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R Recensione

9/10

Elton John

Goodbye Yellow Brick Road

Sicuramente tra i primi dieci migliori dischi della storia della musica, Goodbye Yellow Brick Road rappresenta il picco artistico di Elton John, che aveva già realizzato due grandi opere con i precedenti Honky Château Don't Shoot Me I'm Only The Piano Player. L'album inizialmente doveva essere registrato in Giamaica, ma per le degradate condizioni del posto (come ricorda il simpatico reggae Jamaica Jerk-Off), si ritornò, come per Honky Châteauin Francia, allo Château d'Herouville. Comunque, nonostante la breve permanenza, Elton compose quasi l'intero album nella sua stanza d'albergo a Kingston. Infatti, una delle caratteristiche di Sir John è proprio la sua velocità di composizione (ad esempio, Rocket Man fu scritta in dieci minuti).

L'album, che finì in vetta alle classifiche, sia statunitensi che britanniche, si presentava come un doppio LP composto da diciassette brani, di cui i primi quattro sono tutti classici della discografia eltoniana. 

Il primo pezzo, Funeral for a Friend/Love Lies Bleeding, una suite progressive rock di undici minuti, è un grande esempio della capacità pianistica di Elton John. Un brano perfetto musicalmente, che ha nell'introduzione il massimo splendore, per poi sfociare nel rock vero e proprio. Elton narrò che l'idea del pezzo gli venne proprio dal tipo di musica che avrebbe voluto sentire al suo funerale, dichiarando che gli erano sempre piaciute le melodie tristi, di qualsiasi genere.

Dalla solennità di questo pezzo si passa alla malinconica Candle in the Wind, che è un omaggio a Marilyn Monroe, e che nel 1997 fu riadattata per la morte di Lady Diana. La melodia, molto triste, è affiancata dal toccante testo di Bernie Taupin, che riesce a vedere, oltre l'icona Marilyn, la persona: Norma Jeanne Mortenson. E' infatti significativo il fatto che la diva viene proprio chiamata col suo vero nome, e non con quello d'arte.

Alla terza traccia c'è un altro balzo: dalla pacata Candle in the Wind alla scatenata Bennie & The Jets, un altro classico di Elton John. Il brano venne scelto come singolo, nonostante il parere contrario dell'autore e di Davey Johnstone, che consideravano la canzone troppo poco orecchiabile e impossibilitata a divenire una hit. A quanto pare si sbagliavano: Bennie & The Jets è infatti uno dei pezzi più celebri di Elton John, e viene regolarmente eseguita ai concerti.

E' un brano che si presenta quasi ossessivo nella sua costruzione musicale, inizia infatti con la continua ripetizione dello stesso accordo, finché non entra la voce di Elton, a tratti quasi aggressiva. Il testo di Bernie Taupin ha per protagonista una ipotetica rockstar donna: Bennie, leader dei Jets.

Abbiamo poi la title-track, forse il pezzo migliore del disco, in cui ritroviamo un'atmosfera più triste, dovuta al fatto di essere passati dalla spensieratezza dell'età adolescenziale alla consapevolezza di essere diventati adulti. La yellow brick road del titolo è un modo di dire inglese, che intende il raggiungimento del successo e della ricchezza. Bernie Taupin, scrivendo questo testo, diceva come la sicurezza economica li tenesse un po' nelle grinfie delle case discografiche, che volevano sempre nuovi lavori da sfornare per il pubblico (I'm not a present for your friends to open), e di come il protagonista della canzone avesse deciso di tornare ad una vita semplice senza preoccupazioni.

Dopo questi quattro brani, che sono l'acme del disco, abbiamo altri tredici tracce ottime, tra cui vale la pena di ricordare Jamaica Jerk-Off, che fu scherzosamente firmata Reggae Dwight-Toots Taupin per la chiara corrente musicale, Sweet Painted LadyThe Ballad of Danny Bailey (1909-34), movimentata canzone che mette in mostra il piano (quasi da saloon) e il cui testo descrive la figura del gangster del Vecchio West, Roy Rogers la celeberrima Saturday Night's Alright (For Fighting), brano hard rock dove si nota moltissimo la chitarra di Davey Johnstone e la scatenata voce di Elton John.

Comunque, tutto il disco è un esempio di grandissima musica, ed è stato più volte definito da molti critici e semplici appassionati come un classico che è sempre bellissimo riascoltare.

Chi non ama lo straordinario falsetto di Elton John in Goodbye Yellow Brick Road, l'organo solenne in Funeral for a Friend/Love Lies Bleeding, le "schitarrate" di Davey Johnstone in Saturday Night's Alright (For Fighting), i malinconici cori di Candle in the Wind?

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Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 4 voti.
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Steven 8/10

C Commenti

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Steven (ha votato 8 questo disco) alle 16:57 del 30 giugno 2014 ha scritto:

La galleria glam-pop di Elton John. C'è di tutto, dallo splendido allo scandaloso. Un doppio album che sa un po' di mossa forzata, ma ha il pregio di compendiare tutti i pregi e i difetti della coppia John-Taupin, e di metterne insieme le varie anime musicali: toccando un po' di tutto, dal prog-rock all'heavy metal, dallo ska al pop orchestrato, dal glam al boogie woogie, questo è sicuramente il loro tentativo più grandioso. Ovviamente la domanda è: funziona? La mia risposa è: spesso. Sopporto poco i vari riempitivi e passi falsi, ma i momenti migliori sono talmente buoni che ho dovuto leggermente verso l'alto il mio giudizio personale. La recensione mi sembra un po' scolastica, ma bel ripescaggio

Steven (ha votato 8 questo disco) alle 16:59 del 30 giugno 2014 ha scritto:

*ritoccare