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R Recensione

7/10

Ensemble Economique

Melt Into Nothing

Come ogni estate, forse guidato da una volontà dissacratoria, mi capita di intensificare gli ascolti cupi e introspettivi. Invernali, a dirla tutta. Melt Into Nothing, ultimo lavoro di Bryan Pyle, in arte Ensemble Economique, ha tutte queste caratteristiche.

Stacanovista ed eclettico musicista, Brian Pyle (membro anche degli Starving Weirdos), dopo diversi lavori che hanno visto la luce nell’anno precedente, tra cui due album, un Ep e una collaborazione con gli Heroin in Tahiti, da' questa volta alla luce un’opera dai tratti evocativi ed eterei nella quale l’utilizzo di synth e drum machine, unitamente alla voce in dissolvenza, creano una perfetta combinazione di sonorità ambient-dark.

Già dalla copertina si evince lo spirito decadente dell’album: le due persone che si intravedono di spalle illuminate da una luce fioca sembrano vagare senza meta in quella che potrebbe essere la periferia di una qualunque città in una gelida notte invernale. Un senso di smarrimento pervade la scena, tutto è freddo, nell’aria si avverte l’elettricità che anticipa l’arrivo di una forte tempesta.

Le stesse sensazioni si provano ascoltando l’album, le tracce riescono a creare una densa foschia che annebbia e confonde, come in "Your Lips Against Mine", sublime pezzo che scorre lento ed ipnotico grazie ad un sapiente mix di effetti riverberati e ossessivi.

In "Make-Out in the GDR" il ritmo si fa più frenetico, suoni distorti e rumori epilettici, in stile Fennesz, creano un’atmosfera cosmica e ancestrale.

Lo sprazzo di vitalità che si è intravisto per un attimo -non fosse altro che per un maggiore vigore del brano- sembra immediatamente lasciare spazio alla desolazione più nera in "Hey Baby", tra i pezzi più dark dell’album; solo un piccolo spiraglio di luce attraversa le persiane socchiuse di una casa in rovina ma è comunque il buio ad avere il sopravvento.

In "Never Gonna Die" le ritmiche si fanno ancora più ossessive, un senso di angoscia pervade la scena, suoni dall'impronta sacrale danno vita ad un’atmosfera quasi mistica.

Quello che Brian Pyle realizza con quest’opera è un lungo viaggio lisergico, non solo terreno ma sopratutto interiore, nei più profondi e arcaici sentimenti umani, per perdersi, ritrovarsi e perdersi ancora.

Con Melt Into Nothing si conferma quanto di buono già fatto nei lavori precedenti, l’opera è solida e convincente. Emergono evidenti le influenze di gruppi come i Cocteau Twins e i Cure per un uno dei lavori più interessanti ascoltato negli ultimi tempi.

Forse manca ancora qualcosa per la consacrazione definitiva di Brian Pyle e del suo progetto Ensemble Economique, ma fidatevi, c’è davvero molto vicino.   

V Voti

Voto degli utenti: 7/10 in media su 1 voto.
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C Commenti

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target (ha votato 7 questo disco) alle 9:44 del 10 settembre 2014 ha scritto:

Ma quanta roba pubblica? Io mi sono limitato ad ascoltare le cose uscite per Not Not Fun ("Psychical" e "Fever Logic") e non mi hanno entusiasmato. Qua però l'aria mi sembra molto diversa, e mi è molto più gradita; sembra quasi Tropic of Cancer. Darkettonismo algido in loop senza speranza di una via di uscita. Bene bene. Bravo Marco.