Squadra Omega
Altri Occhi Ci Guardano
Felice chi entra sotto la terra dopo aver visto quelle cose: / conosce la fine della vita, / conosce anche il principio dato da Zeus.
Pindaro, frammento 137 Snell
Io ti dirò, e tu fai tesoro della mia parola, quali sono le sole vie di ricerca che si possono pensare: luna che è, e che non è possibile che non sia, sentiero della Persuasione cui si accompagna Verità, e laltra che non è, e che è necessario che non sia, sentiero che non porta ad alcun sapere.
Parmenide, frammento 2, 1-6
III. Teleté
Analizzando una serie di testimonianze appartenenti al periodo classico ed immediatamente posteriore, Aristotele in primis, Paolo Scarpi conclude che per teleté (τελετή) si intendevano il genere iniziatico a cui appartenevano, fra gli altri, i misteri di Eleusi, nonché la corretta esecuzione del rito stesso, il suo compimento ieratico. La teleté della Squadra Omega, il suo zenith creativo, nonché la conclusione dellideale trilogia inaugurata a febbraio con Il Serpente Nel Cielo e proseguita a marzo con Lost Coast O.S.T. A M. A. Littler Film è, senza alcun dubbio, Altri Occhi Ci Guardano (318 copie in vinile oro per Macina Dischi, 318 copie in vinile nero per Sound Of Cobra, 500 copie in cd gatefold per Macina Dischi e Outside Inside Records). Non si sottovaluti la portata della nostra affermazione: in poco più di unora, intensissima per architettura e disegno, si concentra un capolavoro psych rock che, allo stesso tempo, è sunto di unintera carriera (le suite jazz rock di Tenebroso e Squadra Omega, le splendide angolature acustiche de Le Nozze Chimiche, i panzer kraut, le melodie de Il Serpente Nel Cielo), codifica e messa a punto di uno stile personalissimo, creazione di un linguaggio profondo, potabile ed immaginifico.
Squadra Omega, a ben pensarci, è un moniker che può essere inteso in tante maniere diverse. La prima, ortodossa, è quella che per squadra fa coincidere il concetto di gruppo, come unione delle teste pensanti di OmegaMatt, OmegaG8, OmegaFrank e OmegaDav (qui ancora alla doppia batteria, rimpiazzato da OmegaBu nella sola La Nube Di Oort). Tuttavia, il dipinto di Flavio Bordin che funge da copertina (Il grande idolo, 1977), spia e segnale per far orientare lattento ascoltatore verso un catalogo iconografico psych-prog parzialmente corrispondente ai reali contenuti del disco, potrebbe riportare alla memoria barbagli di letteratura fantascientifica di primissimo ordine, da Isaac Asimov a Philip K. Dick a Frank Herbert. Che omega sia allora il complemento oggetto, personificato, iperreale se vogliamo, di una terza persona singolare al presente, o di un imperativo? La matematica, infine, dai corsi e ricorsi assolutamente imprevedibili. Forse che squadra possa venire interpretato come il più classico dei lemmi polisemici? Giochini linguistici al limite della masturbazione, per molti. Per altri, compreso chi in questo momento scrive, un modo come un altro per accedere al cuore della verità di un disco magmatico, sorprendente.
Il Grande Idolo (11:43) è il pezzo migliore della scaletta, in assoluto il brano perfetto del quartetto. La spinta propulsiva sinfiamma subito, in apertura: i pigolii e i singulti strozzati del sax di OmegaMatt chiamano a raccolta la polvere cosmica, che comincia a raggrumarsi attorno a due roteanti chitarre acustiche mandate in loop e screziate da effetti space. Linvolucro regge per qualche minuto: da 7:34 in avanti, poi, quando la vera head della composizione una struggente fanfara balcanica per synth soffiata agli Squarcicatrici comincia a decollare, si manifestano le prime crepe, va a chiudersi la sua ammirevole circolarità palingenetica. In contrasto con tale epica magnificenza si pongono la title track (12:37), dove lalterità si traduce in un impasto di pennellate bebop e chitarre funk straziate dal wah (i brevi tocchi distonici della sei corde di John McLaughlin affrontati, di pieno petto, da una possente sezione ritmica motorik), e la trance modale acid jazz de Il Labirinto (12:42), un martello ricolmo di dissonanze che sfuma, con ineluttabile meticolosità, in un orgiastico delirio ritmico per tamburi, percussioni e campionamenti vocali (è lunico frangente della trilogia in cui si possa parlare, compiutamente, di Italian Occult Psychedelia). I phaser accolgono e ingurgitano, ferocemente, anche il terrorizzante avvitarsi noise, a velocità crescente, di Sepolto Dalle Sabbie Del Tempo.
Le strumentali acustiche raccontano una terza realtà, che non è quella fenomenica, né quella trascendentale delle lunghe immersioni psichedeliche: si tratta, piuttosto, di frammenti ritrattistici, vibranti ecloghe inserite, con intelligenza tattica, ad intervalli regolari, per facilitare lassimilazione. Hyoscyamus racconta di unamericana pastorale, primitiva, il cupo isolazionismo di Lost Coast che trascende in una serena contemplazione folk, così come sarebbe piaciuta a John Fahey. Le Rovine Circolari è ancora più dolce e rarefatta, un fingerpicking in punta di piedi a sfumare delicatamente in una nebulosa tastieristica. Similare è la funzione cui assolvono gli intermezzi ambientali. La Nube Di Oort è un frastagliato gorgogliare kosmische à la Julies Haircut fine a sé stesso, mentre le campane tubolari delliniziale Il Buio Dentro (sega, riverberi, bassi gotici da library storica) amplificano la potenza dimpatto dellinedito tex-mex di Sospesi NellOblio (la multiforme chitarra ribotiana dei Guano Padano, incluso il theremin conclusivo sulla scia di Vincenzo Vasi, in una sontuosa, autoreplicante cornice Faust).
Il velo di Maya è caduto: lEssere oltre lEssere si è rivelato. Altri Occhi Ci Guardano non può non imporsi come uno dei top album di questo ricco 2015.
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