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R Recensione

8,5/10

Paolo Spaccamonti & Ramon Moro

I Cormorani O.S.T.

Pur essendo abile nuotatore e cacciatore subacqueo, il Phalacrocorax è dotato di piumaggio permeabile, caratteristica che lo obbliga a trascorrere lunghi periodi di esposizione al sole. Non c'entra una mazza, però l'immagine, l'ambientazione richiamata dall'ascolto di questa colonna sonora è tutta qui. Racconto di formazione da un lato (quello del film di Fabio Bobbio attualmente nelle sale) e processo di crescita dall'altro, ovvero nelle note dei curatori di questa musica da cinema. Che sono personaggi a noi noti, musicisti visionari per i quali più volte abbiamo usato parole cinematografiche e che quasi immediatamente hanno trovato posto tra le poltrone delle sale d'essai, a dare spazio e profondità alle immagini, a sottolineare i silenzi e le tensioni, ad aprire e a chiudere le porte dell'immaginazione. E così si chiudono cerchi giganteschi, nel momento in cui anche le pagine virtuali che stiamo creando e leggendo insieme da quasi un decennio stanno per chiudere un ciclo e aprire nuove stanze, nuovi racconti e nuovi suoni.

Vedere in Paolo Spaccamonti un musicista “da film” è stato fin troppo facile: te lo suggeriva lui stesso, con quegli sguardi carichi di ombre e quei solipsismi aperti al mondo, quel modo così discreto e sabaudo di affrontare tutto con fermo silenzio, affidando le vibrazioni a note sospese, suggerite e cariche di elettricità. Parlammo di post rock, di elettroacoustic qualcosa, citammo nomi sconosciuti e generi musicali inesistenti. Cercammo di descrivere l'indescrivibile, da poveri terragni quali siamo. E l'indescrivibile non ha forma e non ha suono, ma solo il sapore misterioso della passione, che instilla grazia e meraviglia direttamente nel jack della Gibson SG di Spaccamonti, partendo da quello che è stato “finora” (“So Far”) e sciogliendo subito la tensione nell'ancia labiale dell'uomo con la tromba che spara al cuore, Ramon. Moro e Spaccamonti assistono alla proiezione così, tra un “Ritorno” al jazz che diventa avanguardia, momenti di sospensione drammatici (“Guerra di bande”), climax dai colori seppia (“Matteo”) e “passaggi” acustici e “Sotterranei” che tengono lo spettatore incollato alla poltrona fino alla fine, quando “End” e i titoli di coda faranno dimenticare tutto: i pop-corn, il mondo là fuori, quello che è stato e quello che (forse) sarà. Basterà aspettare, al sole, che il nostro corpo si asciughi.

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C Commenti

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Marco_Biasio (ha votato 7 questo disco) alle 10:24 del 22 dicembre 2016 ha scritto:

Spero di avere tempo di ascoltarlo al più presto, voto e giudizio mi incuriosiscono molto - anche perché, sonorizzazioni live a parte, questa dovrebbe essere la prima colonna sonora vera e propria con cui si cimenta Paolo. Recensione centratissima!

Marco_Biasio (ha votato 7 questo disco) alle 14:08 del 15 maggio 2018 ha scritto:

La settimana scorsa ho visto il film: una bella favola di formazione, delicata e iperrealista. In Italia non se ne fanno più molti, di film così... Bella e delicata anche la colonna sonora. Traccia (e scena) preferita: "Guerra Di Bande".