Litfiba
Desaparecido
La grande nevicata del 1985 fu uno degli eventi fondamentali della mia infanzia. Era gennaio e ricordo un freddo cane, il bianco che copriva tutto e noi ragazzini a sgattaiolare sul bob di plastica rossa in una discesa ghiacciata. Il grosso pupazzo di neve nel parco giochi innevato è sempre lì, sepolto fra venticinque anni di fotografie abbandonate. Gli occhi di un bambino sono facilmente impressionabili e il fascino che esercitava il nevischio alto dieci centimetri non temeva confronti nellanno dellHellas Verona campione dItalia, del volemose bene for Africa di We Are The World, del servitore di Stato Kossiga ottavo presidente della Repubblica e dellAchille Lauro sequestrata dal commando palestinese.
Beata gioventù che non può farti cantare consapevole E' la noia che scava dentro me. Non sarò eroe, non sarei stato mai Sono sempre fuggito, senza più traccia di me , ma forse già intuivo che i Ricchi E Poveri di Se MInnamoro non erano la verità. No, cera ben altra musica nellaria che non fosse solo scenografia televisiva di cartapesta, un urgente e reale urlo sotterraneo che aveva voglia di emergere in questo mummificato paese per vecchi. Erano i semi cattivi del punk-filosovietico dei CCCP e della vivace scena rock fiorentina, che nella post new-wave di Siberia dei Diaframma aveva trovato un pregevole punto di partenza.
I Litfiba nascono a Firenze nel 1980 su iniziativa del chitarrista Federico Ghigo Renzulli e di Gianni Maroccolo, bassista, due tizi appassionati di punk, Led Zeppelin e Ultravox (quelli foxxiani). Il nucleo originario della band, completato da Antonio Aiazzi alle tastiere, Francesco Calamai alla batteria e dallestroverso frontman Piero Pelù, forse il miglior esemplare di animale da palco mai apparso sulla penisola, prende il nome dallindirizzo telex di Via Dei Bardi 32 (Renzulli era stato un operatore telegrafico e conosceva bene il sistema Iricon), la vecchia cantina sala-prove sede dei loro esordi. Nellottantadue incidono lomonimo esordio (che conteneva una precedente versione di Guerra), intanto esce Calamai, entra Renzo Franchi e un anno dopo pubblicano il 45 giri Luna/La Preda. Un nuovo ep (Yassassin, con la cover di Bowie ripresa da Lodger), un nuovo definitivo batterista (il bravo Ringo De Palma) ed i tempi diventavano finalmente maturi per il primo ellepì ufficiale.
Desaparecido, prodotto da Alberto Pirelli e Carlo U. Rossi per lindipendente IRA Records, inizia nel marzo 85 la cosiddetta trilogia del potere (proseguita con limportante 17 Re e il compatto assalto med-rock di Litfiba 3) e segna una svolta innegabile sul calendario del deprimente deserto musicale italico. Dopo la breve e intensa stagione prog degli anni Settanta, la parola rock sembrava appunto desaparecida, scomparsa, non era più tempo di eroi, proclami e sfide senza alcun complesso dinferiorità verso gli angloamericani, che giocavano spesso e volentieri in casa, almeno fino a quella sorta di rinascita nella wave-tricolore dei Litfiba. Che non sono mai stati dei precursori, anzi: riuscivano comunque a contaminare le tipiche atmosfere dark dAlbione con un mix di suggestioni etniche e mediterranee, usando un contenitore di suoni fuori tempo-massimo ma perfetto per esprimere le proprie oniriche suggestioni. E pazienza se il riff circolare della conosciuta Eroi Nel Vento è figlio dei ghirigori ritmici del The Edge di I Will Follow, se il post-punk dellaggressiva La Preda sembra rielaborato su The Wait dei grandiosi Killing Joke e Istambul ha quellincipit arioso di synth asportato direttamente dall'India duraniana di Save A Prayer (suvvia, non fate gli spiritosi: anche Simon Le Bon ha diritto dasilo).
Però i ragazzi avevano la stoffa dei puledri di razza al Palio, e non lasciano indifferenti il basso stringente di Maroccolo intorno a spirali noir di synth-pop dedicate a Louise Brooks (Lulù E Marlene), un folk zingaresco di picari e chiari di luna (Tziganata) e listrionica voce di Pelù a creare un mondo di utopie mai sconfitte su luminosi fiocchi di tastiera e coatta elettricità renzulliana (la notturna Pioggia Di Luce, con l'ospite Hanno Rinne alla chitarra). Lantimilitarismo delle liriche, tema centrale dellalbum, trova il giusto climax nellepicità di Guerra e un Pelù forsennato contro la violenza cieca degli Uomini neri! GUERRA. Aria vuota nelle strade Si muovono le ombre di uomini neri!, in un convulso finale di strumenti allarma bianca. Lo spaghetti-rock quando scalciava ingenuo nella culla e la pasta non stava a indicare soltanto laumento della circonferenza dei fianchi di Ghigo, prima dellesplosione mediatica nei meravigliosi anni Novanta dellIguana de noantri Pierone al grido maudit di O Terremoto!
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