C I 133 dischi indispensabili del decennio

I 133 dischi indispensabili del decennio 2000-200900010203040506070809

R Untrue

Untrue8/10

Burial
Untrue (Hyperdub 2007)

Per molti di noi, quella del 2007 è stata un’annata caratterizzata da un’inarrestabile e costante ascesa di quel suono specificamente urbano e britannico...
simone coacci

Musica fumigante e siderale, ombre di soul su una cortina di luce piovuta da stelle già morte e stagliata sui ritmi spossati e ipnotici di una metropoli sonnambula. Se mai ci ricapiterà di ripensare con nostalgia a questo decennio, lo faremo con questo disco in sottofondo.

target

L'archetipo scuro della musica nuova (e del senso) di un decennio. Divino.

Cas

L'apice indiscusso della ricca scena dubstep inglese. Qui la solidità e la consistenza tipica del genere viene spogliata per una celebrazione del fantasma, dello scheletro del dubstep. Rimane solo il ricordo dei beat dei club notturni. Riecheggia nella testa mentre la città scorre. Suoni ovattati e pulsanti, memori di decibel frastornanti, ci accompagnano in quella che è la straordinaria rappresentazione di un fine nottata nella metropoli londinese.

R Rise Above

Rise Above8/10

Dirty Projectors
Rise Above (Dead Oceans 2007)

Immaginate. Che cos’hanno in comune un polistrumentista, nerd e occhialuto, che bazzica i lidi sonori folkeggianti di Xavier Rudd e Devendra Banhart (solo per...
fabfabfab

Il capolavoro dei Black Flag è solo un pretesto per dare libero sfogo ai deliri di Dave Longstreth. Accompagnato da due splendide voci femminili ed aiutato da una notevole tecnica chitarristica, questo bizzarro personaggio mette in atto una rivisitazione molto particolare di "Demaged" fatta di folk acido, cori etiopi, accenni reggae e molta, molta, personalità. Disco-cult, si diceva una volta.

R Person Pitch

Person Pitch9/10

Panda Bear
Person Pitch (Paw Tracks 2007)

Ed eccolo il primo disco della primavera: ‘Person Pitch’ di Panda bear, nient’altri che Noah Lennox, già drummer nei superlativi Animal Collective, ci...
Cas

Panda Bear dà alle stampe il suo definitivo capolavoro. Si possono unire Beach Boys e ecstasy? Si possono far rivivere le coralità e i freak out dei più solari anni '60 in chiave sintetica e post-moderna? Assolutamente si, e i risultati sono entusiasmanti. Ascoltare per credere.

R North Star Deserter

North Star Deserter

Vic Chesnutt
North Star Deserter, 2007


Scrivi una recensione di questo disco
Alessandro Pascale

Vic Chesnutt è probabilmente il più grande e sottovalutato cantautore dell'ultimo ventennio. North Star Deserter è solo uno dei tanti capolavori che ha realizzato, pur raggiungendo punte di lirismo e intensità estremi che raramente abbiamo avuto occasione di ascoltare ad un simile livello di sincerità.

fabfabfab

Uno dei vertici di una delle numerose carriere di Vic Chesnutt. L'apporto dei musicisti della scuderia Constellation aggiunge elementi di dinamismo e ricchezza sonora interessanti, ma il cuore dell'opera è sempre lì, nel cuore di Vic.

paolo gazzola

L’album capolavoro dell’immensa voce di Jacksonville forse non sarà per tutti il suo album migliore. Ci sarà chi potrà preferirgli West Of Rome, o Ghetto Bells, o qualunque altro (ne escluderei giusto un paio) della sua ventennale carriera. Perché Vic era così, imbarazzante nella sua rocciosa, spontanea qualità. Troppo sincero per fare un buco nell’acqua. North Star Deserter fece il botto in quanto primo luogo di collisione tra la fragilità di Chesnutt e la potenza del collettivo Constellation (GY!BE, Silver Mt. Zion) capitanato da Guy Picciotto. Elementi antitetici dimostratisi complementari, vicendevolmente implementanti. Come se un bastardo uscisse più bello dei genitori di razza. Vero che, personalmente, fra i brani qui presenti, non amo Splendid. Vero anche, però, che pezzi come Glossolalia, Everything I Say o Debriefing (per citarne tre) sono un qualcosa che non si può non conoscere. Potrà anche non piacervi Vic, ma sinceratevene fuori da ogni dubbio. Il rischio è che vi scappi una delle più dolci, vibranti e durature gioie umanamente godibili.

