Earth
Primitive And Deadly
Gli Earth, paladini della musica heavy anni 90, padri del drone metal (i cui parametri stilistici hanno cristallizzato nello splendido Earth 2), nel 2014 tornano sui propri passi (meno atmosfere rarefatte, meno country con le borchie ma vestito a lutto) e riscoprono tutto lamore per i Black Sabbath, vere e proprie muse di una larga parte del rock alternativo americano degli ultimi 25 anni.
Primitive And Deadly simboleggia già nel titolo questo tuffo nel passato: stoner rock che sprofonda nel pantano, in grado di sfibrare in una psichedelia dilatata il granitico sound di Tony Iommi.
Quindi, ecco a voi cinque lunghe cavalcate nel deserto, abbagliate da un sole che più che addolcire le giornate sembra trasformarle in un forno a cielo aperto, con la chitarra di Dylan Carlson che, ancorché affiancata da illustri collaboratori alle sei corde, come è naturale che sia si prende la parte della protagonista.
Primitive And Deadly è in larga parte fangoso, arrancante, schiacciato da un peso immane: eppure riesce a brillare di una sinistra luce psichedelica, a librarsi verso le colonne del cielo. In tale prospettiva, importante è il ruolo giocato dalla melodia, che si guadagna un ruolo molto più centrale e centrato rispetto ai classici della band: in alcuni brani sembra quasi di sentire gli Earth in versione pop.
Torn By The Fox Of The Crescent Moon, il primo pezzo, aggiorna al 2014 il vocabolario di Tony Iommi (in sostanza, un lamento nero prolungato), disseminando scintille abbaglianti lungo il suo percorso (con il fantasma dei Grateful Dead che sogghigna in mezzo alla polvere).
La vocazione vagamente psych pop emerge con più vigore nella notevole The Serpent Is Coming. Il pezzo vede al microfono nientepopodimenoche Mark Lanegan, e regala un crescendo melodico funereo e fosco che potrebbe essere lo spunto più interessante dellalbum.
Discreta è anche From The Zodiac Light, omaggio ai Rose Windows, band psichedelica di Seattle, irrobustita da una buona vena melodica e dalla voce solennemente virtuosa di Rabia Shaheen Qazi. Even Hell Has Its Heroes, con il suo defatigante attrito, è il brano più heavy: una mesta cavalcata a zonzo per lande desolate e scenari ingannevoli. La chitarra di Carlson è al suo meglio: riff poderosi e instancabili che si inseguono senza sosta, heavy metal che sfuma in drone music per menti surriscaldate. La forza durto della musica viene amplificata (qui come un po ovunque) dalle chitarre aggiuntive di Brett Netson e Jodie Cox, che saturano lambiente sonoro sino ai limiti.
Lultimo brano, ancora una volta non lontano dai dieci minuti, riassume un po le varie tecniche dalta scuola della band americana, senza modificare troppo la miscela: la batteria si sfilaccia lentamente in unagonia di piatti, mentre la chitarra celebra lennesima rituale esoterico sullaltare del feedback. Anche qui, alla voce si cimenta Mark Lanegan, e la cosa non può che essere una valore aggiunto.
Gli Earth, nel corso della carriera, hanno saputo aprire scenari nuovi alla musica heavy. Visto in tale prospettiva, Primitive And Deadly non è un disco che possa imprimere una svolta decisiva al loro sound: ciononostante, funziona più che bene, anche grazie allintervento sapiente dei prestigiosi collaboratori e alla sue sottili ma chiaramente percepibili venature pop.
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