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R Recensione

7,5/10

Ergo

As Subtle as Tomorrow

Nel mondo Ergo contano i dettagli. Ed i silenzi. Ogni accordo di pianoforte, ogni nota emessa dal trombone, ogni colpo di bacchetta sul rullante suonano essenziali, inevitabili. E l’abilità del trio, composto dal trombonista  Brett Sroka, dal batterista Shawn Baltazor e dal pianista Sam Harris, qui alla quarta prova, risiede nell’assemblare ogni minimale frammento della struttura musicale per creare affreschi vasti e quieti, creature sonore dalla apparente immobilità, sotto la cui superficie si agitano fremiti ed intermittenze, ombre inquietanti e sprazzi di luce conciliante.

Ispirato e titolato con i versi di una poesia di Emily Dickinson, “As Subtle as Tomorrow”, risulta difficilmente catalogabile se non ricorrendo alla gamma di sensazioni individuali che ognuno può provare all’ascolto: le categorie musicali richiamate possono riguardare il jazz, campo da cui proviene il leader, la classica contemporanea e l’ambient, ma si tratta di approssimazioni poco significative per una musica che riesce a trasmettere e comunicare molto con economia di mezzi espressivi ed uso sapiente del silenzio e della rarefazione.

Un risultato ottenuto tramite la rielaborazione elettronica in tempo reale dei suoni generati dagli strumenti acustici, che conduce l’ascoltatore sulle tracce degli artisti fonte d’ ispirazione per Sroka, da Stockhausen a Terry Riley via i Sigur Ros e Aphex Twin, ma assicura identità ed intenti originali, ben oltre i confini ed i generi citati.

Le sette tracce del cd costituiscono una sorta di suite legata dai versi della poetessa inglese che titolano ogni sezione : “As Tomorrow” mostra e subito occulta un motivo tematico ricorrente, avvolgendolo in una nebbia elettronica, mentre la ritmica avanza indolente, “A Warrant” proietta ombre aliene tramite le note scandite e riverberate dal pianoforte, “As subtle” conduce fra le stelle un sofferto tema del trombone, che “That Never Came, “ riprende incorniciato dentro  un ostinato del pianoforte gradatamente mutante in un gorgo di specchi e rifrazioni elettroniche, “A Convinction” è un flusso ritmico in tempo dispari, una sorta di grottesco e giocoso gioco di carillon, “Yet But” alterna sospensioni e silenzi con un andamento di marcia, e nella conclusiva “A Name” convivono in antitesi melodia e sezioni astratte.

“C’è qualcosa che mi affascina nel tema dello spazio e del silenzio abbinato a melodie attraenti – spiega Sroka -  sono interessato alla musica ambient che conduce ad Arvo Part e  John Cage, e che incorpora ampi spazi di silenzio. Potrebbe essere una risposta al jazz iper-tecnico che si suona oggi, pieno di cose che succedono ad ogni istante”.

Una chiave di lettura interessante, ed un viatico per avvicinarsi ad un’opera in grado, come poche altre, di avvolgere ed ammaliare i propri ospiti. Sfiorando la profondità.

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C Commenti

Ci sono 6 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
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Utente non più registrato alle 9:39 del 18 aprile 2016 ha scritto:

Minimalista ed intrigante.

Sempre in casa Cuneiform, ho trovato interessante Connection degli Empirical e gradito parecchio Out Of The Blue di Raoul Bjorkenheim / eCsTaSy.

Ma a breve dovrebbe finalmente uscire un lavoro che aspetto da almeno 8 anni...

redbar, autore, alle 0:10 del 19 aprile 2016 ha scritto:

Grazie per le segnalazioni, ascolterò. Da queste parti avevo notato Naima piano trio non lontano da EST

Utente non più registrato alle 9:40 del 19 aprile 2016 ha scritto:

Vero, ci sono molte somiglianze.

Sono molto legato alla Cuneiform anche per la presenza di gruppi "storici".

Segnalerei Brown vs Brown, Boud Deun, The Kandinsky Effect, ma soprattutto, gli stratosferici (per me) Deus Ex Machina.

redbar, autore, alle 17:53 del 19 aprile 2016 ha scritto:

Ora capisco gli otto anni. Sarebbe indispensabile un ripasso di quella storia latina.

Utente non più registrato alle 17:16 del 26 aprile 2016 ha scritto:

Deus Ex Machina - Devoto (2016)

Utente non più registrato alle 22:09 del 10 maggio 2016 ha scritto:

DoverOsa segnalazione: anche gli ottimi Bent Knee, con il loro terzo lavoro, sono entrati a far parte della famiglia Cuneiform.