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Classifica 2012 di Filippo Maradei
10. Fort Romeau
Kingdoms (100 Silk 2012)
9. Edda
Odio i Vivi (Niegazowana 2012)
8. Father Murphy
Anyway, Your Children Will Deny It (Aagoo 2012)
7. Michael Kiwanuka
Home Again (Polydor Records 2012)
Lavoro personalissimo, un soul che conquista al primo ascolto, e un uomo, il nostro Michael, forse troppo sincero e vero per i nostri tempi. Musica onesta, rarissima.
6. Miguel
Kaleidoscope Dream (RCA 2012)
Tra le migliori uscite r'n'b dell'anno: quando voce, scrittura e basi volano nell'iperuranio della creatività.
5. Blondes
Blondes (Rvng Intl. 2012)
Lavoro eccellente: certe volte, di sottofondo, va in loop infinito senza accorgersene. Ipnotico.
4. John Talabot
in (Permanent Vacation 2012)
Insieme all'ominimo dei Blondes, al semi-omonimo dei Trust, e di fronte a questo totally-anonimo di John Talabot, dunque, ci troviamo davanti i tre album elettronici più cool e trasformisti dell'anno. Nostalgico e spiaggioso.
3. Trust
TRST (Arts & Crafts 2012)
Disco possente, un synth-pop color pece che è la perfetta sintesi di tante piccole cose sparse: qualche base goth-tech degli Austra ("Beat And a Pulse" potrebbe trovar posto benissimo accanto a una "Bulbform" fantasma spettrale), ritorni di fiamma dance à la Crystal Castles, beat psicotici e tribali presi in prestito da Forest Swords ("Candy Walls" canzone della vita e anche di quella dopo), e qualche ammaccatura witch-industrial. Scuro e magnetico, da avere.
2. Actress
R.I.P. (Honest Jon's 2012)
Un album che non ha punti deboli, buchi morti, ma al contrario: è un concentrato compresso di idee, momenti di creatività straripante, di armonie geniali interrotte a metà (altri rimandi al funambolico Flying Lotus), il cui unico difetto, forse, sta proprio nell'impossibilità di riversare tutto, comodamente, in un unico disco. In principio, quindi, era un principio semplice, il glitch: l'errore per l'arte. Ora di meno: l'errore per il bello. A tante, piccole, dosi.
1. Kendrick Lamar
Good Kid, M.A.A.D. City (Top Dawg / Aftermath / Interscope 2012)
Disco FAVOLOSO, un album che può tranquillamente collocarsi alla destra di "The College Dropout" di West, che si presenta come la perfetta linea di congiunzione tra certo rap frastagliato di Drake e molto intimo spiritualismo del primo Kanye West. Le basi sono magnetiche, una più riuscita dell'altra, ma sono le voci - le voci! - a incoronare il tutto: tanto lavoro su queste, tra echi di androginia buraliana in certi spezzoni e modulazioni da brividi.