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R Recensione

6,5/10

Ssaliva

Pantani

Nonostante il moniker non particolarmente gradevole, Ssaliva, ossia François Boulanger, da Liegi, si era fatto apprezzare anche alle nostre latitudini con la cassetta “Thought Has Wings” (2011), colma di bozzetti hypnagogic pop notevoli, nel momento in cui il microgenere spopolava. Ora che l’onda si è esaurita, Boulanger, come altri suoi compagni di hypna (Sand Circles, Dylan Ettinger, Samantha Glass e altri del giro Not Not Fun), si è convertito a una sorta di space ambient notturna per paesaggi in stile Blade Runner. 

Pantani” (immagino che si tratti del Pirata, ma di conferme non ne ho trovate, e non aiuta l’indecente copertina) si muove attraverso undici tappe di elettronica interstellare e sperduta, che dalla cameretta riescono a evadere su ritmi ipnotici e narcotizzati (“Matta”) o sopra basi che sembrano decollare da Hype Williams o dall’ultimo suburbano James Ferraro (“Tromeo”), in area quasi vapor wave (“Sstress”).

Il disco, disponibile solo su cassetta, crea panorami alieni e disturbanti su cui i bleeps fanno vibrare stratificazioni di synth da trip cosmico assicurato. “Orbiter”, per dire, è una jam maestosa, progressive electronic che non abbisogna neppure del beat per lanciare in una dimensione di spaesamento sidereo che è, anche, la perdita tra gli spazi notturni, quasi lunari, della città. Perla che vale il disco tutto (parente stretta di quest'altra chicca del genere). La compattezza dell’atmosfera c’è tutta, per un’impressione che anche in queste retroguardie quasi irraggiungibili rispetto agli artisti più in vista dell’ambito (penso a un Oneothrix Point Never) si produca roba buona.

Buona manovalanza di sottobosco, anche se, con un po’ di coraggio in più, Ssaliva avrebbe le carte in regola per proporsi non soltanto come rimorchio ma come protagonista.

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