Naxatras
Naxatras
Sperduti, lontani, nel territorio della Grecia settentrionale lì dove la classicità incontra la slavità, dove nacquero Cirillo e Metodio, dove ortodossia e paganesimo si danno appuntamento allombra di collinette brulle e riarse dal sole , i Naxatras hanno finito di registrare, in presa diretta, il loro secondo LP. Il batterista Kostas Harizanis che contempla la cover di Animals dei Pink Floyd, galline e conigli, delay, crybaby, overdrive, big muff, chitarre, bassi, batterie, theremin, organi, synth, sax Il set fotografico delle recording sessions parla da solo. Ci sarà data la possibilità di immergerci, anima e corpo, in un viaggio interstellare di eccezionale materialità? Ad ascoltare i nove, artigianalissimi brani che vanno a comporre lomonimo esordio di questanno, parrebbe che il sentiero sia tracciato: impossibile non esserne entusiasti.
Se, nella classifica curiosità dal mondo, la casella hard rock è già stata barrata in corrispondenza degli ucraini Stoned Jesus, non per questo i Naxatras sfigurano: quite the opposite. Lindicazione di voto qui suggerita, relativamente bassa, si riferisce al semplice fatto che data linconsueta provenienza geografica, il centro europeo slittato verso la periferia ci saremmo aspettati un platter maggiormente esotico: nei suoni, negli intrecci, nella strumentazione. Abbiamo, invece, solo (si fa per dire) un disco di genere, peraltro nemmeno così heavy (anche i brani più diretti, come Sun Is Burning, scelgono piuttosto la scentratura garage, rispetto alla voce grossa del doom), dallallure profondamente psichedelico: il che si traduce, in prima battuta, in un interplay ipnotico e pastoso, vintage per dovere e non per scelta lavranno conosciuto, laggiù, il blues digitale? Pare, a tratti, di sentire frullate, in un unico calderone, le migliori idee dei Causa Sui (per lavvolgente calore delle chitarre), dei Colour Haze (per la ricca effettistica, mai invadente) e dei Quest For Fire (per lampiezza dei cromatismi). I greci, dal canto loro, aggiungono generose dosi di space-funk (Space Tunnel), sonnolenti ganci à la Dead Meadows (Downer sarebbe stata una perla aggiunta alla corposa scaletta di Warble Womb), scroscianti cascate di quinta (I Am The Beyonder) e splendide fate morgane di crepuscolare americana (Waves, dallarmonizzazione semplice ma pressoché perfetta).
Assodato: i Naxatras non cambieranno il mondo. E sì, certo, ogni tanto spuntano quelle lungaggini tipiche degli esordienti vogliosi di strafare (The West è onesta decalcomania degli OM e nulla più). Nel complesso, comunque, il s/t gode di ottima longevità: eccezionale, persino, se consideriamo la media generale. Onestà assoluta: non vediamo lora di ascoltare il sophomore.
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