R Mirrored

Mirrored9/10

Battles
Mirrored (Warp-Self 2007)

È molto basso il rischio di sbrodolare nell’eccesso di enfasi considerando i Battles IL supergruppo ideale, poichè costituito da vere e proprie stelle del più...
fabfabfab

Sei i Don Caballero erano la matematica, qui siamo allo studio di funzioni. Una musica scientifica, precisa, rigorosa eppure fisicamente coinvolgente. Non tutti i musicisti supertecnici si fermano all'onanismo.

Marco_Biasio

L'onda d'urto assestata da "Mirrored" al rock tutto - non solo, dunque, quello limitato al suo anno d'uscita - ha dello stupefacente, e si protrae ancora oggi con vibrazioni eccezionali. Math rock filtrato da escrescenze zappiane, System Of A Down espressionistici in giro per ottovolanti jungle, una casa degli specchi dove ogni riflesso è diverso, infernale, e scosso dagli impulsi frementi dell'immensa batteria di John Stainer, tellurica come nessun metronomo riuscirebbe mai a fare. Un godimento unico, a cui è impossibile sottrarsi.

paolo gazzola

Battles, Mirrored. Ovvero: del come scoprire l’America per la terza volta. Ian Williams, dopo aver elevato i Don Caballero alla dimensione del culto puro, dopo aver rielaborato e superato quello stesso limite con gli Storm And Stress, riesce attraverso i Battles ad andare ancora oltre, vivificando a 15 anni dalla sua nascita il linguaggio del math-rock. Coadiuvato da musicisti eccezionali (John Stanier degli Helmet, David Konopka dei Lynx e Tyonday Braxton, figlio del grande Anthony), Williams contamina gli elementi del math-rock con influenze che vengono dall’elettronica e dal prog, dando vita ad un lavoro straordinariamente a fuoco, creativamente esaltante sia per la qualità compositiva (e di arrangiamento) che per il cristallino rigore esecutivo. Musica mai facile, ma in ogni caso l’opera di Williams più accessibile. Atlas dice tutto.

R Dell’Impero Delle Tenebre

Dell’Impero Delle Tenebre9/10

Il Teatro Degli Orrori
Dell’Impero Delle Tenebre (Tempesta-Venus 2007)

Il mondo è un palcoscenico, e che lo vogliamo o no la vita è sempre una rappresentazione. Che sia una commedia o una tragedia (spesso comunque comica), dipende...
Alessandro Pascale

Il Teatro degli Orrori è la speranza dell'Italia che continua a incazzarsi e a non mollare. E' solo per questo è uno dei dischi più fottutamente rock che sia uscito nella nostra penisola negli ultimi anni.

bargeld

Arrivare a scrivere dopo Marco dà sempre un senso di incompletezza al commento! E allora leggetevi le sue parole, ho poco da aggiungere. Probabilmente amiamo quest'album allo stesso modo, uno dei miei, se non il mio, disco italiano del decennio.

Marco_Biasio

I Jesus Lizard come li intenderebbe Carmelo Bene. Ma adesso basta luoghi comuni: musica, maestro. Il sipario sull'opera prima della nuova fenice di Pierpaolo Capovilla e Giulio Ragno Favero si alza con veemenza, fisicità, vigore. Un intreccio di rimandi, citazioni, interpretazioni (solo nel terzetto iniziale si alternano Carmelo Bene, gli Scratch Acid e Charles Baudelaire), musica che diventa teatro e teatro in musica, i deliri monologhistici di Capovilla sotto scariche post-core di violenza a volte efferata (la coda di "Dio Mio", "E Lei Venne!", "Compagna Teresa"). Il Teatro Degli Orrori è, però, anche e soprattutto coscienza civile. Abbiamo perso la memoria del Ventesimo Secolo, ma soprattutto abbiamo perso. Sarà per questo che odiamo Milano ("Il Turbamento Della Gelosia"). Quando poi le chitarre si abbassano - si fa per dire - s'intravede una vena melodica e cantautorale di fattura pregevole, sempre obliqua e sbilenca (il western introspettivo di "Lezione Di Musica", il commiato funebre de "La Canzone Di Tom", la litania marziale con virulenta coda noise in "Maria Maddalena"). Indietro non si ritorna: questo è poco ma sicuro.

