R The Bachelor
Patrick WolfThe Bachelor (Bloody Chamber Music 2009)
Gli anni dispari sembrano essere quelli preferiti da Patrick Wolf, quarto disco e quarto cambio di label per l’irrequieto ex enfant prodige. Registrato a...Il libro di testo del kaleidopop. Struttura e arrangiamenti superbi, interpretazione vocale incantevole, chi vorrà cimentarsi col pop del terzo millennio dovrà per forza di cose misurarsi con questo lavoro.
R Tarot Sport
Fuck ButtonsTarot Sport (ATP Recordings 2009)
Ahi quanto a dir qual era è cosa dura, lombra del secondo disco ha fatto unaltra vittima sicura. Si sarebbe potuto, avete ragione, lasciare in pace lanima...Le asperità harsh dell'esordio "Street Horrrsing" si risolvono in un suono più levigato, dirompente e fluviale, che pone maggiormente l'accento sui particolari ("Rough Steez") ma che rischia, cosa imprevedibile, anche di annoiare, specie quando le strutture si ripetono con metodo kraut senza variazioni ("Space Mountain"). Un passo indietro.
L'elettronica cerca e trova con successo una travolgente fusione con la psichedelia e l'ambient. La potenza di brani come Flight of the featherd serpent, Surf solar e The lisbon maru è qualcosa di stupefacente. Un suono liquido e avvolgente che stordisce e colpisce come un'incudine.
R Seek Magic
Memory TapesSeek Magic (Something In Construction 2009)
Reimmaginatevi il futuro. Quel futuro. Quello che oggi è passato. Ripensatevelo come cornucopia generosa dalla quale traboccano frutta fresca, panna montata...Se fossi stato giovane negli anni '80...non avrei ascoltato synth pop, questo è certo. Però sono giovane negli anni zero, quindi mi godo senza pregiudizi le rivisitazioni glo-fi dei Memory tapes, maestri del pop ipnagogico, superbi nel congelare l'hype e chiuderlo in una rassicurante ed evocativa intimità. Synth pop da cameretta. Imperdibile.
Dayve Hawk acquerella una colata di invenzioni elettroniche patinate di bassa fedeltà, tra atmosfere sognanti e rigurgiti di memorie synth-pop verniciate di azzurro, per una girandola frastornante di melodie. Un disco che più che cercare la magia, ha il potere di crearla illimitatamente.
R No More Stories Are Told Today I m Sorry They Washed Away. No More Stories The World Is Grey I m Sorry Let s Wash Away
MewNo More Stories Are Told Today I m Sorry They Washed Away. No More Stories The World Is Grey I m Sorry Let s Wash Away (Sony 2009)
Le lingue sono specchi fedeli delle culture che mettono in parola: questo è un dato di fatto. E se litaliano non conosce un termine per kitsch, tanto da...La band che più di ogni altra nel decennio zero ha cercato di coniugare estetica mainstream e impianto indie, sonorità da arena e melodie svirgolate, easy-listening raffinato e contorti inviluppi tecnici, ingenuità sognanti e complicazioni cerebrali, restando sempre nei confini del pop. Un pop, certo, sbilenco e spigoloso, che qui trova il suo trionfo, per quantità e qualità. The world is not grey: viva la fantasia.
R Midtown 120 Blues
Dj SprinklesMidtown 120 Blues (MuleMusiq 2009)
House isn't so much a sound as a situation: così ammonisce severamente Terre Thaemlitz, alias Dj Sprinkles.
Terre è un nome storico della scena house oggi di...Un disco che incarna, celebra e crocifigge la vita tutta. Punto.
La musica house abbandona per un attimo le luci ed i clamori della pista da ballo per diventare intimità sofferta, per riscoprire le proprie radici e la propria storia, per sviscerare tutto il suo blues. Un disco semplicemente commovente.
Chi si aspettava che l'anima della musica house, quella capace di trasudarne l'essenza, si presentasse nel 2009? Io per niente. Eppure eccola qui, in questo stupendo capolavoro caratterizzato da un'intensità da brividi, da una forza e una profondità senza precedenti. Una vera e propria apologia della musica house e nello stesso tempo il suo epitaffio. Qui dentro c'è tutto quello che ha significato, c'è tutta la sua storia, i suoi dolori e i suoi martiri.
R Inspiration Information
Mulatu Astatke & The Heliocentrics Inspiration Information (Strut Records 2009)
A vederlo così, con quella faccia piena e lo sguardo buono, i capelli radi e brizzolati, potreste scambiarlo per un diplomatico, o per un ricco commerciante di...Testa e polmoni. Geometrie e muscoli. Addis Abbeba e New York. Vibrafono e batteria. Ethio jazz e funk nero. Sun Ra e Dj. Shadow. Unitevi agli Heliocentrics, e fate largo a Re Mulatu.
