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R Recensione

8/10

CHICKN

Wowsers!

Veramente potente questo nuovo LP dei CHICKN. Capitanati da Angelos Krallis, dopo la pubblicazione dell'eponimo LP di debutto nel 2016, il gruppo di Atene si ripresenta al pubblico con questo secondo disco, pubblicato sempre su Innear Ear Records e uscito lo scorso 10 maggio, su vinile e in formato digitale. Il sound del gruppo si potrebbe ascrivere al genere psichedelico: i principali riferimenti vanno ricercati nelle influenze tipiche del sound della West Coast e della psichedelia degli anni sessanta-settanta, ma proprio Krallis e compagni hanno voluto accompagnare la presentazione del disco con una “nota” riguardante gli ascolti che hanno costituito le principali influenze nel periodo della lavorazione all'album. A parte Grateful Dead, Captain Beefheart e Red Crayola non sorprende - a posteriori - ritrovarci gli Stooges, così come i T. Rex oppure David Bowie, oltre qualche riferimento al kraut rock come Can e Michael Rother, artisti meno tipici per il genere come Sun Ra e Alice Coltrane, persino Max Roach... Chiaramente non tutti questi contenuti sono ravvisabili all'interno di “Wowsers!”, ma questo elenco è comunque indicativo della varietà delle sonorità proposte: ne esce fuori un disco sicuramente originale, che ha una freschezza e una carica sua tipica e che, per quanto riguarda il panorama della musica psichedelica in Europa, spezza un po' quella monotonia Fuzz Club Records dominante.

Volendo accostare il gruppo a uno dei nomi più popolari in circolazione mi sbilancerei e nominerei i King Gizzard & The Lizard Wizard. Questo, se non altro, per quello che riguarda determinate accelerazioni improvvise, che riprendono un certo rock degli anni settanta, per una certa inventiva sopra le righe e la free-form dominante. “Is This Cher”, il pezzo che apre il disco dopo la deflagrazione noise di “Invocation” (semplicemente doverosa, considerando la lunga tradizione per quello che riguarda la Grecia sin dai tempi antichi), è un tipico esempio della mescolanza di suoni cui facevo riferimento, così come il ruvido garage di “I Cry Diamonds” e “China Must Win”, “The Evolutional Love of Frank Zappa”, “Chickn Tribe”, tutti pezzi allucinati e ossessivi come le visioni degli Aphrodite's Child, acidi come i Sonics (potente il contributo dei fiati, centrale in un pezzo più orecchiabile e meno vibrante come Egg Of Love”) oppure il sound dei Blue Cheer, ma senza mai negarsi un certo taglio easy-listening pop-psichedelico, come il Syd Barrett e le allegorie Beatles di “Too Many Parables” o la conclusiva Cloud Over Athens”, tra glam e scuola di Canterbury.

Registrato presso i Dudu Loft Studio in soli dieci giorni tra la fine del 2017 e l'inizio del 2018, il disco è pervaso da una urgenza espressiva e, in questo senso, costituisce una specie di dichiarazione d'amore, una ricerca di amore incondizionato e sopra le righe, quasi disperato e con quel pathos tipico di quei richiamati poemi omerici. Se qualcuno volesse sostenere di conoscere qualche cosa di questo tipo senza le caratteristiche richiamate, non stiamo evidentemente parlando della stessa cosa.

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