R Craft Of The Lost Art

Craft Of The Lost Art

Shape Of Broad Minds
Craft Of The Lost Art, 2007


Scrivi una recensione di questo disco
loson

Jneiro Jarel. Ovvero la scienza del beat, direttamente da Afrika Bambaataa, passando per Dan The Automator fino a El-P. Difficile dire cosa il nostro uomo non riesca a fare: Mc, cantante, dj, produttore, e che altro? Di certo fine pensatore di un nuovo "abstract hip-hop" che, in verità, di astratto ha ben poco. Il suo, piuttosto, è il tentativo di riverniciare lo scheletro dell'hip-hop mainstream per renderlo di nuovo "futuribile", riallacciandosi all'electro come al cool-jazz o al synth-pop. Ecco che il capolavoro "Craft Of The Lost Art" si erge a psichedelica fantasmagoria di beat rifratti, atmosfere fantascientifiche, persino echi folk (non sto scherzando: ascoltate l'acustica e i cori sognanti in "Changes"). Un regno di suoni aggrovigliati in cui la melodia torna a farsi portatrice di ansia rigeneratrice, un caos creativo in cui il registra Jarel non perde mai la bussola. E' quasi impossibile spiegare a parole tutto quello che succede in questo disco, ma basti citare tre episodi: l'apocalittica e sibilante "Light Years Away", ossia l'hip-hop che avrebbero concepito gli Human League; "They Don't Know" una meraviglia "jazzy" che setaccia D'Angelo e semina brandelli di caos aritmico; il sogno subacqueo di "Solo (Underwater)", graziato da voce femminile sottilissima: forse la cosa più triste e solenne che si sia sentita da anni in campo hip-hop.

R Churning Strides

Churning Strides9/10

Thee, Stranded Horse
Churning Strides (Blank Tapes 2007)

I dischi spogli sono come gli inverni dell’infanzia. Sono come domeniche nuvolose in cui non apri neppure le doppiefinestre. “Churning Strides” è un disco di...
target

Disco scheletrico, fatto di pochissime cose (voce, chitarra, kora), ma capace di raggiungere la sostanza. Tra Francia e Bristol, con l'Africa in testa, vaga nell'ombra un piccolo mago dell’emozione triste.

R Boxer

Boxer8/10

The National
Boxer (Beggars Banquet 2007)

Arrivati al quarto album, i National non deludono le aspettative e confermano le vette compositive raggiunte col precedente, splendido, "Alligator"; a...
Alessandro Pascale

Gli Interpol che incontrano Leonard Cohen. Le chitarre che si incrociano tra liriche raffinatissime e arrangiamenti perfetti. La poesia di Ian Curtis che riemerge qua e là andando ad innestarsi in una progressione di canzoni alt-rock irresistibili. Un pò wave, un pò dark, un pò qualità cantautoriale, tanta, tanta classe per uno dei migliori dischi di canzoni rock in circolazione.

target

La scrittura dei National raggiunge in "Boxer" il picco di eleganza e capacità evocativa, con arrangiamenti che preferiscono il velluto alla carta vetrata, rimandando diritti a una New York vertiginosa ma dalle angosce sommerse. Piccolo miracolo.

R All Hour Cymbals

All Hour Cymbals

Yeasayer
All Hour Cymbals, 2007


Scrivi una recensione di questo disco
target

A un certo punto del decennio si comincia a parlare di weird folk e a rispolverare l'aggettivo freak. La cosa, all'inizio, lascia perplessi, o addirittura irrita. Ma basta ascoltare gli Yeasayer nei loro baccanali sfrenati di "All Hour Cymbals" e tutto avrà senso. Un bellissimo senso.

fabfabfab

Uno degli esordi migliori del decennio. Tra rimandi africani, handclapping, freak folk ed uno splendido utilizzo dello strumento vocale che farà scuola. Andranno molto lontano.