R Recensione

7,5/10

Paul Roland

Bitter and Twisted

"Il punto di partenza di questo disco è psycho garage pop con testi da Famiglia Addams. Per qualche motivo mi viene facile scrivere canzoni con testi umoristicamente horror, e qui abbiamo titoli come “I’ve I’m The Result of An Experiment (Which Went Hideously Wrong)”,”I’ve Been Hearing Voices”, “Zanti Misfits” (ispirato dagli insetti con testa d’uomo delle serie tv di fantascienza degli anni sessanta The Outer Limits e "Hugo" (sul perverso ventriloquo del classico film horror antologico Dead of Night del 1945 ). È un album psycho rock con alcune tracce acustiche barocche, quindi in pieno stile Paul Roland».

Così  Paul Roland presentava qualche mese fa il nuovo lavoro "Bitter and twisted" inciso a Cambridge fra il 2014 ed il 2015 insieme al figlio Joshua, al fido Mick Crossley ed al misterioso batterista Violet the cannibal e pubblicato ora dall' etichetta tedesca Sirena. In realtà' la descrizione autografa suona quasi riduttiva a scorrere, registrandone varietà e qualità, le tredici tracce in scaletta, seguite da cinque versioni alternative ed outakes. Ci sono, è vero, i pezzi fulminanti da tre minuti  a chitarre spianate, oscillanti fra lo psycho pop di “Devil's jukebox”, il punk di "Catatonic" e la bizzarra  “Zanti Misfits”, ma lo spettro sonoro del disco è aperto, più che in passato, ad illustrare epoche e generi che compongono l’universo musicale del padrino dello steampunk. Quasi che l’occasione fosse propizia per un riepilogo  a modo suo, di vita e carriera, come lascia intuire la title track, “Amareggiato e confuso (Bitter and twisted), un beffardo riferimento alla mia condizione a questo punto della mia carriera”, in chiave  blues alla John Lee Hooker ,

Nella scaletta spiccano alcune composizioni articolate, che intrecciano le trame degli strumenti elettrici ed acustici in lunghe fughe prog: e' il caso di " I've been  hearing voices", con le sue ampie volute di organo, e delle lisergiche atmosfere di "Another me" , che vive nel contrasto fra la pastorale parte cantata ed il nervoso finale elettrico.

Ma c’è anche il country di “William Bonny’s trigger finger”, bizzarra storia di un dito di fuorilegge esposto in pubblico, il folk barocco di “Dali’s dream” e di “Professor Feather” e l’omaggio al decennio natale di “Born in the 60 s”, che cita pesantemente la “96 tears” di Question mark and the mysterians. E c’è quello che , per lo stile compositivo adottato, viene da definire un omaggio al vecchio sodale di eccentriche avventure, Robyn Hitchcock, “Hugo”, racconto di un ventriloquo posseduto dallo spirito del proprio pupazzo.

Se riassunto doveva essere, “Bitter and twisted” rende pienamente giustizia ad una carriera quarantennale, non l’unica per Roland, che si divide senza sosta fra musica, narrativa saggistica e giornalismo. La voce dell’autore, le adeguate dosi di veleno sparse dalla elettrica di Crossley e l’onesta sezione ritmica sono il viatico perfetto per questo ennesimo viaggio ironicamente macabro nella twilight zone di Paul Roland.

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