R Recensione

8/10

Be Invisible Now

Neutrino

La sigla “Be Invisibile Now” rappresenta il progetto personale del musicista veneto Marco Giotto che parallelamente alle sue attività ed iniziative in gruppi e generi musicali più tradizionali, sfoga in tale contesto le sue voglie ed il suo indubbio talento per la musica elettronica.

Da sempre i risultati migliori di questo genere vengono ottenuti attraverso la generazione analogica dei suoni, cioè il loro completo controllo attraverso manopole, cursori ed interruttori. Niente computers di mezzo, con le loro sequenze sicure e drastiche, la loro idiosincrasia a situazioni in tempo reale, la loro limitante potenza. In “Neutrino” si fanno appunto notare per la loro assenza i computers (oltre alla voce umana, come d’obbligo).

Inevitabile il richiamo alla grande epoca settantina della musica “cosmica”, di origine anglo-tedesca, ma qui più che nell’Universo si viaggia nell’assoluto microcosmo, fra l’altro chiaramente annunciato dal titolo dell’album: i neutrini sono particelle elementari, a livello subatomico, talmente piccole da viaggiare dappertutto senza essere fermate da alcuna barriera fisica, sono quindi in un certo senso i “viaggiatori” perfetti, inarrestabili e perenni.

Cinque corpose composizioni stanno in questo cd, e in tutte vi è una quasi costante scelta di un bordone sonoro, un fascio portante in lenta evoluzione sul quale si innestano via via situazioni più snelle e cangianti, ammassi sonori o eleganti filamenti, attentamente dosati e posizionati nel panorama sonoro.

Il disco in questione evita qualsiasi concessione e commistione con il vacuo il furbetto e l’appetibile, si fa musica elettronica “seria”, le mani di Marco sui generatori del suono e tutti i loro ammennicoli di regolazione e controllo, le sue orecchie ed il suo cuore attenti a dosare i vari componenti sonori in uno stile pacato e rotondo, in lento divenire, evidentemente gradito all’artista giacchè costante per tutta l’opera. I “viaggi” sono potenti e ispirati, di sicura suggestione per le orecchie di chi è addestrato al genere o comunque portato a reagire con il suono in maniera creativa e libera.

Il brano di maggior durata supera gli undici minuti e s’intitola Sarin (nome terribile, è quello di un gas nervino tra i più tossici). Lo prediligo in assoluto forse perché ha la struttura più sfuggente e lirica, non troppo regolata da bordoni sinusoidali come gli altri brani. Nessuna stratificazione sonora prevale sulle altre e c’è da “perdersi” veramente (morire?) nella opportunamente gassosa (e letale?) ambientazione.

Altre quattro composizioni più brevi ma non troppo gli stanno intorno, la prima è quella che dà il titolo all’album e definisce subito, col cangiante inviluppo della sua sinusoide dominante, lo stile e le intenzioni del lavoro. A seguire vi è “Antiparticella” (un prodotto delle reazioni nucleari cosmiche) in cui compaiono anche suoni percussivi. “Super K-82-83”, il quarto pezzo in scaletta dopo “Sarin” dovrebbe invece rappresentare una sigla in ambito computeristico, ed è comunque la composizione più claustrofobia e marziale (tedesca…) del lotto. L’epilogo è rappresentato da “Weather Report”, vero e proprio evento meteorologico al microprocessore, con tuoni e pioggia elettronici.

Ottimo lavoro, degno di ascolto attento e non distratto.

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 3 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
rubens 7/10
REBBY 6/10

C Commenti

Non c'è ancora nessun commento. Scrivi tu il primo!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.