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R Recensione

9/10

Lynyrd Skynyrd

Pronounced Leh-'nérd Skin-'nérd

Leggi “southern rock” e pensi a qualche bifolco redneck del sud degli Stati Uniti con il pancione gonfio di birra, gli stivalacci in pelle, il barbone sporco e un’ignoranza tanto reazionaria ed esibita che Chuck Norris sembra un illuminato progressista. Sguardo truce da guerriero padano anti-moschee e cazzotto in tasca immediatamente pronto all’uso, il personaggio in questione non stimolerebbe certo amabili discussioni hegeliane o su Rosa Parks. Gente dal grilletto facile e ‘fanculo l’estraneo, i finocchi, i musi neri, chi entra nel mio territorio e non chiede il permesso, come in un fotogramma strappato all’ostile comunità di “Deliverance”. Ma il southern rock è ben altro, e noi che non abbiamo il QI di Maurizio Gasparri lo sappiamo bene. Prende nobili e sane origini dalla prima british invasion, una torrida fusione imbastardita di rhythm and blues e rock’n’roll dei padri, risputati fuori da stagnose chitarre heavy e sentimentalismo malandrino. Gli Allman Brothers di Gregg e Duane (chitarrista immenso e influente, su cui torneremo) indicheranno la strada agli altri all’alba dei Settanta con fluviali digressioni live, che univano in fameliche jam jazz-rock, fusion, psichedelia, rock-blues e soul.

In un ipotetico campionato mondiale di sfiga-rock, gli eredi “borderline” Lynyrd Skynyrd avrebbero ben pochi rivali. Il 20 ottobre 1977 è una data nefasta per la banda sudista del cantante Ronnie Van Zant: a pochi giorni dall’uscita di “Street Survivors” il volo charter che partiva da Baton Rouge (Louisiana) si schiantò in una palude di Gillsburg, Mississippi, e fu la tragica fine del periodo più glorioso degli Skynyrd. Van Zant e l’equipaggio di bordo, compreso manager e corista, morirono sul colpo, i chitarristi Greg Rossington, Allen Collins e gli altri ne uscirono miracolati e malconci. La storia di Ronnie & co. ebbe inizio nel 1964 a Jacksonville, in Florida, quando sull’onda del beat inglese si facevano chiamare ”The Noble Five” e Leonard Skinner era l’ottuso, e un po’ stronzo, insegnante di educazione fisica alla Robert E.Lee High School, famoso per le sue crociate scolastiche contro i “capelloni”...Facile intuire da chi la band riprese e storpiò sarcasticamente il nome.

“Pronounced Leh-‘nérd Skin-‘nérd” (13 agosto 1973) è l’ultimo, ironico tributo all’american graffiti della propria goliardica gioventù, l’esordio lungamente atteso dopo anni di faticosa gavetta e cambi di formazione. Registrato sotto l’attenta egida di Al Kooper allo Studio One di Doraville (Georgia) lungo il marzo e maggio ’73, il disco fu l’espressione più genuina e ruspante dell’umido sound dei sette scapestrati “uomini semplici” (bissato l’anno seguente dall’altrettanto notevole “Second Helping”, quello per intenderci della celebre “Sweet Home Alabama” in disputa polemica con Neil Young). Lo straordinario feeling e coesione esecutiva fra le chitarre fumiganti di Rossington, Collins e Ed King, la batteria secca e precisa di Bob Burns, il bassista Leon Wilkeson, Billy Powell alle tastiere e la voce calda dell’emozionante Van Zant erano un grandioso fuoco d’artificio hard-bluessoul da irsuti Stones campagnoli. Il calcio negli stinchi di “Ain’t The One” e gli sfrenati boogie-rock’n’roll “Gimme Three Steps” e “Poison Whiskey”, con le elettriche incrociate di Rossington e Collins, forgiano a temperature bollenti lo stampino per coloro che verranno (gli imperdibili Black Crowes in testa). “Tuesday’s Gone” è una bellissima e appassionata ballad-rock, Ronnie Van Zant con il cuore in mano durante sette minuti di note dolcemente agresti (la “Wild Horses” dei Lynyrd Skynyrd), e prepara il terreno al memorabile dialogo madre-figlio dell’epica “Simple Man”. Parole di una semplicità pura e disarmante, ma dal formidabile trasporto emozionale, mentre il potente muro di chitarre aggredisce e un incontrastato assolo hard prende la scena.

