupt transition to a fast, jazzy saxophone solo with distorted guitars and bass, an expressive tribal drumming by Bruford, and the time signatures alternating between 7/8 and 4/4.

One More Red Nightmare: The vocal sections are in 4/4 time, with instrumental sections in 15/8, 7/4, and 12/8.

Su starless il recensore non è sicuro e infatti scrive (credo). Su nightmare una sezione è in 15/8 quindi non sbaglia.

Filosofia alle 14:56 del 11 marzo 2015 ha scritto:

Il recensore sbaglia eccome pure su nightmare perché la sezione cui si riferisce non è quella iniziale ma quell'altra ben successiva, soprassedendo su quella mediana; non ci sono dubbi, infatti ha scritto: "...poi vi sono delle sezioni strumentali in tempo dispari, la più micidiale delle quali è un nuovo arpeggione di Fripp che si risolve ogni 15/8, sul quale Ian McDonald stampa due diversi, animosi assoli di sax alto...". Ed è ancor più grave che in una recensione un autore metta "credo", non ha senso, è un cattivo servizio pure se il tempo fosse azzeccato! Meglio, molto meglio tacere.

Vedi Gassed nel mio primo commento ho messo in rilievo argomentando nei limiti degli spazi medi "consentiti" in forum e blog, che mediamente compreso questo di Red, le recensioni sono quelle che sono, rimasticamenti descrittivi... In più in questo caso ci sono degli errori e approssimazioni inaccettabili, altro che civetterie.

P.S. Mi scuso con tutti, ieri devo aver compiuto un errore quando ho inviato il mio commento, si è moltiplicato.

Totalblamblam (ha votato 10 questo disco) alle 17:27 del 11 marzo 2015 ha scritto:

secondo me i problemi più seri sono gli otto dati dal recensore a yes (going for the one) e genesis (trick of the tail). LOL. poi si forse poteva rivederla di più questa rece non so magari era in un periodo pieno ...bisognerebbe chiedere a lui. però tu potevi essere un filino più diplomatico e aiutarla ad aggiustare nei punti che non vanno. non ci vuole mica poi tanto a editare.

PetoMan 2.0 evolution (ha votato 10 questo disco) alle 14:27 del 12 marzo 2015 ha scritto:

Sinceramente non ho capito quale sia la tua idea di recensione, come secondo te dovrebbe essere scritta ecc. Ad ogni modo, guarda qui ci sono ancora tanti dischi da recensire, credo che hai solo l'imbarazzo della scelta. Chi scrive qui lo fa per passione, non per mestiere, e ciascun utente se vuole può mandare una recensione. Quindi anche tu.

Ora, siccome leggendo i tuoi commenti non mi è chiara la tua idea di recensione, ma sono molto curioso, puoi farne qualcuna?

Filosofia alle 21:32 del 13 marzo 2015 ha scritto:

@PetoMan Aaaa... allora se queste recensioni pubblicate in un sito chiamato Storia della Musica sono scritte non da professionisti ma solo da appassionati, cambia tutto... Quindi si deve essere più indulgenti, certo, magari nel dubbio ci si riferisce a Wikipedia (che in sostanza e' costituita con lo stesso criterio, e infatti non è certo la Bibbia) per trovare informazioni "autorevoli": ma non è un po' umiliante? Al limite dovrebbe essere il contrario almeno nello specifico musicale! Comunque se leggi il mio primo commento ci sono alcune sommarie linee guida che io intendo per recensioni; (aggiungendo che quando (magari e finalmente) ci si espone con qualche "notizia" più musicale, dovrebbe essere corretta, no? Ehm, a proposito, ma cosa sono le progressioni esatoniche riferite alla chitarra di Fripp che preconizza e butta li nella recensione il signor Farina? Voi lo sapete, qualcuno lo sa?

PetoMan 2.0 evolution (ha votato 10 questo disco) alle 12:14 del 14 marzo 2015 ha scritto:

"cambia tutto.. si deve essere più indulgenti" questa è una conclusione tua, non mi sembra di aver detto questo. . ...

"ci sono alcune sommarie linee guida.." a elencare sommarie linee guida siamo capaci tutti. E comunque mi sembrano fin troppo sommarie, se non proprio approssimative. Fai prima a scriverne una e a dare l'esempio, no?

"non basta saper scrivere decentemente e “saperne” appena di più di un qualsiasi appassionato ascoltatore" Non mi sembra che questo sia il caso di Pierpaolo. E comunque, se a te non basta è un problema tuo, lo hai detto, ok. Amen. Vuoi continuare a ripeterlo fino al prossimo capodanno?

Nessuno qui è obbligato a soddisfare le ''tue'' esigenze, quindi se sei deluso del servizio, le vie del signore sono infinite, prendine una e arrivederci. Se poi vuoi continuare a passare la tua vita su questa pagina, piazzando commenti fotocopia, nei quali sostanzialmente non dici nulla di interessante fa pure. Ma a quel punto il pessimo servizio è quello tuo.

