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R Recensione

7,5/10

VeiveCura

Me+1

Avevo avuto modo di conoscere il progetto VeiveCura all’indomani dell’uscita di “Goodmornig Utopia”, un disco che nel 2014 mi aveva letteralmente stregato. Davide Iacono, la mente che sta dietro al moniker VeiveCura, è tornato quest’anno con un lavoro che per molti versi sopravanza il precedente, portando a maturazione un sound che attinge a piene mani dagli anni Ottanta. Nonostante ciò, anche se “Me+1” è intriso di quella new wave – diramazione elettronica, non punk –, al contempo presenta suggestive e moderne sperimentazioni, a partire da un utilizzo per niente scontato del vocoder in “Kill Kids” o dall’impiego delle percussioni, quelle vere. Tutto ciò è possibile anche perché VeiveCura, in fase di registrazione, non va mai sotto i quindici strumentisti, mentre nella dimensione live si accontenta di tre musicisti. Per meglio intenderci dirò poi che le atmosfere di “Me+1” ricordano tanto i Lali Puna quanto Porcelain Raft, gli Electric President e gli LCD Soundsystem; permangono tuttavia inflessioni prog in “Daylight” o rallentamenti pianistici come in “You Don’t”.

Iacono sostiene che i pezzi del suo disco siano dodici microcosmi della medesima galassia. E infatti l’intro di “What We Were in Our Past Life” è semplicemente galattico e spiana la strada a “Mirage”, un brano dannatamente chillwave, che si inserisce di diritto tra i migliori esempi italiani del genere. A seguire “Kill Kids”, uno dei brani più retró del disco, tanto che se lo avessero pubblicato i Talking Heads nel 1987 non avremmo notato nemmeno la differenza, se non per quel vocoder di cui dicevamo poc’anzi. Dopo qualche concessione a schitarrate easy listening in “Spark 90’s”, troviamo “Fire Doors”, in cui un’ottimale saturazione dei suoni e un’azzeccata programmazione elettronica concorrono a rendere questo pezzo un vero gioiellino. Le atmosfere ottantine riappaiono con vigore in “Bad Animals”, un brano che presenta anche le tipiche pause del post-rock dei Notwist, un post-rock ancor più accentuato in “Too Late”. Poi, elettronica briosa e keyboards infuocate nella successiva “Cynic Cynic”; indietronica di matrice nordeuropea con “Sleepwalkers”; infine, in “See You in the Next Life”, un lento e inesorabile climax che termina nell’evento traumatico, l’esplosione della supernova VeiveCura in una nube gas di elettroni, frequenze, ritmiche e corde.

Me+1” è un disco davvero molto bello, capace di inventare una galassia vortice in cui l’ascoltatore è rapito dalla successione dei brani come fosse di fronte alle costellazioni in una notte cristallina d’agosto, un disco che, senza esibizionismi, mixa con buongusto pop e wave, prendendo dagli anni ’80 solo il meglio e tramutando quello che potrebbe diventare modernariato kitsch in qualcosa di vivo, pulsante, di realmente futuribile.

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