 

Mama told me when i was young: Come sit beside me, my only son…And listen closely to what i say. And if you do this it will help you some sunny day. Take your time...And be a simple kind of man…Be something you love and understand. Be a simple kind of man…”

 

Gli Skynyrd si riservano anche divertenti filastrocche stomp (“Things Goin’ On”) e il country-folk di “Mississippi Kid”, con Steve Katz all’armonica, prima di concludere “Pronounced Leh-‘nérd Skin-‘nérd” con la lunga cavalcata hard-blues (nove minuti) di “Free Bird”. Omaggiando il talento e il dolore per la perdita dell’idolo Duane Allman, l’uccello libero del testo, i Lynyrd Skynyrd realizzano il brano simbolo su cui ruoterà l’intera loro carriera, uno dei grandi capolavori del southern. L’impeto devastante e selvatico della chitarra solista di Greg Rossington e l’afflato del compianto Ronnie volano ancora altissimi nei cieli rock, dove “…devo mettermi in viaggio adesso, perché ci sono troppi posti che devo vedere. Ma se rimanessi qui con te, ragazza, non potrebbe più essere la stessa cosa…Perché ora sono libero come un uccello, e questo uccello non lo puoi cambiare…Dio sa che non posso cambiare…”

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Voto degli utenti: 8,8/10 in media su 18 voti.
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bart 7/10
dalvans 10/10
REBBY 7,5/10
David 8/10
alekk 10/10
zagor 9/10

C Commenti

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PetoMan 2.0 evolution (ha votato 10 questo disco) alle 11:06 del 5 novembre 2010 ha scritto:

disco MONUMENTALE. Descrivere a parole la bellezza di Simple Man mi risulta difficile. E poi Free Bird, Tuesday's Gone, Gimme Three Steps. Un fottuto capolavoro di disco, uno dei migliori album d'esordio nella storia del rock.

PetoMan 2.0 evolution (ha votato 10 questo disco) alle 11:08 del 5 novembre 2010 ha scritto:

che bella l'hp di oggi, fra i classici vi è la presenza contemporanea di Free, Deep Purple e Lynyrd Skynyrd. Io me la stampo, che bella giornata. Grazie.

ozzy(d) (ha votato 9 questo disco) alle 15:21 del 5 novembre 2010 ha scritto:

Si, gran bel disco e gran bella recensione, stavolta il rombo di petoman è assordante il giusto eheheh. Da ascoltare a palla in un viaggio in harley davidson per gli stati del sud, "free bird" e "tuesday's gone" sempre da brividi.

Emiliano (ha votato 9 questo disco) alle 19:15 del 13 novembre 2010 ha scritto:

Un discone. Perché anche i redneck hanno un'anima.

fabfabfab (ha votato 9 questo disco) alle 20:12 del 14 novembre 2010 ha scritto:

Discone e lacuna colmata per Sdm. Grande Daniele.

SamJack (ha votato 9 questo disco) alle 10:29 del 27 novembre 2010 ha scritto:

Free Bird.......

galassiagon (ha votato 9 questo disco) alle 17:57 del 28 novembre 2010 ha scritto:

Il sound di questo gruppo è di una modernità impressionate. Il southern rock ha portato in avanti il linguaggio del rock molto più di tante sperimentazioni astruse

dalvans (ha votato 10 questo disco) alle 15:40 del 23 settembre 2011 ha scritto:

Epocale

Il primo ed unico capolavoro dei Lynyrd Skynyrd

alekk (ha votato 10 questo disco) alle 11:25 del 26 ottobre 2012 ha scritto:

uno dei più grandi dischi che abbia mai sentito, Tuesday's Gone,Freebird e Simple Man sono da leggenda. E altre pure (gimme three steps soprattutto) sono fantastiche....Un disco perfetto!!

Utente non più registrat (ha votato 5 questo disco) alle 17:35 del 4 marzo 2021 ha scritto:

Non capisco il fascino né del loro sound né del loro songwriting. Piacerà ai rocchettari senza molte pretese di originalità.

zagor (ha votato 9 questo disco) alle 19:59 del 22 marzo 2021 ha scritto:

presente!