PierPaolo, autore, alle 22:59 del 13 marzo 2015 ha scritto:

Dai espatriato perchè riattacchi colle tue minchiate? Hai disseminato questo sito di voti a singola stelletta e relativa definizione di monnezza, con innocua ma meschina voglia di radicalismo ed esibizionismo, e stai a far battute sulle due stellette o tre di troppo associate a qualche rece di dischi che non ti interessano? Da quest'altro pirla che ultimamente sta cazzeggiando da queste parti non mi aspetto niente di buono, ma tu sei una persona intelligente quando vuoi.

Totalblamblam (ha votato 10 questo disco) alle 15:20 del 14 marzo 2015 ha scritto:

sei patetico ma quanti anni hai 15? e meno male che ho messo un LOL per smorzare i toni della discussione. sei arrivato ai 60 e non conosci la differenza tra penta ed esa , vero che pure Pitagora aveva dubbi matematici ma tu sei un minchione. meglio espatriare per lidi migliori, questo è poco ma sicuro, che respirare l'aria di merda che tira dalle tue parti.

Filosofia alle 9:21 del 14 marzo 2015 ha scritto:

Signor Pierpaolo, perché mi devi insultare? Ignorante, presuntuoso; un pirla che cazzeggia dal quale aspettarsi niente di buono! Giacché evidentemente non abbastanza intelligente…

E solo questo hai saputo scrivere a fronte dei miei rilievi che, bada bene, non sono di carattere di gusto: mi piace di più/di meno – più/meno stellette, eccetera. Rilievi che non sono nemmeno di ordine concettuale, per esempio se questo disco possa o non possa essere considerato, come fai tu, una “mezza restaurazione” del primo dei KC (solo perché è formato da 5 abbondanti pezzi con mellotron e fiati).

Ho argomentato la mia critica, che non si rivolge solo a te ma in genere alla stragrande maggioranza delle recensioni, proponendo linee guida e affermando che non basta saper scrivere decentemente e “saperne” appena di più di un qualsiasi appassionato ascoltatore; e nel caso in cui ci si occupi finalmente un po’ più della materia musicale, magari lo si faccia correttamente, sottolineando (mi dispiace per te) alcuni errori lapalissiani di analisi musicale che hai commesso, dando poi, io, l’informazione giusta a tutti. Ti sembra un cazzeggio da pirla?

Comunque mi sai dire di queste progressioni esatoniche di Fripp?

Filosofia alle 14:40 del 14 marzo 2015 ha scritto:

Uuu che levata di scudi. Ben più di affermare di essere indulgenti caro PetoMan... Ma l'autore oltre agli insulti non sa cosa dire? Ha bisogno di altri che perorino la sua causa, in sostanza non accettando nulla di quel che ho detto, concentrandosi solo sul fatto che ho osato criticare il vostro vate, e non su opinioni e stellette, ma sui quei pochi contenuti... Un sano e sereno confronto no eh? E io nn ho solo elencato sommarie linee guida (che sicuramente sarebbero capaci tutti) nel tentativo di migliorare l'informazione, ho cercato di contribuire affinché si potesse fare un po' di chiarezza correggendo errori oggettivi e facendo domande pertinenti, alle quali peraltro nessuno ha ancora risposto. Io penso che forum, siti, blog e quant'altro ci siano non tanto per poter soddisfare qualcuno al 100% o giù di li, ma quanto potersi confrontare in comunità e magari imparare un po' da tutti qualcosina per migliorarsi.

E a proposito di linee guida mi permetto per esempio di far notare la stranezza di una recensione di un disco importante come Birds of Fire: l'autore in pratica ha parlato poco o nulla del disco in esame.

PetoMan 2.0 evolution (ha votato 10 questo disco) alle 15:20 del 14 marzo 2015 ha scritto:

Ok, dai, è evidente che sei solo un troll. Scemo io ad averti dato da mangiare. Aloha.

Filosofia alle 17:30 del 14 marzo 2015 ha scritto:

Ah ah, reazioni così scomposte, tutte insulti e null’altro, confermano che ve la prendete proprio come i ragazzi di 15 anni, se qualcuno continuamente non vi dà pacche sulle spalle.Al massimo siete in grado di “confrontarvi” sulle stellette da dare!

Comunque grazie, non ci ero arrivato che esa era per 6… Però ancora nessuno mi ha detto di queste progressioni esatoniche di accordi, ma 6 di cosa? Il numero delle corde della chitarra di Fripp?

