R Recensione

8/10

D'Agostino, Foxx, Jansen

A Secret Life

Frammenti di silenzio.

É paradossale cominciare a parlare di un disco, di musica, descrivendo ciò che della musica dovrebbe essere la perfetta nemesi, ma non trovo davvero una descrizione che al suddetto disco possa calzare in maniera migliore.

Pare essere il silenzio infatti il vero protagonista, appena stagliato, interrotto, da soffusi, impercettibili sottofondi, che non interrompono la riflessione interiore.

Ecco, un disco riflessivo, indisponente a chi nella musica preferisce nutrirsi di energia o di melodia preponderante, a chi ama soltanto muoversi, cantare, ballare, dimenarsi, riconoscersi dentro di essa.

Ma perché non ci dovremmo riconoscere anche in questi godardiani spazi vuoti?

Ovviamente a ciascuno il suo, e ironizzando su di un noto slogan di parecchio tempo addietro, per pochi e certo non per tutti.

Mi si dirà che questa non è altro la filosofia della musica cosidetta ambient, e io ribadirò dicendo che questa è casomai l'ennesima evoluzione dell'ambient.

Mi si rimproverà l'eccessivo e lungo preambolo, e io taglierò corto dicendo che sto parlando della terza uscita del 2009 a nome dell'illustre John Foxx che è certo ormai votato alla produzione bulimica, ma non per questo dimostra di aver perso smalto e soprattutto di aver lesinato sforzi e perso qualità. Anzi.

A Secret Life, nasce da un altro galeotto incontro (come in occasione di Mirrorball) ed è quello che il Nostro fece a Brighton, quattro anni addietro, durante un concerto con Harold Budd.

L'incontro in questione è quello fatto con Steve Jansen, già noto come eccellente batterista dei Japan, nonchè come fratello di David Sylvian, al quale nell'ultimo tour ha fatto da percussionista, sfoggiando in maniera più che inequivocabile le proprie straordinarie qualità e i propri straordinari progressi.

Dunque questo incontro fu l'occasione per programmare una collaborazione fra Foxx e Jansen, dove quest'ultimo sarebbe stato cooptato dall'ex Ultravox! per suonare i piatti in un suo prossimo disco ambient, al quale mancava la scintilla per essere perfetto nella mente del Quiet Man britannico.

Ma come spesso accade la scintilla era rimasta lì lì per spegnersi, senza trovare il giusto innesco, finché dopo quattro anni, è arrivato il sound engineer Steve D'Agostino a fare da collante a mettere infine a punto il progetto, che ha finalmente visto la luce nel marzo scorso, ed è uscito co-firmato dai tre: D'Agostino, Foxx, Jansen.

Parlare con dovizia di particolari del disco non è certo facile, poiché talmente etereo e sfuggente che per coglierlo nella sua compiutezza occorerebbe tuffarcisi a capofitto per respirarne appieno le atmosfere sottili e impalpabili: una suite divisa in sei parti, dove le fragili toccate ai piatti di Jansen conferiscono uno spessore addirittura maggiore delle recenti composizioni foxxiane in ambito minimale (fatta eccezione per Mirrorball, chiaramente), mentre sullo sfondo all'orizzonte si colgono gli eterei frammenti elettrici stagliati dal tocco di Foxx.

Le rare accelerate melodiche sorprendono all'improvviso, per poi dileguarsi e ritornare...un'atmosfera rara e preziosa che si chiude così com'era cominciata, tanto che chi ne viene rapito come il sottoscritto, non può fare a meno di ritornarci su daccapo e ricominciare il viaggio, fra questi spaziosi vuoti e frammenti di silenzio.

Più semplice è cogliere magari i riferimenti che notiamo al suo interno, inevitabile pensare a Budd a Steve Roach, ma quello che in un certo senso sorprende, è notare una splendida alchimia con l'inarrivabile No Pussyfooting, tanto che sentire profumo di frippertronics non è poi cosa così assurda, pur se non sentiamo mai suonare nemmeno in lontananza una chitarra ambient, come quella inimitabile che caratterizzò il capolavoro di Fripp ed Eno (che di A Secret Life è ovviamente il maggiore ispiratore, fra film e aeroporti).

Per pochi, non certo per tutti, ma statene certi: voi pochi non rimarrete delusi. 

V Voti

Voto degli utenti: 7,3/10 in media su 2 voti.
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REBBY 6/10

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