R Embryonic
The Flaming LipsEmbryonic (Warner Bros 2009)
Bizzarri, malati, psichedelici…Questi sono i primi tre aggettivi che balzano alla mente osservando l’artwork di questo doppio album, ancor prima di inserire...Elefantiasi psichedelica il più delle volte condotta sui binari di una jam session semi-improvvisata, ripiena di delay ed effetti, caracollante tra generi, riverberata dalle tastiere. Prevederne la svolta sarebbe stato impossibile, ancora più incerto azzeccarne l'enorme potenziale: ma "Embryonic", di fatto, traccia una pesante linea di demarcazione nella neo-psichedelia del Nuovo Millennio.
Dalla foto di copertina (a mio parere stupefacente) alla pacchianissima sovracopertina di pelo, questo disco vuole fermamente manifestare la sua importanza sin dall'estetica. E che sia un disco Importante è palese sin dall'attacco di Convinced Of The Hex. Un viaggio della mente da intraprendere immobili, e a volumi spropositati.
I Flaming Lips al massimo della forma. Psichedelici, roboanti, davisiani, sabbiosi. Una delle opere rock più complete del decennio. Adesso il vero problema sarà fare di meglio.
Il ritorno dei Flaming Lips è un elefantiaco mostro di psichedelia pop, che si muove inquieto tra panorami urbani in macerie e orizzonti interstellari, sostenuto da onnipresenti tastiere, infette come un virus, e da una sezione ritmica scartavetrante. E però, in un mare di rumore disturbante e di strutture esplose, vince spesso la melodia. Più che un disco, un sigillo a un intero decennio.
un'enciclopedia psichedelica da tenersi stretti al cuore anche la notte nel letto. Incubi a ciel sereno creati con maestria da un gruppo ancora all'apice della creatività dopo un sorprendente ventennio di trionfi.
R Carboniferous
ZuCarboniferous (Ipecac 2009)
1999-2009: il cerchio si chiude.
In principio Dioniso creò Bromio, ed ecco: era cosa buona e giusta. Tre schizzati romani, più un pingue ed eclettico...Tre ragazzi in grado di ingoiare il jazz, triturarlo tra le pareti dello stomaco insieme a scorie metal, hardcore e noise, e infine risputarlo in faccia a chiunque senza provare timori reverenziali di alcun tipo. Che gran paese l'Italia.
Tutti li vogliono, tutti li cercano. L'orgoglio nazionale, negli ultimi dieci anni, abita nei dischi di questo gruppo. Carboniferous é già pietra angolare di una carriera gloriosa: un dedalo magnificamente intricato, oscuro e soffocante, che si snoda nelle lande del metal di classe. Una benefica pialla per le orecchie. Da provare.
Come già detto altrove, questo disco ha il suono che mi aspetto di sentire all'inferno. Marco lo ha già descritto come io non sarei riuscito a fare, ogni ascolto mi schizza fuori dalle orecchie per rientrarci amplificato. Delinquenziale.
L'evoluzione del trio romano Zu (sax-basso-batteria) ha dell'incredibile. Diciassettesimo lavoro in studio - contando anche le decine di split incisi con i più vari collaboratori -, "Carboniferous" è un'abnegazione più o meno totale del leggero jazzcore degli esordi, in favore di un suono pesantissimo, nero ed inquietante, che viaggia tra math rock, jazz metal e cacofonia noise. Dieci brani che uniscono fanfare scatenate ("Ostia") a spaventose accelerazioni ("Chthonian") a chitarre stratificate sulle scie del post-metal atmosferico ("Obsidian") a distruzioni no wave giocate su un elegante velo noir ("Beata Viscera", "Soulympics", con la partecipazione vocale di Mike Patton). Gli altri in coda.
The Bachelor è semplicemente devastante. Un disco scolpito nel ghiaccio rovente, sporco di fango e ambrosia darchi, solleticato da tribalismi marziali e pose cyber-camp. Un campo di battaglia dove il fauno Wolf, qui nelle inedite vesti di guerriero post-atomico, attinge al fantasy e al gotico per romanzare il rito di passaggio dalladolescenza alletà adulta e, al contempo, raggiungere un nuovo grado di consistenza pop. Inutile citare singoli brani a fronte dun tutto sì compatto e qualitativamente eccelso. Vi basti sapere che col suo amalgama di folk celtico, baroque pop, industrial, elettronica e coralità spiritual, The Bachelor succede nel farsi summa e superamento di ogni precedente exploit wolfiano. Soprattutto, ci riporta ai tempi in cui gli artisti popular (fossero essi gli Associates o i Faust) avevano, sopra ogni altra cosa, lambizione di creare un mondo. Wolf questo sta facendo, oggi. Ed è fra i pochissimi. Provate a fermarlo.