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R Recensione

7/10

Totò Zingaro

Salgariprivato

Ci sono due libri che mantengono la loro posizione nella mia libreria da oltre trent’anni, nonostante vari cambi di casa e di arredamento: Le tigri di Mompracem e I pirati della Malesia. Anche se da allora non li ho mai più riletti, quei due libri sono sempre li, con le loro copertine colorate. Del loro autore, Emilio Salgari, non ho mai letto altro, tanto meno ho mai approfondito la storia della sua vita. Lo faccio oggi, nel centesimo anniversario della sua scomparsa, grazie a questa formazione torinese, Totò Zingaro, quasi una superband sabauda (con due Perturbazione in formazione, tra cui Cristiano Lo Mele anche alla produzione).

Per il secondo volume della loro trilogia sui perduti imperdibili, dopo Robert Johnson ("Il fazzoletto di Robert Johnson" - 2010) hanno infatti scelto Emilio Salgari. Uno scrittore spesso sottovalutato, inserito nella letteratura d'avventura o per ragazzi, con una vita travagliatissima, che dal suicidio del padre, alla malattie della moglie e alle condizioni di sfruttamento dei suoi editori (a quarantotto anni avrà già scritto ottanta romanzi e diversi racconti) lo porterà al suicidio. Una vita che valeva davvero la pena di raccontare e far conoscere.

Il racconto in forma di musica della vita di Salgari si apre con L'ombra del Chiodo: chitarra, mandolino e armonica costruiscono un pop soffice in cui si descrivono con frasi poetiche e raffinate le sensazioni di un lettore. Col secondo brano si entra direttamente nel modo immaginario di Salgari: Marianna è un pop rock con un testo splendido per il gioco delle rime, intelligenti e ricercate, mai scontate o banali, che si susseguono. Quasi r'n'b il ritornello con i fiati, che ricorda alcune cose dei Jam più melodici.

Quella di Salgari è stata davvero una vita di sacrifici, costretto per contratto a scrivere tre romanzi all’anno, come si racconta con chitarre distorte e velocità punk in Tre Pagine al Giorno: questo è stato l'impegno di Salgari per tutti giorni della sua vita, pressato dalle richieste dei suoi editori.

In questo rincorrersi di personaggi reali e inventati che hanno accompagnato la vita dello scrittore di Verona, incontriamo anche la famiglia, a cominciare dalla moglie. Ida Aida è un lento d'atmosfera scritto in prima persona. Un pop di classe, con un perfetto arrangiamento degli archi ed il contrappunto evocativo del theremin, e un testo da brividi per come riesce a raccontare in modo così altamente poetico la tragedia di questa donna che morirà rinchiusa in manicomio.

Ancora la famiglia di Salgari protagonista in Nadir Romero Omar, dedicata ai tre figli maschi di Salgari (due di loro seguiranno le orme del padre suicidandosi, il terzo morirà in seguito ad un incidente in moto), e in Fatima, la primogenita. Per lei i Totò Zingaro compongono un pop imbastardito dalla bossa nova e dall'andamento tropicale.

Gli Infelici delle Navi racconta di storie di navi, mari e viaggi su una base ritmica percussiva e poche note di piano, e la consapevolezza dello scrittore di regalare emozioni ai suoi lettori (c'è chi come me si è chiuso in una stanza / ad inventare almeno un po' di gioia) in un mondo che proprio perfetto non è (c'è chi con immensa tracotanza / prende gli ingenui per le cuoia). Geniale l'accostamento tra lo scrittore di viaggi immaginari mai fatti (il suo unico viaggio in nave in Italia fu su “Italia Una”, e il pianista di piano bar che partendo dalle navi da crociera allietando i passeggeri, è arrivato a guidare il nostro paese).

Per il brano dedicato ad uno dei personaggi cardine della letteratura salgariana, Il Corsaro Nero, la band torinese sceglie il ritmo del reggae (d'altra parte, siamo pur sempre nel mar dei Caraibi) con tanto di coretti, chitarra in levare e inserto dub. E si trova anche il modo di parlare di oggi (Mani Pulite Mani Sporche Mani Calimero / si passano il sapone la lametta ed il pizzino / per dare ordine di morte al Corsaro Nero), cosa che si ripete in Un Incrocio dei Tempi, dove Salgari vede dall’alto la nostra realtà quotidiana, e accusa la velocità dei nostri giorni (vivete un mondo / che non lascia il tempo / di credere e capire / di provare altro). Un tango affascinante con uno splendido violino e ottimi arrangiamenti.

Un intro alla Tom Waits ci porta alla Lettera ai Miei Editori. Ispirata alla lettera che Salgari scrisse prima del suicidio ai suoi editori il 25 aprile 1911, a quarantotto anni (pagate voi per i miei funerali). Qui troviamo un Salgari che studia e legge, che scrive sotto la costrizione del contratto con i suoi editori, che si arricchiscono mantenendo lui e la sua famiglia quasi in miseria, e costretto in fine a pubblicare sotto falso nome per aggirare clausole capestro. A quanti musicisti è capitato lo stesso, fino a non molti anni fa?

Il Rasoio Orientale è la fine del disco e della vita di Salgari. Il rasoio è l’arma che userà infatti per mettere fine alla sua vita. La voce di Emidio Clementi che recita la pagina in cui Sandokan viene colpito a morte (La tigre è morta, per sempre) è la  splendida conclusione del racconto della vita di Salgari.

Ma c’è spazio per una bonus track,  splendida, in cui si racconta come meglio non si potrebbe il nostro paese dei nani, tra isole dei famosi, e premier che si inventano una nuova democrazia.

Totò Zingaro, grazie anche ai testi splendidi del poeta e scrittore torinese Luca Ragagnin, ci regalano un disco originale e unico nel panorama musicale italiano, in cui riescono anche a proporre una satira feroce sull'Italia di oggi pur parlando di letteratura di un secolo fa  (e io continuo ad immaginare / Papuasie, Indie e Paraguay / e io continuo ad immaginare / l'Italia tolta dai suoi guai).

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fabfabfab alle 21:19 del 23 luglio 2011 ha scritto:

Occhio che questo sa il fatto suo ... ravo Giorgio!

fabfabfab alle 21:19 del 23 luglio 2011 ha scritto:

ravo = bravo