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R Recensione

7,5/10

BeWider

Dissolve

Piernicola Di Muro, in arte BeWider, compone e arrangia da quand’era giovanissimo e negli anni si è specializzato nelle sonorizzazioni e nella musica da film. Dal 2015 ha deciso di ingranare la terza marcia con un EP, “A Place To Be Safe”, e quest’anno ha fortunatamente replicato con questo “Dissolve”, un extended play che in realtà potrebbe esser confuso per un LP, visto che dura quasi quaranta minuti. Dissolvere, annichilire, svanire: sembra esser questo il concept del disco tanto che BeWider ne conferma gli intenti programmatici, seppur sotto una luce positiva, sottolineando che “Dissolve” si presta alla medesima traduzione in quasi tutte le lingue occidentali. Sciogliere, disperdere, stemperare: questa sembra esser la peculiarità del suo sound, forte e prorompente, poi algido e seducente.

A celebrare questo ritorno in grande stile degli anni ’80 che, dai Daft Punk in poi, ha gonfiato l’immaginario delle nuove elettronicissime generazioni, ci si è messa persino la cinematografia con Stranger Things, la cui colonna sonora pare far corona al disco di BeWider. Dopo la potenza synthpop di “Shaping Lights” – scelta per la promozione del disco – arriva il vero brillante di questo EP. Infatti “Horizon” contiene in sé tutti gli elementi sopracitati: parte lenta e inesorabile con un riposante synth su cui vengono a sovrapporsi pad sognanti e melliflui, finché non giunge una cassa morbidosamente daftpunkiana, annunciata da altri synth inquieti e malinconici. In preda a ricordi mai vissuti, in questo brano gli anni Ottanta esondano in tutta la loro superficiale plasticità, in tutta la loro proverbiale bellezza. BeWider tenta di bissare la formula magica di “Horizon” in “Woods” ed “Evolve” ma i risultati sono leggermente inferiori. Tutt’altra strada persegue invece con “Beneath The Sky” e “Dust Orbs”, aggiungendo linee vocali femminili prima, maschili poi, e rinvigorendo la struttura musicale con synth più oscuri e aciduli alla Port-Royal.

La chillwave (usiamo questa parola per intendere non tanto lo stile quanto l’immaginario) è un genere che sembra aver esaurito la forza propulsiva, la capacità di rinnovarsi ed innovare, di produrre nuove fascinazioni, eppure un disco come questo lo si ascolta con sommo piacere, sperando che finisca il più tardi possibile. Adesso attendiamo un ulteriore cambio di marcia, quello che saprà dirci se Di Muro è un outsider o un purosangue. Al momento l’outlook non può essere che positivo.

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