V Video

R Recensione

7/10

Moon Duo

Circles

No, i Moon Duo non sono la riedizione psichedelica della strana coppia.

Sono una coppia si, e forse sono anche un po’ strani, ma sono, soprattutto, tra i più credibili alfieri dello space-rock. Al secolo sono Erik “Ripley” Johnson, voce e chitarra, e Sanae Yamada, keybords. Circles è il loro terzo disco, in poco più di un biennio di girovogare artistico, sui polverosi palchi di mezzo mondo, e personale, dalla California al meditativo Colorado. Dal migrar del corpo al vagare della mente si sa, è un attimo, e il duo si abbandona alle letture impegnate del pensatore statunitense Emerson, la cui idea di superanima sembra impossessarsi della creatività dei nostri. Lassù, tra le montagne rocciose, partendo dall’omonimo saggio del filosofo del trascendente, nasce l’idea di Circles.

I Moon Duo, pur coerenti a se stessi, si evolvono verso una sapiente maturità artistica e, perché no, un’inedita furbizia commerciale. I riff immediati e penetranti restano il fulcro del progetto, tanto quanto le psichedeliche atmosfere seventies e le cosmiche armonie di tastiera, ma rispetto al passato la spontaneità cede il passo ad una maggiore cura dei suoni e degli arrangiamenti, valorizzati da un’accurata opera di post produzione. Sorprende il cantato, sempre accennato, ma meno sfuggente e più modulato che in passato. Il risultato di tale upgrade sono i Moon Duo 2.0 e l’output che ne deriva è Circles, confezionato tra Colorado, San Franscisco e Berlino, e distribuito dalla Sacred Bones.

Concentrico ed ipnotico, il disco di divide in due emisferi. Da una parte l’ammiccante e ritmata andatura delle raggianti “I Can see”, le melodie sovrapposte di “Free Action” e la sensuale titletrack, dai suoni pulitissimi privi delle usuali distorsioni. Dall’altra i pregevoli tentativi di contaminazione psycho-grunge made in West Coast, dall’amalgama di psichedelia e riff a-la Nirvana, delle varie “I been gone”, l’opener “Sleepwalker”, cantata in tandem, e le deliziose gemelle “Dance part III” e “Sparks”. Il riff è sostanzialmente sempre lo stesso e comuni sono anche i ritmi cadenzati, le ripetizioni ossessive e gli onnipresenti, sguscianti ed efficacissimi guitar-solo. Immancabili i consueti finali sfumati, ad assecondare quel circolare senso di infinito, fulcro del concept e magnificamente trasmesso attraverso la musica del duo. A distaccarsi in parte dal lotto, l’incidere slow stoner dell’oscura “Rolling Out”, episodio più lungo e soffocante del disco, e l’eterea perla “Trails”, con il suo onirico crescendo pinkfloydiano al termine del consueto avanzare ripetitivo.

No, i Moon Duo non sono neanche una distrazione dal’altra band di Johnson, i Wooden Shjips, sono una realtà in evoluzione che regala schizzi psichedelici sotto forma di piccole gocce di LSD musicale.

V Voti

Voto degli utenti: 6,5/10 in media su 1 voto.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
Gio Crown 6,5/10

C Commenti

C'è un commento. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

Gio Crown (ha votato 6,5 questo disco) alle 7:13 del 25 maggio 2013 ha scritto:

Eccone un'altra! Una band che pesca a piene mani da un passato più o meno lontano. Si certo gli anni '70, ma direi anche qualcosa più recente come il post-punk e grunge, Alcuni brani sono simili alla produzione di altre band ( anche se meno ossessive, sparks e dance pt. 3 free action potrebbero averli scritti i Toy) . Per alcuni brani andrei invece più lontano (scommetterei di aver sentito la chitarra di Circles nei brani di Beatles) .I pezzi più pregevoli sono sicuramnte quelli come rolling out che appunto ricordano i Pink Floyd. Nel complesso carino e piacevole da ascoltare, ma ci vuole altro per entusiasmare