Aérea Negrot

Arabxilla

Piccole figlie degli Hercules And Love Affair crescono e iniziano a camminare con le proprie gambe. Già, perché dalla pletora di epigoni del fortunatissimo progetto di Andy Butler (ultimi arrivati gli Azari & III, che di quell'approccio fanno regola prodotta in serie) è doveroso inquadrare separatamente quelli che l'eredità la meritano di diritto, visto il coinvolgimento avuto in prima persona. Prima la Nomi Ruiz, voce coprimaria nell'esordio omonimo, si emancipa e sfonda nei Jessica 6, con tanto di benedizione dello stesso protettore Antony, e adesso Aérea Negrot, già conosciuta nel capitolo di ritorno Blue Songs, si lancia su album riepilogando, attraverso pezzi scritti lungo gli ultimi sette anni, il suo percorso in movimento da Londra a Berlino.

Aérea può vantare ben altra classe rispetto a Nomi, e dove quest'ultima taglia chirurgicamente il lato più espressamente dance/pop della faccenda, la prima pone sotto i riflettori il proprio carattere istrionico e si esalta in mille sfaccettature soul, con quella coloratissima vivacità (bastava la copertina) stillata dalle sue origini venezuelane. Il taglio è quello deep, ma evita in tutti i modi di adagiarsi sulla regola statica dei 4/4 su melodia vaporosa. Basta la titletrack (ma in modo analogo anche Please Move To...) a mostrare il carattere sfuggente e il senso di libertà della proposta: a prendere possesso del palco sono le ininterrotte acrobazie canore della Negrot, in bilico tra soul e jazz ma di una fantasia che ha quasi del carnevalesco, sgargianti anche quando a segnare il ritmo torna la piacente cassa in quattro (Deutsche Werden, Todeloo).

Camaleontica Aérea, sa metterci l'anima (Berlin o It's Lover, Love, l'impronta è quella storica di Robert Owens) ma anche guardare dritto al club (come la house newyorkese di Come Back, discendente diretta di Blue Songs). Magari la fruibilità non sarà ai massimi livelli (e qui Nomi la stacca di diverse lunghezze), ma complimenti per il carisma.