R Recensione

7/10

Rancid

Rancid

Originari di Berkeley, in una zona estremamente prolifica sotto il profilo musicale, I Rancid nascono dalle ceneri degli Operation Ivy, grezzo ma valente complesso ska punk che si sciolse dopo aver inciso l’EP Hectic e quel piccolo capolavoro che è album Energy.

La line up originale è da composta dai soli Tim Armstrong (chitarra e voce), Matt Freeman (Basso e voce) e Brett Reed (Batteria). Solo a partire dall’album “Let’s go”, infatti, entrerà come membro stabile della band il cantante e chitarrista Lars Fredericksen. Il loro primo album è l’omonimo “Rancid” prodotto, neanche a dirlo, dalla mitica Epitaph, casa discografica indipendente,che proprio su gruppi come Rancid e Offspring costruirà la sua fortuna.

L’album segna una decisa svolta del gruppo verso sonorità tipicamente hardcore, accantonando, almeno per il momento, le influenze ska che si potevano cogliere marcatamente nei lavori degli Operation Ivy: si tratta di un suono rabbioso, violento e incisivo. Le melodie sono grezze e poco curate, ma non si tratta di uno dei tanti album di harcore californiano. Fin da Adina e soprattutto dalla successiva Hyena fanno capolino in questo acquarello di folle ardore, nientemeno che i Clash: inconfondibile l’influenza del mitico gruppo inglese nei cori epici di queste canzoni come di altre quali Rats in the hallway o Rejected. La bravura dei Rancid sta proprio qui, nel saper coniugare l’hardcore californiano con il punk classico inglese di Clash, Sex Pistols e Damned.

L’album è un piccolo poema epico sotterraneo che dipinge un panorama urbano di emarginazione sociale dove protagonisti sono le ubriacature(“drinkin' on a empty stomach or an empty mind it makes no difference when I'm way out of line”-The bottle ) e le risse con la polizia (“Last night I was fighting on the street” oppure “Detained in illegal custody spent the night in jail-Detroit )

La struttura della canzoni è compatta ma spesso manca di fantasia e raramente si esce dallo schema strofa-ritornello- strofa-ritornello. Ma i membri del gruppo sono ben miscelati e molto affiatati:

Armstrong è un’attore punk in grado di rappresentare scene ironiche, farsesche e grottesche ma allo stesso tempo epiche. Gli ubriaconi, gli spacciatori, i reietti delle canzoni vengono tutti proiettati all’interno di una dimensione eroica e atemporale. A fare il resto ci pensanoil battito maniacale di uno scatenato Brett Reed e i riff devastanti di Matt Freeman, che già dimostra di essere uno dei migliori bassisti in circolazione.

Non manca nulla in termini di carica al terzetto di Berkeley, ma il suono è ancora troppo grezzo e prevedibile per catapultarli nell’Olimpo delle punk band.

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Voto degli utenti: 6,1/10 in media su 4 voti.
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ThirdEye 6,5/10

C Commenti

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simone coacci (ha votato 6 questo disco) alle 13:05 del 30 luglio 2008 ha scritto:

Offriranno il meglio di se solo con "Let's Go" e "...out come the wolves". Comunque il gruppo più valido e stilisticamente coeso dell'ondata neo-punk di inizio '90. Un ibrido abbastanza riuscito di Clash e Bad Religion. Impari il paragone ma brillante il songwriting che consterà di veri e proprio inni generazionali.

Marco_Biasio (ha votato 5 questo disco) alle 16:54 del 6 agosto 2008 ha scritto:

Mi fanno parecchio schifo. Punk adolescenziale veloce e scazzato che non riesce assolutamente a filtrarmi dentro, nemmeno per entertainment allo stato puro. Direi lo stesso dei Nofx, solo i Pennywise fanno eccezione. A differenza di Simone, boccio in toto "...And Out Come The Wolves", a mio parere moscissimo e oggettivamente irrilevante, questo disco è leggermente insufficiente, per me. Ed è pure il migliore, il che è tutto dire.