R Recensione

8/10

Venetian Snares

Filth

Prendete il Tarantino di Hostel e chiedetegli di fare un disco con seghe elettriche, uncini, catene e qualsiasi altro strumento di tortura vi possa suggerire la fantasia, ecco forse adesso siete abbastanza pronti per ascoltare l’ultimo album di Aaron Funk, meglio conosciuto come Venetian Snares , senza che vi prenda una sincope appena inforcate le cuffie.

Flith è una trionfale marcia funebre per zombies-ravers ancora sotto metanfetamine, richiamati alla vita da un diabolico Sciamano durante un rito voodoocore.

La vergine designata per il sacrificio propiziatorio è la bella Roland Tb-303 (mitico sintetizzatore alla base del genere acid house n.d.r.) che dapprima viene fatta ubriacare con l’assenzio più forte, e quindi sepolta viva in una bara di serpi. Inutile cercare di resistere alla volontà degli Dei grattando il sarcofago fino a farsi sanguinare le dita, l’unica strada rimasta è quella di una lunga e claustrobica agonia che conduce al delirio.

I lamenti strazianti che escono filtrati dalla fredda terra accompagnano la macabra danza dei non morti fino alle prime luci dell’alba, quando le loro anime saranno nuovamente a riposo negli inferi.

È grazie alla potenza di questa armata delle tenebre che i novelli Ash di casa Planet Mu hanno resuscitato l’easmine, e in via di decomposizione, salma della scena rave inglese per di più riuscendo a dare visibilità e appoggio a nuove realtà emergenti che ora sono sul punto di conquistare il mondo.

Certo non sono più i tempi spensierati dell’acid house e della prima happy hardcore del ‘92, oggi siamo tutti ben consci dei nostri limiti sociali ed artistici ma dischi come Filth dimostrano che è possibile sopravvivere al superamento dei 200 bpm senza dover sacrificare ogni impulso creativo.

A differenza dei patinati produttori minimal e nuhouse, ormai adagiati comodamente su un divanetto vicino al mare, Aaron non si vergogna della sua tshirt sporca di birra o dei suoi lunghi capelli che lo nascondono al pubblico. Ecco la sua vera forza: un’inossidabile attitudine old school unita alla costante voglia di scoprire un suono o un mondo nuovo, anche se, come in questo caso, volesse dire armarsi di pala e profanare un cimitero.

V Voti

Voto degli utenti: 5,3/10 in media su 4 voti.
10
9,5
9
8,5
8
7,5
7
6,5
6
5,5
5
4,5
4
3,5
3
2,5
2
1,5
1
0,5
rael 4/10

C Commenti

Ci sono 3 commenti. Partecipa anche tu alla discussione!
Effettua l'accesso o registrati per commentare.

Mr. Wave (ha votato 5 questo disco) alle 17:58 del 3 giugno 2009 ha scritto:

Un disco incessante e fin troppo assiduo nei toni, ma che, in realtà, ha molto poco da dire. Da emicrania!

Marco Di Francesco (ha votato 6 questo disco) alle 22:29 del 19 aprile 2010 ha scritto:

Di difficile ascolto, VSnares è estremo come sempre, ma qui forse va troppo oltre e perde il filo. Molto azzeccata la similitudine con Hostel, rende l'idea.

Filippo Maradei (ha votato 6 questo disco) alle 20:12 del 19 maggio 2010 ha scritto:

Concordo con Marco: perde decisamente il filo. "Rossz Csillag Alatt Szueletett" sta su un altro pianeta.