Mikael Tariverdiev
Film Music
Per colpa delle nuove tecnologie stiamo perdendo il sommo piacere dell'ignoranza. Perchè l'ignoranza, quando non si calcifica nell'aprioristica rivendicazione dell'ignorare volontario, è l'unico punto di partenza generativo dello stupore, della sorpresa e della meraviglia. Se non ci fosse l'ignoranza non potrebbe nascere alcuna conoscenza. E se si assume il sapere come emanazione del non sapere, diventa evidente il ruolo dell'ignoranza come fonte di scambio. Come scrisse Andrè Maurois, usare con frequenza l'espressione "Non lo so" migliorerebbe notevolmente la comunicazione tra gli uomini.
Dopo questo squallido tentativo di giustificare la mia reazione di fronte al nome di Mikael Tariverdiev (Tari chi?), proviamo a dare due informazioni: nato nel 1931 a Tbilisi, in Georgia, da genitori armeni e vissuto principalmente in Russia, ha composto oltre cento romanze ma è noto (ah sì?) per aver scritto la colonna sonora di oltre centotrenta (eh??) film russi. Praticamente il Morricone sovietico, e io (ma non solo io, credo) non ne sapevo nulla. Per fortuna Stephen Coates, il cantante dei Real Tuesday Weld, un giorno è andato a Mosca a prendersi un caffè e al bar ha sentito un pezzo straordinario di Tariverdiev. Allora ha contattato la vedova (la signora Vera Tarivardieva) e ha assemblato questa raccolta tripla intitolata "Film Music" che, sebbene sia una parte infinitesima della sterminata produzione di Tariverdiev, lascia sgomenti dalla prima all'ultima nota. Perché è musica divina, celestiale, meravigliosa.
"Film Music" raccoglie brani estratti da tre colonne sonore: quella di "Goodbye Boys" del 1962, di "Seventeen Moments of Spring" del 1972 e di "The Irony of Fate" del 1976. Com'è giusto che sia, l'intera selezione è un continuo rincorrersi dei temi portanti delle pellicole, declinati con eclettismo e gusto affascinanti. "Boys and Sea part 1" è una bozza per pianoforte che viene successivamente ripresa per piano e voce maschile ("Boys and Sea part 2") e per voce maschile e femminile ("My Younger Brother"). C'è però un mondo musicale enorme tra i fotogrammi di queste vecchie pellicole, fatto di jazz ("All this Jazz"), epica Moriconniana (sentire la tromba di "Dance at The Stadium"), waltzer, ragtime, chiacchierate quasi-Gainsbourg ("Dolphins"), suggestive composizioni per orchestra ("Roads"), duetti per chitarra e voce ("Along my Street for Many Years") e melodie eterne (il tema di "The Irony of Fate" ha quasi la forza espressiva della "Moon River" di Henry Mancini). Si rischia di perdersi in questo susseguirsi di composizioni suggestive, capaci di passare direttamente dal concetto di colonna sonora tipizzato dalla cosiddetta library music ("Your Voice" sembra uscita da un vecchio disco dei Cantori Moderni di Alessandro Alessandroni) a quello di epoca più recente (la successiva "Accordion Waltz" potrebbe aver ispirato lo Yann Tiersen dei primi anni '00). Ma è uno smarrimento decisamente affascinante.
Приятно встретиться с вами, г-н Таривердиев!
Tweet