The Cure
4:13 Dream
Dopo 4 anni dal controverso "The Cure" torna la band di Robert Smith ormai diventata un rodato quartetto con il rietro del fido Porl Thompson al posto di Perry Bamonte e Roger O'Donnell. La storia di questo "4:13 Dream" è stata parecchio travagliata con la band impegnata in continui ritocchi su ben 33 canzoni registrate che dovevano convogliare in un doppio album respinto però dalla casa discografica e quindi suddiviso in due dischi singoli. Quello a cui ci troviamo di fronte è la prima metà, quella più rock-pop mentre il secondo CD, preannunciato come "the dark album" arriverà nei negozi intorno ad Aprile 2009.
L'attesa era molta soprattutto per il mezzo passo falso del disco precedente che pur avendo avuto un discreto successo (in Italia è il disco più venduto in assoluto dei Cure!) aveva spaccato critica, fans e la band stessa. C'è da dire immediatamente che il ritorno nei ranghi di Porl Thompson si sente eccome, il talentuoso chitarrista (nonchè autore dell'artwork del disco come ai bei tempi di "Wish") dà un tocco che effettivamente mancava ai Cure da una quindicina d'anni. A livello di suono siamo a metà tra il chitarrismo di "Wish" ed il piglio live di "The Cure", mentre i brani sono agili pensierini rock che strizzano l'occhio al pop. A questa equazione si sottraggono la maestosa "Underneath the Stars" posta in apertura, degna erede di "Plainsong" e sicuramente il pezzo migliore della band del 1989, il finale terremotante alla "Shiver and Shake" di "It's Over" e soprattutto "Scream", brano dalla doppia anima con una prima parte languida e orientaleggiante che rimanda ai suoni di "The Top" e la seconda parte che riprende il discorso di "The Promise".
A differenza del suo predecessore il disco mantiene una qualità costante durante tutte le 13 tracce, da cui sono stati estratti ben 4 singoli pubblicati mensilmente a partire da Maggio; come è ormai tradizione di casa Cure, i brani selezionati per le radio (in realtà l'airplay è stato minimo anche per l'assenza di videoclip) non sono nè i migliori, nè i più spendibili come singoli: "The Only One" è la sorella minore di "High" che pur non stonando nell'album è sicuramente il brano più scontato del lotto, l'irrequieta "Freakshow" il cui piglio scanzonato ci riporta ad episodi del passato come "Let's Go To Bed", "Hot Hot Hot", "Hey You!", "Why Can't I Be You?", il più che piacevole pop romantico di "The Perfect Boy" e "Sleep When I'm Dead" riprese da un vecchio demo inutilizzato per "The Head On The Door" e non a caso ci riporta alle atmosfere dense di wah-wah di "The Baby Scream".
I rimanenti brani nascondono piacevoli sorprese senza gridare al mirocolo come la neworderiana "The Reason Why", "The Hungry Ghost", la breve ballata (l'unica del disco) "Sirensong" che ricorda "Jupiter Crash" nell'incedere, ma che viene dotata di anima propria grazia ad un'inedita steel guitar che le dona un tocco sognante, ma grazie al breve minutaggio evita di diventare stucchevole; l'unico brano da skippare è l'hendrixiana "Switch" che è una via di mezzo tra il chitarrismo furioso di "Never Enough" e l'incedere di "Cut" che però non lascia il segno.
I brani che meritano una menzione particolare sono "The Real Snowhite" una specie di alternative-hard-pop-rock multiforme, "This. Here and Now. With You" dove Smith giogioneggia quasi capricciosamente con la voce come non accadeva dai tempi di "Wild Mood Swings", regalandoci uno dei migliori ritornelli di sempre dei Cure e firmando un ennesimo grande singolo mai uscito (come già successo nel passato con "Play For Today", "2 Late", "Doing The Unstuck", "Return" ed anche "Before Three", perchè no).
In definitiva un ritorno più che convincente, agile, fresco e che scivola via con piacere regalandoci un paio di nuovi classici e molti brani validi e solidi. Piccola pecca il mix poco definito con tutti gli strumenti piuttosto impastati. Peccato che la Universal sembri supportare poco o nulla la band con una pessima distribuzione dei singoli, della versione in vinile e dei brani su iTunes. Ora non ci resta che attendere il seguito per un vero e proprio tour di supporto.
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