V Video

R Recensione

8/10

Destroyer

Kaputt

Tra le tante caratteristiche che la musica pop può assumere, l’eleganza è una di quelle che certamente suscita maggiore fascino: la sensazione di trovarsi, al suono di un sax, in qualche night club fumoso, o  in un angolo sperduto a contemplare il chiaro di luna, crea un rapporto con la musica molto atmosferico e sensuale. Purtroppo, però, le ultime tendenze musicali in ambito pop (soprattutto in Canada e USA) hanno riservato poco spazio all’elegante cura dei suoni, preferendo invece un taglio lo-fi più immediato e ruvido; quando, perciò, ci si ritrova di fronte a un artista che rifiuta del tutto gli stilemi più alla moda oggi, adagiandosi beato nella nostalgia dei bei tempi, non si può che rimanere intrigati e colpiti.

Ecco, quindi, che scoprire a inizio 2011 un disco come Kaputt ha il sapore di un meraviglioso tuffo nel passato, come se l’anno che è appena comiciato fosse, per dire, il 1982. Infatti, dopo aver trascorso l’ultima parte della sua carriera ad aggiornare il sound di Bob Dylan e Van Morrison, la costante ricerca della perfezione formale di Dan Bejar, in arte Destroyer, incontra un vivo sentimento d’amore e gratitudine per gli anni ’80. La lezione del glam-rock più delicato, del sophisti-pop più pregiato, del sensuale stile new-romantic di Avalon si mescola con il classico timbro pacato e discreto di Bejar, che crea con i suoi affreschi lirici sempre evocativi un vero e proprio saggio di romanticismo. È un disco che ha il sapore di storie infinite, di momenti ormai tramontati ma sempre vivi nella memoria: e così ecco reminiscenze di primi amori (“Your first love’s New Order”, da Blue Eyes), di riviste sfogliate sognando di imitare i propri idoli musicali (“Sounds, Smash Hits, Melody Maker, NME/ All sound like a dream to me”, recita la title-track), tra le quali, però, si inseriscono amare critiche alla società moderna, in particolare quella americana (“New York City just wants to see you naked, and they will”, canta Bejar in Suicide Demo for Kara Walker), con un preminente senso di compassione verso le tante figure femminili presenti nell’album, le cui storie si scontrano con la dura realtà dei fatti (“I wrote a song for America/ They told me it was clever/ Jessica’s gone on vacation on the dark side of town forever”, da Song for America).

Questo grande impianto lirico viene inserito, come dicevamo, in uno splendido contesto soft-rock, nel quale a chitarre luccicanti e cariche di orgoglio eighties si affiancano sax magici, commoventi, sempre presenti a dare un tocco romantico alle composizioni. Era, sinceramente, da un pezzo che non si sentiva un lavoro al sax così curato e incisivo! La scelta di virare verso suggestioni jazz-pop può dunque dirsi riuscita, già a partire dal primo brano, Chinatown, nel quale si può anche ammirare, nel mezzo di un delizioso quadretto bucolico, la seconda importante novità del disco, ovvero la voce femminile di accompagnamento. Passando poi per ballate dal sapore funk/soul (Blue Eyes) e palpitanti cavalcate synth-pop (Savage Night At The Opera) si arriva ad uno degli apici del disco, Suicide Demo For Kara Walker: questo brano è uno di quei casi in cui Bejar si lancia in narrazioni infinite al limite dello spoken word, creando atmosfere cinematografiche dall’elevato potere immaginifico (basti sentire il lungo intro, a metà tra ambient cosmica e soundtrack da film noir). Un’attitudine che si riscontra nella già nota Bay Of Bigs, un vero e proprio monumento epico ambient-disco, sul quale svetta un testo criptico e allucinato (“I don’t know what I’m doing/ alone, in the dark/ at the park or at the pier/ watching ships disappear in the rain”). Senza dimenticare ovviamente la superba title-track, nella quale risiede il mood generale del disco, ovvero quel senso di nostalgia che aleggia in chi ha vissuto musicalmente gli splendidi anni ’80.

Insomma, con Kaputt Destroyer ha dato un taglio netto al suo recente passato musicale (e c’era da aspettarselo, con quel titolo!), ma il risultato, pur attingendo da un repertorio già solido, difficilmente avrebbe potuto suonare più sincero e personale. Un sogno ad occhi aperti che si ripete ad ogni ascolto, sempre di più.

V Voti

Voto degli utenti: 6,9/10 in media su 22 voti.

C Commenti

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hiperwlt (ha votato 7 questo disco) alle 0:40 del 14 gennaio 2011 ha scritto:

davvero ottima la recensione! il disco lo devo procurare al più presto.

crisas (ha votato 8 questo disco) alle 1:34 del 14 gennaio 2011 ha scritto:

Il video (molto bello) si sposa benissimo con questo singolo, complimenti al regista (spagnolo?) La sua voce è molto particolare, mi piace come lega con il sound delicato.

Aspetto di ascoltare il resto per un giudizio completo.

sfos, autore, alle 14:03 del 14 gennaio 2011 ha scritto:

Grazie, questo disco mi ha dato belle soddisfazioni.

