R Recensione

8/10

ZZ Top

Tres Hombres

Southern rock, 1973.

Brothers and Sisters (The Allman Brothers Band) arriva al primo posto delle classifiche americane, segnando un punto di svolta per il gruppo di Macon (Georgia). I Lynyrd Skynyrd riempiono le radio con Free Bird, dando alle stampe pronounced 'lĕh-'nérd 'skin-'nérd. È l’anno dell’esordio discografico anche per i The Marshall Tucker Band.

Nel frattempo tre musicisti texani decidono di spostare le registrazioni agli Ardent Studios di Memphis, uscendo dal seminato di Tyler (Texas). Il risultato è Tres Hombres, terzo disco degli ZZ Top, che trasforma il trio in un gruppo conosciuto a livello nazionale e porta i dati di vendita alle stelle. Disco di platino, inaugura un corso fortunato per i massimi esponenti del blues rock texano, costellato da evoluzioni musicali più commerciali e combattuti rapporti con un suono puramente blues-rock.

Lasciando alle cronache l’abbigliamento da cowboy e le lunghe barbe, resta un gruppo capace di partire da una grezza gavetta e raggiungere le più alte vette senza snaturarsi più di tanto. Sarà che lo spirito è sempre stato molto statunitense, incline all’edonismo, fedele al pubblico sempre più numeroso.

Anche con Tres Hombres si riesce a percepire la tecnica psichedelica di Billy Gibbons e il suono marcatamente blues di Joe Hill (basso) e Frank Beard (batteria). L’essenzialità è ancora  il punto di forza del gruppo e non ci sono evoluzioni con cui distrarsi. Riff sottratti al boogie e melanconia tipicamente da America Confederata.

Fin da Waitin’ For The Bus ci si ritrova circondati da un’atmosfera particolare, segnata da apparente semplicità e ritmi fatalmente sudisti. Il giro continua con la successiva Jesus Just Left Chicago, facilmente percepibile come secondo movimento di uno stesso pezzo, più diluito nel blues magari. Mentre Gesù parte per New Orleans, trasformando le acque sporche del Missisipi in vino, si aumenta la velocità con timbro eccezionale del basso di Hill: tenete ferma la gamba lungo Beer Drinkers & Hell Raisers e vi ritroverete prigionieri in una gabbia nel retro di un camion che vi scaricherà nel bel mezzo della Highway Six, come racconta Master Of Sparks, pezzo sotto tono rispetto al resto ma comunque piacevole. A chiudere il primo lato del disco Hot, Blue and Righteous, ballata midwestiana dove la voce si fa protagonista e fiumi di alcol scorrono dagli occhi, circondati dal fumo di una bettola texana (che non è per forza quella di Dal Tramonto all’Alba).

Move Me On Down The Line recupera ritmi più sostenuti e lascia spazia a riff sempre più accesi, che toccano l’apice nel duo dedicato a storie di prostitute. Precious and Grace registra un Beard in prima linea e martellamenti convinti, capaci di proiettare definitivamente l’ascoltatore sotto il sole confederato. La giusta preparazione per La Grange (celebre casa di tolleranza texana), sorta di evergreen del gruppo, che sfonderà i cancelli del successo e ancora oggi è il pezzo più famoso delle lunghe barbe. La cosa migliore che si può fare è ascoltarlo. Piaccia o non piaccia, in termini maschilisti,  ha una seduzione rara e ricercata, seppur non inedita. John Lee Hooker muoverà causa per somiglianza alla sua Boogie Chillen, senza però scalfire il successo travolgente che arriderà agli ZZ.

Si conclude con una Shiek fin troppo ruffiana, dove Beard torna protagonista e il basso spezza i suoi suoni, e la curiosa Have You Heard?. Curiosa perché al di là del suono più pulito ci si ritrova, in chiusura, a sentirsi chiedere ripetutamente Have you heard, oh yeh? Avete sentito che musica riusciamo a suonarvi? E ora andatevene che abbiamo da fare con queste belle ragazze che ci stanno intorno.

Per chi intendesse tentare l’acquisto del cd il consiglio è evitare la versione rimasterizzata con aggiunte del periodo “elettronico” e reperire la più recente edizione, che riprende l’originale e aggiunge tre tracce live.

Al solito il successo che arride si accompagna a una dose di scetticismo ed un’aurea di intolleranza. Sarebbe da tornare al 1973, anno musicalmente denso, e immaginarsi gli ZZ Top che fulminano, con il loro power rock blues, più di un milione di persone. Sarebbe da dimenticarsi tutto quanto, accendere il ventilatore, abbassare la saracinesca (in agosto magari, visto che non siamo in Texas) , accendersi un buon sigarino, appoggiare i piedi sulla scrivania e lasciarsi trascinare dalla densità di questo hard’n’blues.

V Voti

Voto degli utenti: 7,8/10 in media su 13 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
zagor 9/10

C Commenti

Ci sono 6 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

PierPaolo (ha votato 7 questo disco) alle 9:56 del 27 giugno 2009 ha scritto:

Ce l'ho!

Gibbons piaceva anche a Jimi Hendrix, quando passava in Texas jammava con lui e Johnny Winter. Bene così Dmitrij.

Totalblamblam (ha votato 8 questo disco) alle 19:16 del 28 giugno 2009 ha scritto:

pure io

stampa originale usa gatefold che quando la apri e vedi quella foto interna vomiti ahaha

ho quasi tutto per questa grande band poco cagata in europa ma secondo me di gran talento

hanno sempre proposto un rock blues al fulmicotone

mai scoglionante

deguello mi fa impazzire

questo è il loro lavoro più celebrato

voto 8

PetoMan 2.0 evolution (ha votato 9 questo disco) alle 22:45 del 27 novembre 2009 ha scritto:

il riff di La Grange è Leggenda, ottimo disco.

dalvans (ha votato 7 questo disco) alle 15:39 del 23 settembre 2011 ha scritto:

Discreto

Piacevole

zagor (ha votato 9 questo disco) alle 2:24 del 3 agosto 2013 ha scritto:

oh yeah!

classicsor (ha votato 8 questo disco) alle 23:27 del 30 agosto 2013 ha scritto:

bel disco, molto bravo Billy Gibbons, disco bello, non capolavoro, ma eccellente, concordo con Dmitrij ... 8