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Classifica 2013 di Matteo Castello
6. Kanye West
Yeezus (Roc-A-Fella & Def Jam 2013)
Kanye West, come ha detto qualcuno, è il David Bowie della black music degli anni Zero. Camaleontico, supremo, patetico, spettacolare. Con questo Yeezus, West mette a segno un altro colpo sicuro dopo i barocchismi di My Beautiful Dark Twisted Fantasy, arrivando a forgiare le sue composizioni più efferate e underground di sempre. Un lavoro notevole, che arriva diretto come un pugno.
5. King Krule
6 Feet Beneath the Moon (XL Recordings 2013)
King Krule è giovanissimo ma ha le idee chiare, chiarissime. Una sorta di Tom Waits dell'indie-rock. Ma non solo: Archy Marshall naviga con maestria nelle principali tendenze stilistiche dell'underground britannico degli ultimi anni, facendo incetta di estetica dubstep, di brit-rock destrutturato e urbano, di schegge di elettronica sperimentale.
4. Peace
In Love (Columbia 2013)
Il manifesto indispensabile del Madchester revival. Un'attuale e innovativa rilettura dello spirito baggy dei tempi che furono, che però fagocita le tendenze estetiche contemporanee. Un piglio dancy (i Friendly Fires che incontrano l'indie-pop degli Heartbreaks?) che da' la scossa a quattordici brani che, nel loro apparire immediati e catchy, si sorreggono su imponenti strutture sature di chitarre shoegaze e intuizioni sonore di ogni genere. Un trascinante capolavoro pop.
3. White Lies
Big TV (Fiction Records 2013)
Il definitivo capolavoro della band londinese: non un pezzo sotto la perfezione, non un riempitivo. Solo ottima wave dove nulla è lasciato al caso. La scrittura è da maestri, il mood è trascinante, coinvolgente, le trame sonore sono fittissime e le impennate melodiche mozzafiato. Un gioiello pop di grande caratura.
2. Laura Marling
Once I Was An Eagle (Virgin 2013)
Laura Marling continua nella sua cavalcata solitaria attraverso la storia del folk, dimostrando di aver metabolizzato alla perfezione oltre sessant'anni di tradizione. Niente enciclopedismi, però: la scrittura è freschissima, lo spirito è assolutamente contemporaneo (con quella serietà che, però, manca a molti dei suoi coetanei). La Marling si conferma come la più grande e autorevole songwriter folk della sua generazione.
1. These New Puritans
Field of Reeds (Infectious 2013)
I These New Puritans stanno fuori dal mondo: la loro musica è -letteralmente- nuova, erige ponti tra un passato scomposto e metabolizzato e un futuro ancora da immaginare. Eliminati i tribalismi ritmici di Hidden, qui prevalgono algide spianate che segnano un rinnovato patto tra pop sperimentale e classica contemporanea, tra musica da camera e minimalismo.