Utente non più registrato alle 14:13 del 14 gennaio 2011 ha scritto:

Aspettavo con ansia questa recensione. Per me è un disco ottimo, con un tessuto sonoro morbido e dilatato dai fiati e dal sax e persino con echi dei Pet Shop Boys anni 90. “Suicide Demo for Kara Walker” è da applausi a scena aperta.

target (ha votato 7 questo disco) alle 14:47 del 14 gennaio 2011 ha scritto:

I Pet Shop Boys di "Behaviour", dici? Non mi erano venuti in mente, però un certo effetto raffinato e traslucido può essere quello. Grande stile, comunque, e anche un paio di belle chicche pop ("Savage night" e "Chinatown") che di solito non azzecca. Diciamo che il grande Bejar rimane, per me, quello di "Rubies", ma anche questo è un buon disco, pochi cazzi, quanto aggiornato a un certo sophisti-pop sintetico ma caldo e vagamente esotico tornato à la page (Twin Shadow?). Bravo Sfos!

Utente non più registrato alle 15:54 del 14 gennaio 2011 ha scritto:

Target, a dire il vero pensavo più ai Pet Shop Boys di "Very" ( disco molto bello anche se sottostimato, molti lo conoscono solo per la cover di go west). Ad esempio pezzi sofisticatissimi tipo "to speak is a sin" o "dreaming of the queen" mi sono tornati in mente ascoltando "Suicide Demo for Kara Walker"...

target (ha votato 7 questo disco) alle 16:16 del 14 gennaio 2011 ha scritto:

Eh, perché no? Ci sta, ci sta. "Very", più che altro, lo si associa sempre a immagini colorate (quei video, quella copertina), e invece, in effetti, contiene quei due pezzi che sono forse tra i più abissali di Tennant/Lowe. Bejar abissale non lo è, ma d'altronde "your first love's New Order...".

synth_charmer (ha votato 6 questo disco) alle 13:56 del 15 gennaio 2011 ha scritto:

Ah ma non era una questione di influenze, il disco è proprio esplicitamente retrò! Piacevole, ma così non mi entusiasma troppo. Forse ho troppa voglia di roba nuova ultimamente

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 12:10 del 18 gennaio 2011 ha scritto:

Veramente bello! Un tocco raffinatissimo che, qui e là, fa pensare ai Roxy Music di Avalon, ma anche ad alcuni momenti dei Prefab Sprout. Ottimi gli inserti dei fiati, come di gran gusto l'uso pacato della sessione ritmica '80s. Una fonte ricca di spunti, riverberi, richiami (ma Kaputt, con quelle sue pulsazioni elettroniche di marca OMD unite alla sofficissima trama armonica, che bella è?) che vanno dal synth, al jazz, all'indie... Veramente bello!

FeR (ha votato 8 questo disco) alle 23:21 del 28 gennaio 2011 ha scritto:

bravo Gio, buona recensione. Il disco è molto bello anche se forse perfettibile (non ho digerito i due minuti di taglio al capolavorone finale). Comunque Dan rimane un grande.

Filippo Maradei (ha votato 8 questo disco) alle 12:07 del 29 gennaio 2011 ha scritto:

Un disco davvero piacente: quasi dei Weather Report in formato più pop, nostalgico e vintage per versi di synth e sax, sensuale per voce all'acqua di rose. Semplice, scorrevole e dannatamente armonioso. Ottima segnalazione Gioe'! 7.5/10

Totalblamblam (ha votato 1 questo disco) alle 21:32 del 2 febbraio 2011 ha scritto:

RE:

weather report? mah a sentire il brano che avete sul sito i riferimenti sono molto più bassi vedi blow monkeys blue quel revival già avuto nei primi anni 80...presa per il culo (il pezzo kaputt il resto non so)

ozzy(d) alle 21:36 del 2 febbraio 2011 ha scritto:

stoke, in giro per la rete ho letto di riferimenti ben più aulici, ad esempio il vasco rossi di "toffee".

Totalblamblam (ha votato 1 questo disco) alle 22:00 del 2 febbraio 2011 ha scritto:

RE:

LOL portami l'asciugamano

fabfabfab (ha votato 6 questo disco) alle 16:43 del 3 febbraio 2011 ha scritto:

Li preferivo qualche anno fa. "Destroyer's Rubies" rimane uno dei dischi più belli degli ultimi 10 anni secondo me. Qui c'è tanta classe (Bejar è un grande autore) ma anche qualche momento di noia. Lodevole comunque la volontà di rinnovarsi e spiazzare.

Dr.Paul alle 15:07 del 4 febbraio 2011 ha scritto:

un bel dischello, veramente un po blow monkeys...con passaggi alla fagen. muzak piacevole, certo votare sta diventando una pantomima, tutti dischi da 6.5 ... o anche 7 pieno che scorrono via cosi (sto cominciando a capire rebby, lol)

REBBY (ha votato 5,5 questo disco) alle 8:33 del 10 giugno 2011 ha scritto:

Sono io che continuo a non capirlo Si, musica da "night club fumoso" come dice Gioele. Ha cambiato tutte le piume ed ora in mezzo a quelle sventole sembra proprio Calimero. Easy listening inodore, insapore, incolore, insomma liscio come un bicchiere d'acqua naturale. Non fa male per carità (dicono persino faccia tanto bene eheh), anzi molto professionale. Però a me il sax più che quello di Shorter mi fa venire in mente quello di Papetti eh.

hiperwlt (ha votato 7 questo disco) alle 22:23 del 26 dicembre 2011 ha scritto:

atmosfere vaporose ed eleganti; suggestioni soft-pop '80s morbidissime e pezzi di assoluto spessore ("chinatown"; "suicide demo for kara walker"; "kaputt"). gran colpo; e rinnovamento riuscito, per bejar!