R Recensione

8/10

Neil Young

Sleeps With Angels

Sleeps With Angels, il venticinquesimo album studio di Neil Young, è l'album dei SE...

Il disco era quasi pronto quando la notizia del suicidio di Kurt Cobain, morto con un buco in testa ed i versi del loner come saluto, toccò a tal punto Mr Young da farlo rientrare in studio per registrare il brano "Sleeps with angels", e dedicare così l'intera opera all'angelo caduto di Aberdeen.

Cosa sarebbe stato di quest' album senza il tragico evento ?

Ma cosa ancora più importante, cosa sarebbe stato del poeta del grunge se Mr Young fosse riuscito ad incontrarlo prima ?

Lui che era passato attraverso mille inferni, avrebbe saputo placare le fiamme che avvolgevano da anni ormai il genio maledetto di Kurt ?

Non ci sono risposte, ma solo canzoni che il tempo ancora non cancella. Come questo album, sicuramente non il migliore della lunghissima carriera del cantautore canadese. Un album strano, troppo eclettico per molti versi, eppure incredibilmente emozionante. Un disco dove la "sporcizia e la ruggine" (marchi di fabbrica di Young) convivono con una particolare attitudine barocca e sofisticata.

Basta ascoltare l'iniziale "My Heart" per capire di cosa parlo: ci sembra di vederlo Neil, grosso e goffo, chino su un clavicembalo troppo piccolo per la sua mole, cercando la grazia ad ogni costo, trovandola. Il miracolo del leggiadro ballo di un orso in un negozio di porcellane.

Segue "Prime of life" atipico pezzo introddotto da un ancestrale assolo di flauto, brano che non sfigurerebbe affatto nella tracklist di Rust Never Sleeps, tra "Pochaontas" e "Ride my Llama".

Attraveso la preghiera urbana di "Driveby" arriviamo a "Sleeps with angels", marcia elettrica che procede a sbalzi e stop improvvisi con un testo fin troppo chiaro....

Western Hero è uno dei brani meglio riusciti, dove il famoso impeto younghiano si lega a perfezione ad una produzione più ragionata, il pezzo è legato sia per melodia che per testo ad un altro brano del disco, "Train of love", bizarra trovate che riesce però nel dare un certo ordine ad un disco dominato dalla confusione.

Caos che invece regna sovrano nella lunga cavalcata di "Change your mind", quasi 15 minuti di melodie che si alternano, assoli che si susseguono ed il falsetto di Young che guida il tutto.

Seguono i pezzi più scuri del disco: "Blue Eden", blues malato, ubriaco e senza speranza. "Safeway cart", sussuro notturno sommesso e minaccioso. "Trans am" dove Neil veste i panni del crooner e smette per un brano il suo falsetto.

In chiusura torna il rumore, "Piece of crap"è un tripudio di stonature, note sbagliate, tempi mancati e urla buttate a caso. Il seme che a detta di molti diede vita al grunge. Il rock secondo Neil Young. ...it's better to burn out than to fade away....

V Voti

Voto degli utenti: 8,9/10 in media su 7 voti.
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sarah 8/10
Suicida 8,5/10
NDP 10/10
D10S 9,5/10

C Commenti

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sarah (ha votato 8 questo disco) alle 14:51 del 24 febbraio 2010 ha scritto:

Disco molto buono! Ci fosse stata pure la "Philadelphia" dello stesso anno sarebbe stato un quasi capolavoro.

DonJunio (ha votato 9 questo disco) alle 13:18 del 17 marzo 2010 ha scritto:

Il miglior Young degli ultimi 30 anni, la sua "trilogia del dolore" aggiornata agli anni del grunge.

ThirdEye (ha votato 9 questo disco) alle 19:57 del 18 marzo 2012 ha scritto:

Che dire

Dopo il vuoto totale degli anni 80, Young pubblica questo capolavoro assoluto, l'ultimo della sua carriera. Poi, Mirrorball, con i Pearl Jam, anch esso ottimo, ma non a questi livelli, per poi ritornare a mio avviso nel nulla più totale..