A proposito di corde e chitarra, tra le tante dette dal signor Pierpaolo, c’è quella che ci illumina sulla famosa accordatura di Page per la bellissima The Rain Song, c’informa che “bisogna “tirare” la prima, la seconda, la terza e la sesta corda della chitarra su di un tono rispetto all’accordatura standard.” Quindi avremo dal basso: Fa#-La-Re-La-Do#-Fa#.

No, la vera accordatura è tutt’altra cosa: rispetto alla standard vanno abbassate la prima, la quarta, la quinta e la sesta di un tono, lasciata inalterata la terza e alzata la seconda di un semitono (Re-Sol-Do-Sol-Do-Re).

E sempre nella stessa “recensione” c’informa che “L’epilogo dell’album è affidato al bel riff di tempo dispari di The Ocean, composizione a cui Page non è stato capace di trovare un ponte ed infatti sfuma mentre Plant si chiede scherzosamente quando arriva ‘sto benedetto bridge.” Ma no, che dice! Sbaglia addirittura brano, quello è il finale di The Crunge!

Il bello del signor Pierpaolo è che ne dice di tutti i tipi, spesso sono talmente grosse…

Dai tranquilli (per ora) mi fermo qui, ho perso sin troppo tempo con queste cosette. Ma voi, adulti e maturi, un po’ di autocritica no? Io l’adolescente ignorante, minchione, presuntuoso, pirla, patetico, torna a cazzeggiare e a respirare aria di merda. Io eh?!!

REBBY alle 19:14 del 14 marzo 2015 ha scritto:

Vedi Filosofia, sto rispondendo a te. Così come "la reazione così scomposta" di Gassed non era rivolta a te, ma a Pierpaolo, quindi la pacca sulle spalle in questo caso io la darei a te perché in questo caso non hai capito nulla e quindi la prima parte di quest'ultimo tuo intervento non ha senso eheh

La seconda invece è fuori tema ed oltretutto una ripetizione di ciò che hai scritto sotto la corretta recensione, dimostra solo accanimento verso Pierpaolo, evitabile.

Secondo te ha scritto cose inesatte, ok dillo e spiega perché, invece di fare indovinelli e /o generalizzare (esempio: secondo me invece la scala è pentatonica, non esatonica o quello che vuoi), un approccio polemico non porta sicuramente ad una discussione utile, non credi? Si possono dire le stesse cose in maniera più "simpatica" e prendere il web con più "filosofia".

swansong (ha votato 9 questo disco) alle 11:24 del 16 marzo 2015 ha scritto:

Pierpaolo non ha certo bisogno di difensori, ma quando leggo certi interventi...vabbè. Dico semplicemente che chi lo attacca o lo critica o lo dileggia per come scrive le sue (splendide) recensioni pecca di miopismo intellettuale (ammesso che abbia intelletto). Emergono chiaramente, infatti, in tutti i suoi scritti e commenti competenza, preparazione e, soprattutto, passione. Che volete di più? Per quanto mi riguarda e possa valere, uno dei migliori recensori di questo sito al quale faccio un unico appunto. Scrivi di più!!!!

Mushu289 (ha votato 10 questo disco) alle 15:08 del 21 agosto 2015 ha scritto:

uno dei più bei dischi Progressive mai realizzati, poco da dire, un 10 pieno

The Abyss look you (ha votato 10 questo disco) alle 15:55 del 18 ottobre 2015 ha scritto:

sublime, uno degli apici della band insieme a Discipline

tonysoprano (ha votato 10 questo disco) alle 19:14 del 14 giugno 2016 ha scritto:

Probabilmente amo più questo del loro esordio (che comunque è unico e irripetibile)

ThirdEye (ha votato 10 questo disco) alle 23:57 del 18 novembre 2016 ha scritto:

10 è anche poco. Tra i miei dischi preferiti di ogni tempo. Senza dubbio alcuno.

Marco_Biasio (ha votato 10 questo disco) alle 12:54 del 31 gennaio 2017 ha scritto:

Arrivederci, John Wetton...

Utente non più registrato alle 13:09 del 31 gennaio 2017 ha scritto:

Addio al grandissimo John Wetton.

Ti ricorderò per quello che di strepitoso hai saputo fare con i Mogul Thrash, i Family, i King Crimson, gli U.K. ...

Ce ne fossero...

mikefoxtrot (ha votato 10 questo disco) alle 18:37 del 3 dicembre 2018 ha scritto:

I KC sono essi stessi un patrimonio dell' umanità

Utente non più registrat (ha votato 7 questo disco) alle 22:07 del 23 aprile 2021 ha scritto:

Disco di tutto rispetto, eterogeneo e audace al punto giusto. Forse però l'unico momento davvero magico è Starless... per il resto c'è più artigianato che arte - seppur mascherato da un'indubbia classe.

zagor (ha votato 9 questo disco) alle 22:31 del 23 aprile 2021 ha scritto:

"di tutto rispetto"