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R Recensione

8/10

Morrissey

Southpaw Grammar

Dopo il grande successo di critica e di vendite riscosso da “Vauxhall and I”, con il successivo “Southpaw GrammarMorrissey liquidò le atmosfere languide e le catchy ballads del precedente lavoro, sferrando un “tiro mancino” alle classifiche ed ai “media whores”. Ed è storia fin troppo nota la sfortuna del disco, accolto tiepidamente dal pubblico e recensito in modo per lo più sfavorevole dalla stampa musicale, soprattutto inglese, che non si lasciò sfuggire l'occasione per stroncarlo, tanto più che il personaggio Morrissey, da Madstock in poi, era divenuto una facile “quarry” per i tabloids britannici. Ma al di là della persistenza di uno stereotipo negativo, sebbene attenuato nelle recensioni alla riedizione ampliata del 2009 (che nulla di sostanziale aggiunge, ed il cui maggior interesse è costituito, forse, dalle note che contiene, quei “Southpaw diaries”, redatti dallo stesso Morrissey e dai quali scopriamo, ad esempio, che voleva affidare la produzione del disco a Brian Eno), " Southpaw Grammar" è un lavoro coraggioso e brillante, insolito nella discografia del Mancuniano. Per la prima volta, nella sua carriera da solista, Morrissey scompare dalla copertina per lasciare il posto ad un vero “boxeur des rues”, ripreso frontalmente in una posa da foto segnaletica, mancante di quei riferimenti culturali che caratterizzavano le cover-star Smithsiane, anche apparentemente più anonime (es. il ragazzo di Hatful of Hollow, che esibiva sulla spalla un tatuaggio tratto dal corpus di disegni di Jean Cocteau).

"Southpaw grammar" è la “scuola del mancino”, o del “tiro sinistro”, come nello slang della boxe. E' il tipo di scuola dove finiscono gli “unruly boys” quando l'istruzione - in senso convenzionale - è stata liquidata “come un grave errore. Un disco “ con i pugni in tasca”, nudo, crudo e violento, nel quale i personaggi, avvolti in una aura di purezza e tragicità, si muovono in un mondo dove la letteratura, forse per la prima volta nell'universo Mozziano, rivela la sua patetica insufficienza a narrare la tragicità della vita. Il rovesciamento, rispetto al passato, è totale: in quei libri dove sembrava esserci“non molto di meno” che nella vita, ora non c'è più nulla. Professori impauriti e scrittori incapaci devono fare attenzione, maneggiare con cautela la miscela esplosiva dei loro allievi e lettori, in procinto di liquidarli (in ogni senso!). Perchè in ballo c'è la propria salvezza personale (“have you ever escaped from a shipwrecked life?” ) che non passa più - e forse non è mai passata - per la letteratura: “books aren't Stanley knives”. Per questo disco, più che per "Viva Hate" si sarebbe adattato il titolo di “Education in reverse”. Ma accanto al fascino rude e un po' ambiguo di una working class in lotta per la sopravvivenza, evocata sentimentalmente (la spavalderia scapestrata del Boy Racer e di Dagenham Dave) ma sconosciuta intellettualmente (“You don't know a thing about their life”) la scuola del tiro mancino è anche quella che subisce colui al quale“ la natura ha giocato un brutto tiro”: il diverso, il perdente, il nerd scoppiato, intrappolato nell'adolescenza: “a sick boy should be treated, so easily defeated”.

Il disco si apre con “The teachers are afraid of the pupils”, un suicidio commerciale di oltre undici minuti (durata sino ad allora impensabile!) dal ritmo cupo e ossessivo, incalzante, interamente costruito su un campionamento tratto dalla quinta sinfonia di Shostakovich. Questa incursione nella contemporanea resta un unicum nella carriera di Morrissey che, mai come in quest'album, lascia spazio alla musica (Southpaw, The operation) a scapito della liricità. Ed in sintonia con la vena a-culturale, con la fisicità che domina l'intero album, i testi appaiono sculture appena abbozzate, che volutamente annientano qualsiasi sofismo. Non c'è wittiness ma solo ripetizione ossessiva nel nome di “Dagenham dave”. Southpaw Grammar è dunque la soccombenza dell'Author davanti al Reader, è l'inutilità di elaborare teorie che sarebbero solo “excuse to write more lies”. E' il corpo che comanda la mente o è il contrario? Non importa più chiederselo, ma solo imparare a sopravvivere: “Do your best and don't worry”.

 

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Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 5 voti.
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Sesky 8/10

C Commenti

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Utente non più registrato alle 2:24 del 25 settembre 2010 ha scritto:

decisamente meglio "vauxhall and I"....

AnImaginaryBoy (ha votato 10 questo disco) alle 13:44 del 29 settembre 2010 ha scritto:

splendida recensione per un disco ancora troppo sottovalutato.

Emiliano (ha votato 1 questo disco) alle 14:50 del 9 ottobre 2010 ha scritto:

Recensione inappuntabile per un disco emetico.

Sesky (ha votato 8 questo disco) alle 17:19 del 11 ottobre 2010 ha scritto:

Emetico?? Se Southpaw Grammar è emetico io sono alto 3 metri...Bellissima recensione comunque!!!

jjletho (ha votato 8 questo disco) alle 17:54 del 11 ottobre 2010 ha scritto:

Buona album (altro che disco emetico!) anche se non è tra i miei preferiti di un grandissimo artista come Morrissey.

Ottima recensione!!

Emiliano (ha votato 1 questo disco) alle 18:45 del 11 ottobre 2010 ha scritto:

Emetico

Lo so che per un fan di Morissey dare uno a questo disco è un'eresia, ma io non lo sopporto proprio, causa ascolti involontari forzati durati 3 anni da parte di un coinquilino. Per lo stesso motivo non sopporto Thom Yorke. Semplicemente, vedendomelo lì fra i classiconi, non ho resistito.