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7/10

Edipo

Bacio Battaglia

Dopo un esordio fulminante come Hanno ragione i topi, Fausto Zanardelli, in arte Edipo, torna con un nuovo lavoro che conferma tutte le buone promesse del precedente. A dire il vero, si percepisce chiaramente un evidente salto di qualità, tanto nella stesura dei testi, sempre colti e intelligenti, quanto nelle musiche, che sanno giocare così bene col pop che Edipo ha “rischiato” quest'anno di finire a Sanremo.

Invece, al posto del mar ligure, magari dovrà accontentarsi dell'acqua dell'Idroscalo di Milano, dove si tiene il festival indie italiano per eccellenza, il Mi Ami, qui bellamente sbeffeggiato in Idroscalo, brano splendido, basato su suoni elettro pop, dove Edipo versa ironia e sarcasmo a piene mani sul mondo indie alternativo italiano. Una fotografia impietosa sullo stato dell'indie rock italiano, in cui è difficile non riconoscersi. Tema che in parte ritorna in Cattivo (i mendicanti che incontri sulla metro con i loro violini rotti, sono molto più bravi almeno della metà dei gruppi che ascolti) dove su una base elettro rap Edipo scarica ancora dosi massicce di sarcasmo su finti alternativi e alternativi per posa, senza risparmiare grunge, tatuaggi e corsi di yoga. E in Il mondo ha perso infierisce ulteriormente sulle giovani band di figli di papà (l'anno scorso eri un fighetto con la mini cooper, ora fai la musica al computer) e giocando col rap sfotte questi poveri artisti incompresi che frequentano i party milanesi.

Lo sguardo lucido, critico e tagliente di Edipo però non si posa solo sul mondo della musica, ma si apre a 360 gradi per colpire tutto ciò che ci sta intorno. Così La Classe operaia va all'inferno è un pop desolato e desolante sullo stato di impoverimento intellettuale di una generazione dispersa tra discoteche, pastiglie, prostitute (escort?) e lavori precari, il cui unico scopo è il doversi divertire nel fine settimana. I Nudisti del mar Baltico è un bellissimo lento sul disfacimento di un partito, di un idea, di una speranza di un futuro migliore, un brano in cui Edipo gioca a rifare il Vasco Rossi delle ballate, e ci riesce benissimo, ma con un testo di una spanna superiore a quelli del cantautore di Zocca. Ambulanze è un elettro pop pieno di ironia e sarcasmo sulla vita militare confrontata al suo servizio civile, in cui spiccano intelligenza e stile di scrittura.

La maturità di scrittura di Edipo emerge pienamente in due brani: Supertele, dove trova una bella e poetica metafora tra l’autore abbandonato dal proprio miglior amico e un pallone da calcio (il mitico supertele) abbandonato nel cortile di casa, costruendo un testo davvero da maestri sulla base di un lento giocato su suoni elettrici, e E a dire me ne vanto, una ballata cantautorale, con un testo bellissimo e una chiusa splendida, in cui racconta tutto ciò che nella vita gli si è in qualche modo opposto (scuola, religione, industria discografica) in una sorta di rifiuto delle convenzioni e delle istituzioni, un grido di indipendenza.

C’è in questo lavoro molta dell’intelligenza del Battiato più pop, che sa giocare con le citazioni musicali, colte ma anche basse, (da Lucio Battisti a Vasco Rossi) e letterarie, politiche, storiche, dipingendo un affresco acido e disincantato dell’Italia di oggi. Tra ballate elettro pop, spruzzate di rap e canzoncine pop dal testo crudele, Edipo dimostra di essere autore maturo, che sa creare rime intelligenti e mai banali, usando in maniera accurata la lingua italiana, regalandoci un disco di classe, colto ma semplice al tempo stesso. Non so se quest’anno arriverà al Mi Ami, di sicuro si merita di arrivare al Tenco.

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