Niton
Tiresias
Zeno Gabaglio, filosofo violoncellista specializzato in improvvisazioni; Luca Martegani, aka Xelius, progettista acusmatico nonché tecnico del suono; El Toxyque, esperto in droni, psichedelie e coup de théâtre. Questi tre amabili sperimentatori rispondono al nome Niton, un progetto di confine, tra lItalia mitteleuropea e la Svizzera mediterranea, teso a sondare le potenzialità del suono, ad estenderne i limiti in sfumature sempre più elusive e fumose: a voler essere noiosi, nei pit di Tiresias cè fondamentalmente un disco ambient, con sparuti scivoloni IDM.
Se invece vogliamo dare una connotazione diversa a questa pubblicazione Pulver & Asche, dobbiamo ammettere che siamo di fronte a un lavoro complesso, in cui le competenze dei tre musicisti si fondono fino ad annullarsi in una sorta di non suono. Una scorsa rapida allelenco della strumentazione rende subito lidea: marranzano elettrico, ventole, oscillatori, banjo preparato, theremin, sintetizzatori mono, modulari e analogici, violoncello elettrico, distorsori, Memorymoog e tanto altro. Musica vaga, fatta di minuscoli frame che ingrassano e si ingrossano nel Korg SQ-10: a questo impasto di droni si appiccicano elementi di pura avanguardia, dai cerebrali serialismi stockhauseniani (Bewno e Unsacred ground) alle bordate electro-prog di jarriana memoria (Upload e Päto), fino alle esplorazioni aleatorie in perfetto stile cageano (cetk irtt e osc 18) o le estensioni dinamiche di certo neoclassicismo (Had is the weakest point) e di certo minimalismo techno (Moto ignoto).
La mitologica figura di Tiresia, limpertinente indovino che discettava di sesso e di orgasmi, sta un po ad allegoria del disco, poiché ogni membro dei Niton ha praticamente scandagliato i propri tormenti interiori per riversarli, svestiti e svelati, in questo progetto a sei mani, producendo una musica che è lopposto di se stessa, oblungo continuum dallantipodo strumentale a quello elettronico.
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