Ben Harper
Give Till It's Gone
Pochi giorni fa mi imbatto nella performance live di Ben Harper all'Ed Sullivan Theater - il Late Show per intenderci. Ben entra con passo lento e sale sul palco. Ancora silenzio. Prepara lo strumento. Non vola una mosca. Comincia a suonare. Esegue il primo pezzo da solo e il gruppo è fermo alle sue spalle. Il pezzo termina, Ben dice qualcosa che non capisco (vuoi perché l'inglese non è proprio il mio forte, vuoi perché più che parlare Ben sussurra) e partono gli applausi. Cambio di strumento. Problemi col jack. Silenzio. Passa quasi un minuto prima del nuovo pezzo e penso: "Cavolo, la presenza scenica non è proprio il punto forte di Ben". Il resto del concerto confermerà la mia tesi, ma la verità è che Harper dà l'impressione di avere sempre tutto sotto controllo: nessuna esagerazione, nessuna sbavatura, nessun effetto speciale, solo esecuzione e sentimento.
Per "Give Till It's Gone", la sua ultima fatica, si può fare lo stesso discorso. Dopo aver fatto centro coi Relentless7 (si ascolti "White Lies For Dark Times" per credere) Ben Harper non cambia rotta ma usa all'incirca gli stessi ingredienti: poco soul, chitarre graffianti, basso corposo e il folk che lascia spazio al rock più spensierato.
Si inizia con "Don't Give Up On Me Now", singolo di lancio alla Pearl Jam, centrato in pieno e da alta rotazione radiofonica. "I Will Not Be Broken", uno dei pezzi più intensi dell'album, esordisce ricordando l'Harper meno recente tant'è che il brano potrebbe benissimo uscire dal suo "Burn to Shine" (1999) ma le strade percorse sono in realtà totalmente diverse. "Clearly Severely" conferma infatti che il ragazzo di Claremont (41 anni e non sentirli!) vuole alzare il volume per sputare tutta l'energia - positiva o negativa fa lo stesso - che ha immagazzinato in questi ultimi due anni. "Non avrei potuto realizzare una ammissione musicale più sincera", dichiarerà l'artista stesso. Basti pensare che "Rock N' Roll Is Free" venne partorita in un camerino, praticamente di getto, subito dopo una collaborazione sul palco con Neil Young. La canzone, è inutile dirlo, risulta come un chiaro omaggio alla celebre "Rockin' In The Free World". La pichedelica "Spilling Faith" e la strumentale "Get There from Here" (musicalmente collegate) vedono perfino la collaborazione, alla batteria, di Ringo Starr, che registrando la prima traccia appena sopracitata era talmente preso dalla musica e dall'atmosfera che ha continuato a suonare ininterrottamente per altri sei minuti e Harper, contento come un bambino, ha diviso il pezzo originale in due parti inserendole benvolentieri nel disco. Solo una leggenda metropolitana? Poco importa se l'aneddoto serve a spiegare meglio di qualunque altra cosa lo spirito che permea l'intero "Give Till It's Gone".
Ma tra le onde elettriche delle undici tracce c'è spazio anche per qualche rara ballata ("Feel Love" ne è un esempio) e quando Harper rallenta l'ascoltatore non può far altro che distinguere il marchio di fabbrica e restare catturato dall'atmosfera, come quella che Ben riesce a creare magnificamente in "Pray That Our Love Sees The Dawn", non a caso il punto più alto dell'intero disco. E allora dov'è il problema, verrebbe da chiedersi? Nessun problema se quello che si cerca è un disco scorrevole e senza particolari pretese, qualche piccolo problema invece si presenta se quello che l'ascoltatore andava cercando era un prodotto nuovo e fresco che potesse aggiungersi alla (tra l'altro affatto lineare) discografia di Harper, perché più che un tassello ulteriore alla carriera dell'Harper-artista, questo sembra più un tassello da aggiungere all'Harper-uomo.
Insomma, l'attuale vita di Ben, se la si traduce in musica, suona così: prendere o lasciare. Ma si sa, a volte la vita è anche piatta e a tratti banale, come appare "Give Till It's Gone" dopo ripetuti ascolti e una finale visione d'insieme. L'impatto è buono ma il disco non tiene tutti i cinqunta minuti e non fa mai sobbalzare sulla sedia. Ecco dunque il dubbio che inevitabilmente sorge: raggiunta una certa fase non è meglio fermare tutto e farsi da parte, invece che dire per forza qualcosa? Noi siamo sicuri della risposta che Harper ci darebbe se lo domandassimo a lui: "Give and you give and you give till it's gone" ci direbbe... Ma, caro Ben, siamo proprio sicuri che sia la cosa migliore da fare?
Tweet