Alessandro Alessandroni
Industrial
Sarà merito dei Calibro 35 o della curiosità dei nuovi amanti del vinile, fatto sta che la library music italiana sta vivendo una seconda e improvvisa giovinezza. Abbiamo già parlato di cosa sia e di come sia nata, quello che non abbiamo detto è che si stanno moltiplicando le ristampe e le etichette che si occupano di scavare in quegli scaffali impolverati e pieni di vecchi nastri registrati. Dell'ottimo lavoro della Sonor Music Editions si è già detto, ma la voglia di scoprire queste sonorità aveva già coinvolto la Penny Records (nomen omen), la Strut Records (che aveva ristampato Desert di Antonio Vuolo e Elio Grandi, un capolavoro) e recentemente anche la Dead Cert di Andy Votel che è andata alla ricerca delle radici di quella musica elettronica di cui da sempre si occupa. E quelle radici le ha trovate, guarda un po', negli archivi della library music italiana. Diamo due numeri: The Second Annual Report dei Throbbing Gristle (da molti considerati i precursori della musica industrial) è del 1977, gli Einstürzende Neubauten nasceranno solo nel 1980, Industrial di Alessandro Alessandroni è del 1976.
Sia chiaro, il titolo non risponde alla definizione del genere musicale in sé, quanto piuttosto alle necessità descrittive tipiche della library music. Per intenderci, Piero Umiliani aveva già inciso una Musica Dell'Era Tecnologica nel 1972. Anche il titolo è l'inglesizzazione dell'originale Industriale, che venne utilizzato sia nella stampa del 1976 (su Octopus Records) che nella ristampa del 2010 (per la Flipper Records). Ma stiamo parlando di dettagli inutili, perché le tracce di Industrial contengono davvero il germe della musica elettronica e delle sue derive industrial. Da un lato la strumentazione d'avanguardia: nastri mandati in loop, un pianoforte Petrof modificato, una sezione d'archi e una serie di EMS VCS3, ovvero il Comandato in Tensione, per Studio, con 3 Oscillatori, il primo sintetizzatore portatile della storia. Dall'altro lato, a conferma di una ispirazione visionaria e avveniristica, una resa sonora perfetta (è stato interamente registrato negli studi di un certo Piero Umiliani), in grado davvero di mettere in musica il concetto tecnologico con un impianto sonoro che innovava il jazz pescando dalla musique concrete e creando quella ritmicità atonale che sarà il punto di partenza dell'industrial e della musica elettronica.
Brani come Stozzatrice, Reparto Presse e Moto Sincrono mettono in evidenza il concept tecnologico, la volontà di musicare l'alienazione della catena di montaggio, la ripetitività percussiva dei macchinari e la fredda rappresentazione dell'ambiente industriale. Tutto il disco si caratterizza per una modernità incredibile, non solo nel concetto ritmico che ne costituisce il punto di partenza, ma anche nelle spinte sperimentali evidenziate dall'uso degli archi, del pianoforte in chiave ritmica (Discesa Tensione) e di progressioni jazz immerse in umori cupi (Collata), frenetici (Avvicendamento) e futuristici (Amperometri).
Un capolavoro moderno uscito quarant'anni fa.
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