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R Recensione

7/10

Operaja Criminale

Roma, guanti e Argento

Operaja Criminale non è nient'altro che la descrizione del nostro paese, in cui ci sono due classi: la classe della gente onesta che lavora e la classe della gente disonesta che non fa niente e che sta portando al declino più totale, anche a livello culturale, questo bellissimo paese che è l'Italia. L'Italia è operaia e criminale.

Questa è la spiegazione data da Andrea Ruggiero nella videointervista realizzata da Roberto Benevento durante il making of di uno dei brani del disco. E questa è, nostro malgrado, una lampante verità. L'Italia è Operaja (con la j, perché semo romani e se dice così) e Criminale. Probabilmente, più operaja che criminale. Ma tant'è.

Il progetto Operaja Criminale nasce dall'incontro fra Andrea Ruggiero, violinista di pluriennale esperienza (Legittimo Brigantaggio prima, Giorgio Canali & Rossofuoco poi) e di spiccata intraprendenza, considerati anche i suoi progetti individuali, e Matteo Scannicchio, cantante e tastierista di ottime doti tecniche, anche lui impegnato da anni nell'ambiente underground romano, uno dei più fervidi di tutta italia. I due, già con alcune idee in cantiere, decidono di dar vita ad una nuova band, coinvolgendo altri musicisti che hanno saputo ben amalgamarsi al sound che avevano in mente. Roma, guanti e Argento, il primo disco del gruppo, viene reso disponibile al pubblico nel mese di gennaio 2012 ed è fin da subito accolto positivamente da pubblico e critica. Le chitarre sono di Giorgio Maria Condemi, già Poppy's Portrait e Spiritual Front, che dà quella carica elettrica, maschia, rock alle sonorità spesso cupe del gruppo. Alla batteria c'è Cesare Petulicchio dei Bud Spencer Blues Explosion, che interpreta davvero magistralmente i vari episodi del disco. Per chiudere, ci sono anche le collaborazioni di una voce incantevole come quella di Ilenia Volpe ai cori e di Giorgio Canali stesso che, oltre al missaggio ed alla produzione del disco, si è prestato a suonare l'armonica, la chitarra in un paio di brani ed ovviamente, come riportano i credits del disco, ad elargire le sue proverbiali "urla".

L'apertura è affidata ad E.C.G., dialogo fra un uomo e il proprio cuore scritto da Matteo Scannicchio sul posteriore di un foglio sul quale era impresso un elettrocardiogramma. E.C.G., appunto. Questo brano ha funto da singolo, accompagnato anche da un video di pregevole fattura che vede Canali nei panni di attore insieme a Lorenzo lo stagista della serie Boris, al secolo Carlo De Ruggieri, e la direzione della talentuosa videomaker Paola Rotasso. Fin da subito emerge un forte fascino dei testi che emozionano, colpiscono e creano una affascinante alchimia con la musica della band.

Segue L'ordine naturale delle cose, brano più cupo che ricorda in molti punti uno dei gruppi più fonte di ispirazione per Operaja Criminale, vale a dire il Consorzio Suonatori Indipendenti. Andrea Ruggiero ha più volte dichiarato che Canali, ex membro del C.S.I., ha cercato con tutte le sue forze di eliminare ogni possibile richiamo o riferimento alla band nata dalle ceneri dei CCCP - Fedeli alla linea. Tuttavia, spesso estirpando completamente le radici si impedisce alla linfa di arrivare ai potenziali frutti. Ed è proprio per questo che un'influenza, velata ma non troppo, è rimasta. Ed è giusto che sia così.

Il terzo brano è uno dei capolavori indiscussi del disco. Nato dalla penna di Andrea Ruggiero, La routine dei guanti è una sorta di dedica a suo padre nel tentativo di scattare un'ipotetica fotografia a tutti i suoi ricordi d'infanzia. Come anche Ruggiero ha fatto notare, la metrica è lenta e si contrappone alla musica che è più ritmata. Piovono madonne sui tergicristalli, gli amori collegati al morso dei serpenti, le imprese ferroviarie in pasto ai tuoi racconti, le cure enciclopediche sui tuoi pazienti… è con queste parole che viene fuori una delle principali caratteristiche della musicalità di Operaja Criminale, vale a dire la ripetizione quasi ossessiva di una stessa frase o strofa all'interno di un brano, quasi a sottolinearne l'importanza.

