V Video

R Recensione

8/10

Cranes

Cranes

C’erano una volta i Cranes, band proveniente da Portsmouth - South England. Rapidamente inseriti nel giro che conta grazie al sostegno di Robert Smith dei Cure che, all’apice del trionfo creativo di Disintegration, si lascia sedurre dal sound della band e decide di ingaggiarli come support-act per il successivo tour di Wish del ’92.

La band dei fratelli Shaw ammalia con la sua miscela di dark wave….senza compromessi, assoluto divieto di sovrapposizione strumentale, melodie scarne, sonorità esili quanto penetranti, sporadici innesti di umori classicheggianti. Dopo un mini lp e vari singoli di rodaggio, Wings Of Joy del 1991 è un debutto brillante che va a colmare il vuoto lasciato dalla dipartita di band di culto in ambito dark, e la cosidetta “commercializzazione” dei superstiti gruppi storici (come appunto i Cure che con Wish inaugureranno la loro definitiva stagione easy).

Seguono altri lavori di grande rilevanza: Forever (’93) e Loved (‘94), qualche inevitabile passo falso, poi la crescita umana porta con sé i semi dell’evoluzione artistica ed una ritrovata dimensione creativa, e oggi, a quattro anni dal precedente lavoro, tornano i Cranes con un album (come direbbero in terra di Albione) self titled.

Quaranta minuti di arte dei suoni di grande risposta emotiva: il raggio d’azione è quello esplorato nel recente passato, il dream pop dei maestri Cocteau Twins, sofisticatezze e spiritualità del Mark Hollis maturo, il portamento nobile di Dead Can Dance e Bel Canto, tratto caratteristico l’enigmatico orientamento minimalista delle composizioni di Jim Shaw e la inimitabile voce da bimba impudica di Alison Shaw.

Le tracce si distendono senza il consueto clichè strofa/ritornello, si muovono piuttosto in un flusso controllato e direzionato, sempre di grande suggestione sia nelle tentazioni romantiche di Worlds e Collecting Stones, sia quando ci si avvicina alle oscure acque di area Bark Psychosis e This Mortal Coil (Panorama e Move Along), con la tessitura sonora di pregiato garbo stilistico delle splendide Feathers e Wires, i Cranes offrono una versione astratta e futurista di sé stessi, sfiorando paesaggi notturni di ambient pop.

Il graditissimo ritorno di una band in splendida condizione psicofisica, cedere alle delizie arcane di questo album è esperienza vivamente consigliata.

 (in tour in Italia in questi giorni. Roma, Milano, Cesena, Padova)

 

V Voti

Voto degli utenti: 8,7/10 in media su 9 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
REBBY 9/10
krikka 9/10

C Commenti

Ci sono 3 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

fabfabfab (ha votato 6 questo disco) alle 9:56 del 25 ottobre 2008 ha scritto:

Belle trame dark-ambient. Alla lunga la voce infantile della vocalist fa venire il magone...

mantomaxbike (ha votato 10 questo disco) alle 21:06 del 7 novembre 2008 ha scritto:

Gradito ritorno

E' un gradito ritorno quello dei Cranes, con sonorità per niente banali o ripetitive, come si poteva temere.

La voce di Alison è ancora "incredibile" come un tempo e l'emozione che suscita nell'ascoltarla è la medesima della prima volta.

Disco consigliato veramente (a chi ama certe sonorità).

Recensione ottima, centrata in pieno.

REBBY (ha votato 9 questo disco) alle 11:11 del 26 gennaio 2009 ha scritto:

Sottoscrivo in pieno l'intervento di mantomaxbike,

aggiungo solo che con qualche carillon in meno sarebbe stato perfetto. Anche così comunque mi

gusta molto.