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6/10

Serj Tankian

Orca

La maratona creativa attraverso cui Serj Tankian conta di smarcarsi, una volta per tutte, dal fantasma ingombrante ed anacronistico dei System Of A Down – un oggetto in rigor mortis che viene artificialmente tenuto in vita solamente dai tweet di Shavo Odadjian – prende il via con il più ambizioso dei progetti che, da qui fino a settembre, terranno occupato il quarantaseienne cantante armeno. La direzione orchestrale in cui si è mossa la scrittura di Tankian nel corso degli ultimi anni (la magniloquente grandeur di “Elect The Dead Symphony”, l'ambizione smisurata di “Imperfect Harmonies”) avanza qui verso un distacco totale dal contenitore canzone senso strictu, in favore di un movimento armonico di ampio respiro che coniughi le grandi altezze con i piccoli dettagli, operazione di musica finalmente – e finemente – “colta” per palati non esattamente raffinati. Un restyling d'immagine ancor prima che uno step forward verso l'etichetta di compositore a tutto tondo.

Orca”, di fatto, nasce come costola indipendente dal corpo di “Imperfect Harmonies”, indagine estrema di un musicista nato metal e cresciuto meticciato, che desidera spostare in avanti i propri limiti, combattere le proprie debolezze. In quanto tale, se non sembra scorretto definirlo “sinfonia”, è però certamente azzardato tirare in ballo riferimenti classici più o meno accentuati: si potrebbero sentire echi di Čajkovskij e Stravinskij (evidente l'influsso di Žar-Ptica, e del balletto primo novecentesco sui generis, nella teatralità onomatopeica degli inserimenti strumentali di “Orca Act IV - Lamentation Of The Beached”) ed una vaga propensione ad utilizzare formule in seno alla scuola contemporanea (per come, soprattutto, vengono gonfiate ed arabescate melodie strutturalmente molto semplici). Tuttavia, sopra ogni altro richiamo, la materia di cui si nutre il cetaceo di Tankian è quella favolistica, prospettica, rapsodica delle soundtrack, lo slancio epico delle musicazioni da fantasy con abbondanza di archi e voci soliste. La tipica interpretazione del “classico” che può essere fornita, insomma, da uno strumentista non appartenente al settore. Non esaltante, comprensibilmente, è il risultato, piallato su un andamento sfarzoso in verità un po' consunto, che si carica di aggiunte col passare dei minuti. E basterà isolare, con un surplus d'immaginazione, le fanfare orchestrali di “Orca Act I - Victorious Orcinus”, per riconoscere nelle volute centrali di piano il Serj Tankian romantico ed introspettivo dei dischi solisti, contrappuntate a tratti da dialoghi di ripiego tra ottoni e cordofoni di interessante applicazione, ma di inadeguata profondità.

Scrive l'autore delle musiche che l'orca è insieme balena assassina e delfino nero: come tale, metafora della dicotomia umana. Ciò che sta cercando di costruire Serj Tankian, in balia della sua dirompente scissione creativa e non senza sforzi, è ammirevole. Basterà cementare l'esperienza e gettare il cuore ancor più oltre l'ostacolo, e potremo considerare i System Of A Down, per sempre, una reliquia del passato.

N.B. Il disco contiene i quattro atti performati dalla Das Karussell Orchestra in occasione della prima mondiale del disco, il 27 ottobre dello scorso anno, al Brucknerhaus di Linz: disponibile una versione deluxe su iTunes con gli stessi atti registrati in versione studio.

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