La storia si ripete in Grave: il brano è ancora una volta cupo e lento, finché le voci di Matteo Scannicchio e Ilenia Volpe invitano più e più volte a tornare A chiamare per nome tutto ciò che hai tenuto sommerso, con un nome e cognome tutto ciò che hai tenuto sommerso, dando un nuovo ritmo al pezzo. Torino è una delle primissime canzoni composte da Operaja Criminale e girava in rete già da un po' nel momento in cui è uscito il disco. L'atmosfera si fa subito soave e quasi mistica; le voci diventano spesso sussurri che raccontano la città degli operai, delle fabbriche, delle utilitarie, di buona parte del miracolo economico, delle Strade terminali per cui non c'è più cura. Finiscono le parole ed arriva l'armonica di Canali che scatena un crescendo di ritmi ed emozioni fino ad arrivare all'entrata in scena di tutti gli altri strumenti che danno vita ad uno sfogo musicale irruento e crudo, capace di aprire benissimo la strada a Fine marzo, pezzo acceso e violento sia nello stile sia nelle parole, che raccontano di ragazzine facili, di poteri forti e di poeti falliti. Le percussioni, in questo brano, sono di Federico Leo, batterista con il quale la band svolge, di norma, i suoi concerti.

Tremore merita un capitolo a sé. In pratica, questo brano è una sorta di trilogia della quale, nel disco, sono presenti soltanto gli ultimi due capitoli. Il primo è stato registrato soltanto dopo l'uscita del disco, corredato da un altro videoclip, ancora una volta targato Paola Rotasso. La parte numero tre vede alle percussioni Riccardo Dal Col ed è il racconto di difficoltà e addii, di storie complicate e di sacrifici che culmina in versi rabbiosi e spietati quali Quando me ne andai, quello fu per me un momento difficile di cambiamento / un diavolo tentatore il trasloco dalla noia, l'apprendimento contro la semplicità dei giorni, la manutenzione della gioia / ci siamo allontanati, non perduti.

Ad intervallare le due parti di Tremore presenti nel disco c'è Milano, brano dedicato alla città Dei caroselli, delle madonnine, delle guglie asmatiche, delle puttane, dei tribunali messi a testa in giù, […], della moda, dei capelli deboli e poi persi, capace anch'esso di colpire per intensità e carica emotiva. Tremore #2 riprende ritmi frenetici e più appropriatamente rock, con Ilenia Volpe che si rende protagonista di una performance davvero impeccabile. Il disco termina con La mia città è morta, pezzo che sa di disperazione e un po' di rassegnazione; in un brano così, non potevano mancare le sopracitate urla di Giorgio Canali, che si fanno sentire con la solita veemenza a coronare un disco capace di stupire chi per la prima volta si avvicina a Scannicchio e Ruggiero.

Come esordio colpisce, non c'è che dire. È un disco istintivo, di pancia, ancestrale, capace di impressionare l'ascoltatore grazie alla sua immensa e palese sincerità. L'influenza di gente come i C.S.I., i Marlene Kuntz o gli Afterhours si sente e deve sentirsi: per scrivere qualcosa di importante ci si deve lasciar ispirare anche dai grandi del passato, senza la pretesa di far meglio o di sostituirli, ma semplicemente per colmare quel bisogno innato di creare qualcosa di nuovo passando per strade già note. Certo, si dirà che un disco non fa primavera, ma la stoffa c'è e si vede. Dall'underground continuano a uscire dischi notevoli e questo dovrebbe far riflettere. Per chiudere, parafrasando proprio Matteo Scannicchio, la musica italiana non ha problemi, sta benissimo. È la discografia che sta davvero male.

Meditate, gente, meditate.

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C Commenti

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Alessandro Pascale alle 14:07 del 14 giugno 2012 ha scritto:

caspita nel video di ECG Giorgio Canali sembra uno zombie. C'ha una faccia che è più morto che vivo

g.falzetta, autore, alle 22:00 del 14 giugno 2012 ha scritto:

Vero?! Ho avuto la medesima impressione!!!

fabfabfab alle 9:45 del 15 giugno 2012 ha scritto:

Sì ma a me sembra truccato di proposito... interpreta il malato terminale