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Classifica 2013 di Mauro Molinaro
10. Still Corners
Strange Pleasures (Sub Pop 2013)
Concretezza estetica in scenari '80s cinematici (Drive), electro-cromatici (Chromatics, appunto), splendidamente trasognati e ricorsivi come solo i Beach House. L'instant classic "Berlin Lovers" compatta ed esaspera questi tratti, elevandola tra i capolavori degli ultimi anni.
9. Cloud Control
Dream Cave (Infectiuos 2013)
Indie rock d'impostazione folk (si ascolti l'unplugged di "Dream Cave") che pesca a piene mani nell'art pop, nel dream pop e a piccole dosi anche nell'elettronica. I Cloud Control, in tutto questo, ne traggono una sintesi estetica (in senso compatto, dalla gestalt pop, proprio come gli Alt-J lo scorso anno) ottima, declinata a volte in composizioni superiori ("The Smoke, The Feeling", "Dojo Rising", "Island Living").
8. Jon Hopkins
Immunity (Domino 2013)
Rendere altamente affettivo ed evocativo un sound elettronico (l'IDM, il glitch, le strutture minimal techno) di per sé astratto: con "Immunity" Jon Hopkins centra in pieno l'obiettivo.
7. Blood Orange
Cupid Deluxe (Domino 2013)
Dopo anni di moratoria alla cerca di un'identità artistica, Dev Hynes definisce al meglio la sua maschera: R'n'B, funky ed electro pop esotico emergono e si condensano tra un senso di decadenza newyorkese (la jacksoniana "Time Will Tell") e ritorni all'origine ("Chamakay").
6. Local Natives
Hummingbird (French Kiss 2013)
Semplicemente: il disco art pop dell'anno.
5. Vampire Weekend
Modern Vampires Of The City (XL Recordings 2013)
L'opera esistenziale dei Vampire Weekend passa dalla riduzione afro pop del loro sound. Sicché, le composizioni aumentano in complessità e l'estetica dell'opera in qualità.
4. The National
Trouble Will Find Me (4AD 2013)
Denaturazione del loro stile (a partire da "High Violet"), nei presupposti un ritorno all'origini, normalizzazione (a partire dalla voce di Berninger) e appiattimento del sound: si è detto un po' di tutto su questo "Trouble Will Find Me". La verità è che un disco rock capace di coniugare impostazione cantautorale (le splendide ballate "Pink Rabbits", "This is The Last Time", "Should Live in Salt"), distorsioni ("Sea of Love") wave ("Graceless") e solita, commovente introspezione ("Demons", "Don't Swallow The Cap") l'hanno fatto solo i National, quest'anno. Chapeau
3. Rhye
Woman (Polydor 2013)
"Woman" è soul androgino, carnale (Milosh), a penetrare in eleganti strutture sophisti pop ed electro-funky (Hannibal). Da qui, emergono melodie sensuali, slanci sexy e idealizzati; ed un'appagamento dei sensi unico.
2. Arctic Monkeys
AM (Domino 2013)
Prosegue la crescita è l’americanizzazione del sound dei quattro di Sheffield, che con "AM" sfornano un album pop perfetto, capace di aprirsi tanto al blues-hard rock ("Do I Wanna Know?", "R U Mine") quanto all'R'n'B ("Why'd You Only Call Me When You're High", "One For The Road") e a certe pose cantautorali inedite (i versi capolavoro di John Cooper Clarke, in "I Wanna Be Yours"). Tra i gruppi miliari del nostro tempo.
1. These New Puritans
Field of Reeds (Infectious 2013)
Esperienza trascendentale, metafisica pop piegata all'avanguardia e alla classica; commovente fino alla disperazione per gli squarci esistenziali provocati ("Field of Reeds"), ma anche razionale e astratto in alcune sue estetiche avorio ("Organ Eternal"). Non ci sono parole adeguate per descrivere ciò che "Field of Reeds" rappresenta; banalmente: album dell'anno, tra gli album della vita.