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R Recensione

7/10

Air

Le Voyage Dans La Lune

Le Voyage Dans La Lune è la magnum opus del regista francese Georges Méliès. Risalente al 1902, la pellicola, della durata di appena sedici minuti, fu prodotta sia in bianco e nero che in versione hand-colored. Recentemente restaurato nella sua versione a colori, il film beneficia di una nuova colonna sonora commissionata dalla produzione al duo gallico degli Air.

Per Godin e Dunckel, esploratori provetti del satellite lunare con il pluridecorato Moon Safari (1998), si tratta di un ritorno in orbita per esaminare il lato più enigmatico del cratere.

Dissipiamo subito ogni perplessità annunciandovi che il lavoro in questione è, come si dice in questi casi, il miglior disco degli Air dai tempi di Talkie Walkie (2004).

Astronomic Club introduce l’ascoltatore in quello spazio siderale - che non ha certo carattere di novità quando si fa riferimento al marchio Air - fatto di suoni analogici, divagazioni psichedeliche e palpitazioni background music. Il rigoroso incedere delle percussioni adornate dalla magniloquenza dei timpani, gli effetti vocali fuori chiave armonica ed i rintocchi di triste presagio di un Wurlitzer appena sfiorato, esercitano suggestioni che sembravano svanite nella produzione degli ultimi anni. Seven Stars riesce a fare ancor meglio cristallizzando la struttura impressionista dell’opera, grazie anche all’apporto di Victoria Legrand (Beach House), i cui garbati vocalizzi avrebbero meritato maggiore spazio. Di considerevole intensità, pur senza suscitare meraviglia sproporzionata, sono anche Cosmic Trip e la sua tavolozza psych affogata al Cointreau, nonché gli spiragli melodici di fervida immaginazione della conclusiva Lava.

Il disco è innervato da una spinta progressiva che riesce a tenere a distanza di sicurezza il temibile effetto prevedibilità. La forza delle singole tracce risiede nella capacità di brillare di luce propria senza l'ausilio delle immagini. E' il caso dello strumentale Sonic Armada, ricolmo di movenze seventies eppur così verdeggiante anche nella sacrosanta mestieranza che una band dal curriculum ultradecennale porta inevitabilmente con sé; stesso dicasi per Parade e i suoi stacchetti hard rock vecchia scuola rettificati french touch, mentre le tetre atmosfere floydiane di Who Am I Now? convincono meno in virtù di una linea vocale volutamente alienata (messa in atto dal trio delle Au Revoir Simone) e troppo preoccupata a mantenere inalterata la sollecitazione statica.

E’ la durata del disco, decisamente sotto il minimo sindacale, a rivelarsi un boccone amaro da digerire, anche perché alcune tracce (su tutte la splendida fuga pianistica di Dècollage, ma anche Moon Fever tra le altre) avrebbero meritato ulteriore sviluppo in special modo nelle code strumentali, troppo frettolosamente troncate prima di raggiungere l’apice della sfera celeste. Ciò nondimeno, Le Voyage Dans La Lune ci offre una delle migliori incarnazioni degli Air. I capolavori del duo, come ben immaginerete, restano un discorso a parte, s’intende.

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Voto degli utenti: 6,2/10 in media su 6 voti.
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C Commenti

Ci sono 8 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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tramblogy alle 9:48 del 13 febbraio 2012 ha scritto:

Mi piace un sacco....

Troppo bravi...

TexasGin_82 (ha votato 6 questo disco) alle 11:17 del 13 febbraio 2012 ha scritto:

Niente male

Cos'è quel delizioso suono/strumento digitale in Cosmic Trip che ricorda tanto quello che Wilco utilizza in Art of Almost? Anzi, sembra proprio lo stesso...

crisas (ha votato 6 questo disco) alle 0:42 del 14 febbraio 2012 ha scritto:

crisas

Difficile, molto difficile fare qualcosa di meglio dopo Venus e Run, era giusto cambiare percorso . Questo lavoro lo considero come un passaggio verso una terza fase creativa, più cupa ed ermetica. Mi è venuta voglia di ascoltare Ummagumma, sarà un caso ? Boh ?!

skyreader (ha votato 7 questo disco) alle 17:55 del 14 febbraio 2012 ha scritto:

"The Virgin Suicides" resta, per chiunque abbia un cuore in bilico fra il progressivo e lo psichedelico, il punto più alto della loro discografia. Ma anche "Talkie Walkie" aveva saputo indovinare atmosfere e percorsi personali sebbene legati a doppio filo ad un passato "pesante". Ecco loro sanno dare leggerezza ad una musica dall'eredità pesante. Per ora molto convincente questa nuova opera, legata ad un immaginario necessariamente siderale che li ha portati ancora una volta ad incrociare il proprio passo con lo space-rock e con la musica sci-fi. Solo dal vivo però i ragazzi cresciuti mi sembrano sapersi "liberare" dal loro patinato formalismo, che pure ci piace tanto. Ottima la descrizione offerta da Paolo.

Dr.Paul, autore, alle 18:13 del 14 febbraio 2012 ha scritto:

condivido quanto dici riguardo The Virgin Suicides. e vi annuncio che "presto" ci sarà LA recensione di target!! )) grazie del passaggio sky!!

target alle 18:34 del 14 febbraio 2012 ha scritto:

Ahah, non vale, questo si chiama "lavoro su commissione"! Gran disco, gran film, gran libro, quelli, a parte gli scherzi. Congiunzione miracolosa. Questo, invece, è nella wishlista, anche se il pezzo legrandiano non mi fa uscire pazzo.

REBBY alle 9:31 del 18 giugno 2012 ha scritto:

ma come Paolo "è la durata del disco, decisamente sotto il minimo sindacale, a rivelarsi un boccone amaro da digerire"? è una colonna sonora che dura il doppio del film, mi sa che è record eheh "il miglior disco degli Air dai tempi di Talkie Walkie"? Dissento, preferisco Pocket symphony.

Dr.Paul, autore, alle 14:20 del 18 giugno 2012 ha scritto:

è un bel disco anche Pocket Symphony (io ci sento qualche caduta di tono rispetto a questo), la verità è che di dischi gli Air ne hanno sbagliati pochissimi....forse uno, ma neanche totalmente! purtroppo è il triste destino di chi esordisce col capolavoro...tutto quello che viene dopo è : "carino ma non come ai tempi di..."!