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R Recensione

7/10

Diaframma

Preso nel Vortice

Chi, come me, era stato all’epoca letteralmente travolto dai primi due dischi dei Diaframma, e dall’emozione che suscitava la voce di Miro Sassolini, venne colto di sorpresa ascoltando la voce graffiante di Federico Fiumani in Gennaio (singolo del 1989), primo lavoro in cui l’autore e leader della band ne divenne anche il cantante. Col tempo abbiamo apprezzato sempre più la sua voce, e lui ha sempre più raffinato le asperità del suo cantato. Oggi, a ventinove anni dall’uscita di Siberia, il disco che forse più di tutti ha segnato la nascita del cosiddetto nuovo rock italiano, Federico Fiumani si appresta a tornare ancora una volta sui palchi della penisola, non per celebrare quell’anniversario però, ma per presentare il nuovo capitolo di questa ormai lunghissima carriera discografica. Un disco ancora una volta autoprodotto e pubblicato per la propria casa discografica, in puro spirito punk, in cui Fiumani racconta molto di se stesso, delle sue vicende personali ed anche del mondo musicale di cui fa parte.

Molti sono i riferimenti alla musica sparsi qua e la nelle canzoni, a volte semplici citazioni, a volte parte fondamentale del brano, a partire da Ottovolante (Una canzone per Piero Pelù), tirata ed energica, contrappuntata dal sax, dedicata all’amico cantante dei Litfiba ed ai ricordi dei primi tempi della Firenze rock degli anni ottanta, in cui i due artisti si sono formati (i giorni che hanno segnato la mia e la tua vita). Non c’è la voce di Piero Pelù a duettare nel disco, in compenso troviamo altre piacevoli sorprese, come la voce di Max Collini degli OfflagaDiscoPax in Ho fondato un gruppo, un rock tirato in cui spicca il sax di Enrico Gabrielli, vero genio del rock italiano di oggi. Un brano autobiografico (questo gruppo è tutto ciò che ho), in cui Fiumani rivendica la scelta di una vita dedicata alla musica (In tutti questi anni mai stato noia e inganni, e ciò che più conta e che non sono mai stato solo), con una musica diretta, energica, d’impatto, di evidente derivazione dal punk. La musica degli inizi della sua carriera, quando bastavano tre accordi per fare una band punk, periodo ricordato anche in altri brani e con ospiti due vecchi amici, Marcello Michelotti dei Neon e Alex Spalck dei Pankow: Il suono che non c'è in cui Fiumani, con una bella chitarra in levare, ricorda il suono che ha amato in gioventù, quello dei Clash, Sex Pistols e Television, (ripenso spesso al suono che ho amato in gioventù, ma come tante belle cose non c’è più), e I sogni in disparte.

Sempre presenti anche le figure femminili che costellano le canzoni di Fiumani, come la Claudia di Claudia mi dice una ballata rock sull’amore (amore, strano gioco di società che dobbiamo fare, prova di abilità di ondeggiare senza cadere). E proprio l’amore è l’altro tema portante del disco, dalle ballate Atm (cos’è rimasto di un cuore che ti amava) e L'amore è un ospedale, alla lenta Luglio 2010 (mi voglio riappropriare di quel che era la mia vita prima di te, lasciami qui, solo nei sogni esiste la serenità) in cui sembra non esserci soluzione tra chi ti abbandona e chi non ti lascia mai.

Tra rock d’indole punk, ballate d’autore e spruzzate di wave, i Diaframma tornano con un disco convincente e in grado di allargare il pubblico di seguaci senza per questo dover rinunciare ai propri principi, rivendicati con orgoglio da un Fiumani in splendida forma, con una voce matura e perfetta. Oltre che ottimo autore, oggi Fiumani è anche un cantante bravissimo, e certamente il migliore interprete delle sue composizioni.

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Voto degli utenti: 7,2/10 in media su 3 voti.
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ethereal 6,5/10

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