V Video

R Recensione

8/10

Desolate

The Invisible Insurrection

Che la carriera di Sven Weisemann abbia origini lontane dagli ambienti della dubstep più formale è indubbio: partito dall'hard techno (debutta a soli 16 anni al Club Tresor), si muove successivamente verso gli ambienti techno e house di Chicago. Solo successivamente inizia a includere nei suoi set (e in maniera sempre più massiccia) richiami alla dubstep. Nel 2009 viene rilasciato l'album "Xine", lavoro musicalmente lontano dalle origini musicali di Sven: i pezzi qui sono pregni di fascinazioni ambient e fanno largo ricorso a piano e violoncello.

Non stupisce dunque il risultato di questo suo nuovo lavoro rilasciato sotto il monicker  Desolate: "The Invisible Insurrection" è un album smarcato e soprattutto ibrido ma con chiari riferimenti al linguaggio sviluppato da Burial in "Untrue". Sample vocali estratti da film, rullanti sincopati secchi che galleggiano in atmosfere rarefatte, orchestrazioni intimiste, bassi profondi e gli inconfondibili sample vocali pitchati. Il risultato è quindi fortemente influenzato dal post-soul, dal garage 2-step ma anche dall'ambient intimista e perché no dal lounge: questo lavoro di Weisemann suona a tutti gli effetti come una rivisitazione di Burial datata 2011.

Da sottolineare alcuni episodi importanti del disco: "Imagination" ci introduce con un ambient mosso da un motore garage/2step, "Follow Suit" ha un'atmosfera raffinatissima con ritmiche sporche ed evanescenti in secondo piano, "Cathartic" un'introspezione liquida e fluente. "Divinus" è forse il punto più alto e la sintesi di "The Invisible Insurrection": giri di synth ipnotici, vocal sample pitchati e note sparse di pianoforte a impreziosire il tutto. "Farewell #2" (controparte di Farewell #1) è costruita su accordi di violini, voci e rumori lo-fi di sottofondo.

"The Invisible Insurrection" è quindi un disco estremamente compatto e omogeneo, malinconico nelle atmosfere e soprattutto capace di far riflettere: a distanza di quasi un lustro la via aperta da Burial ci appare come ancora tutta da esplorare e da rileggere. L'idea è cosi forte da non essere legata a uno specifico genere ma talmente contaminabile da ottenere forme ibride decisamente affascinanti: questo album ne è un esempio decisamente riuscito.

V Voti

Voto degli utenti: 7,1/10 in media su 21 voti.

C Commenti

Ci sono 3 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

synth_charmer (ha votato 6 questo disco) alle 10:55 del 17 marzo 2011 ha scritto:

buona la prima (e mezza Simone, lo stile è serio e il giudizio è fondato da un'analisi concreta. Il disco rientra tra quegli ascolti recenti che affascina ma non fa innamorare, ormai 3 dischi dub su 4 suonano così, la cosa inizia ad annoiarmi.

Cas (ha votato 8 questo disco) alle 11:30 del 18 marzo 2011 ha scritto:

bell'esordio simo! confermo sia il voto che l'analisi: un disco profondissimo, ricco di sfumature e dotato di una personalità spiccatissima. fai bene a connettere questo lavoro con Burial, è abbastanza evidente che si tratta del punto di riferimento più pregnante. però ci sento anche una decisa impronta ambient-techno anni '90... ad ogni modo una splendida sorpresa!

target (ha votato 7 questo disco) alle 11:51 del 18 marzo 2011 ha scritto:

RE: Burial + impronta ambient-techno anni '90

Ecco perché è piaciuto anche a me! "Divinus" apice. Bravo Simone.