Air
Le Voyage Dans La Lune
Le Voyage Dans La Lune è la magnum opus del regista francese Georges Méliès. Risalente al 1902, la pellicola, della durata di appena sedici minuti, fu prodotta sia in bianco e nero che in versione hand-colored. Recentemente restaurato nella sua versione a colori, il film beneficia di una nuova colonna sonora commissionata dalla produzione al duo gallico degli Air.
Per Godin e Dunckel, esploratori provetti del satellite lunare con il pluridecorato Moon Safari (1998), si tratta di un ritorno in orbita per esaminare il lato più enigmatico del cratere.
Dissipiamo subito ogni perplessità annunciandovi che il lavoro in questione è, come si dice in questi casi, il miglior disco degli Air dai tempi di Talkie Walkie (2004).
Astronomic Club introduce lascoltatore in quello spazio siderale - che non ha certo carattere di novità quando si fa riferimento al marchio Air - fatto di suoni analogici, divagazioni psichedeliche e palpitazioni background music. Il rigoroso incedere delle percussioni adornate dalla magniloquenza dei timpani, gli effetti vocali fuori chiave armonica ed i rintocchi di triste presagio di un Wurlitzer appena sfiorato, esercitano suggestioni che sembravano svanite nella produzione degli ultimi anni. Seven Stars riesce a fare ancor meglio cristallizzando la struttura impressionista dellopera, grazie anche allapporto di Victoria Legrand (Beach House), i cui garbati vocalizzi avrebbero meritato maggiore spazio. Di considerevole intensità, pur senza suscitare meraviglia sproporzionata, sono anche Cosmic Trip e la sua tavolozza psych affogata al Cointreau, nonché gli spiragli melodici di fervida immaginazione della conclusiva Lava.
Il disco è innervato da una spinta progressiva che riesce a tenere a distanza di sicurezza il temibile effetto prevedibilità. La forza delle singole tracce risiede nella capacità di brillare di luce propria senza l'ausilio delle immagini. E' il caso dello strumentale Sonic Armada, ricolmo di movenze seventies eppur così verdeggiante anche nella sacrosanta mestieranza che una band dal curriculum ultradecennale porta inevitabilmente con sé; stesso dicasi per Parade e i suoi stacchetti hard rock vecchia scuola rettificati french touch, mentre le tetre atmosfere floydiane di Who Am I Now? convincono meno in virtù di una linea vocale volutamente alienata (messa in atto dal trio delle Au Revoir Simone) e troppo preoccupata a mantenere inalterata la sollecitazione statica.
E la durata del disco, decisamente sotto il minimo sindacale, a rivelarsi un boccone amaro da digerire, anche perché alcune tracce (su tutte la splendida fuga pianistica di Dècollage, ma anche Moon Fever tra le altre) avrebbero meritato ulteriore sviluppo in special modo nelle code strumentali, troppo frettolosamente troncate prima di raggiungere lapice della sfera celeste. Ciò nondimeno, Le Voyage Dans La Lune ci offre una delle migliori incarnazioni degli Air. I capolavori del duo, come ben immaginerete, restano un discorso a parte, sintende.
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