4mat
Surrender
I nostri son tempi di nostalgia. Nostalgia per quando eravamo bambini, e nessun dovere gravava sulle nostre spalle. Nostalgia per quando eravamo adolescenti, e tutti i nostri pensieri erano rivolti alla figlia dei nuovi vicini, e a quelle sconosciute palpitazioni che ci suscitava. Nostalgia per quando eravamo studenti, e il problema della ricerca del lavoro non ci sfiorava nemmeno. Nostalgia per quando non conoscevamo le difficoltà di pagare l'affitto, trovare una solidità professionale, mantenere alta la qualità della vita in famiglia, garantire un futuro ai figli. Per quei tempi in cui potevamo concentrarci esclusivamente su come meglio divertirci, su quale passione dedicare al mattino e quale al pomeriggio, mentre in casa si preparavano le pietanze per l'irrinunciabile pasto principale della giornata: quello che oggi saltiamo tanto frequentemente, perché abbiamo cose ben più importanti a cui pensare che il nostro benessere. Tzé.
La nostalgia. Elemento tanto rappresentativo della nostra epoca da venir elevata a forma d'arte. Solo in tempi tanto tristi, in cui il presente offre poche speranze e pochi motivi di esser felici, poteva svilupparsi una corrente estetica come il glo-fi: un monumento in onore di tempi lontani, lo sbarrare gli occhi di fronte al presente. La fanciullesca ostinazione a tornare nella propria cameretta, e ricrearci una realtà come noi la vorremmo, con la porta rigorosamente chiusa per isolarci dal mondo lì fuori. Vivere in una palla di neve. Perchè la felicità non è un sentimento che sappiamo riconoscere sul momento. Essa vive nel ricordo, o nel desiderio, mai nell'esperienza odierna.
Se il glo-fi è il modo in cui il pop dà sfogo alla nostalgia, celebrando la bassa definizione e i tempi della giovinezza, l'elettronica compie un percorso analogo riscoprendo l'avvento dell'era digitale, quando i costi dei vari devices divennero alla portata di tutti. E' così che nasce la chip music, in onore dei vagiti emessi tra gli '80 e i '90 dai primi videogiochi che entrarono nelle nostre case. L'età dell'innocenza nell'era in cui i dispositivi elettronici conquistano la vita quotidiana, quando concedere spazio alla modernità significava ore di divertimento in compagnia di Pac-man, Arkanoid e amici. Non c'erano microonde che trapassavano i nostri cervelli, solo i bleep del Commodore, dell'Amiga, del Nintendo. Fantasia a 8 bit, tutti facilmente accessibili ai comuni mortali, senza bisogno di lauree decennali. E se si ha abbastanza estro, la musica del nuovo millennio ce la facciamo in casa nostra. Capolavori fai-da-te. Ecco come Manuel Göttsching precorse la techno nel 1981.
4mat è uno dei padrini della scena, e partorisce oggi Surrender, il suo secondo album. In pieno spirito casalingo, senza alcuna etichetta alle spalle, facendosi pubblicità attraverso il suo sito (qui), blog, myspace e social network vari. Eppure il talento è quello di un vero artista, che non si limita a smanettare col Gameboy, ma che, per sua stessa ammissione, si impone come missione quella di portare la chiptune oltre i suoi stessi confini, senza alcuna ambizione di dover sfondare.
Lunga vita dunque alla passione sincera, alla genialità cristallina, se i risultati sono dischi come Surrender. Qui non si tratta di un classico disco chiptune. Non è semplicemente un sentito omaggio a certi suoni vintage, come poteva essere la recente, rispettabile proposta di Ikonika sul versante dub. Questa è una cosciente operazione di maturazione del genere, realizzata con la costante consapevolezza delle evoluzioni musicali intercorse dai '90 ad oggi. Così si spiegano colpi da maestro come Surrender, che ritorna agli albori della cosmic music anni '70, o Moonrock, che spedisce i Daft Punk in sala giochi, o ancora Starfields, il divertissment di un robot che ama l'r'n'b.
Ma non solo. Surrender ha anche un lato vivace, che genera interessanti punti di contatto con diverse espressioni storiche della techno. Mentre Chipmusic Is Dead suona come un big beat post-moderno, i Prodigy intellettualizzati e resi liberi dal loro pubblico, La Pluie Tombe Dans Mon Coeur si impadronisce del glitch di Fennesz per donargli toni da fantascienza epica. E se le velocità di Montreux sono gli Yellow Magic Orchestra schiaffati in una pista house per giorni e giorni, Lovers fa risorgere le ambientazioni dei Boards Of Canada in una grotta ghiacciata invasa dalle stalattiti. E' un continuo stimolo al ricordo, al paragone con le pietre miliari dell'evoluzione musicale elettronica: Kraftwerk, Jean-Michel Jarre, LFO, Aphex Twin. E ogni volta si percepisce netta la distanza che 4mat ha intercorso tra sé e i suoi predecessori, come se venisse da un futuro lontano.
Surrender è tutto questo, e molto altro ancora. E' un prodigioso cambio di prospettiva, che illumina con nuova luce la musica che conosciamo, il nostro modo di intenderla. E' la mossa che trasporta la chip music in una nuova dimensione: non più sperimentazione creativa delle possibilità legate a certi hardware, ma nuovo genere compositivo a tutti gli effetti. Negli anni della piena maturità artistica, 4mat prende in mano l'intero suo background musicale e ne estrae i semi migliori, per coltivarli in un terreno alieno. L'essenza stessa dell'innovazione, una meta ancora ambita da lunghe schiere di artisti oggi, lui la raggiunge spontaneamente, quasi per caso. E se vai a mostrargli il tuo sincero apprezzamento, ti senti rispondere "Oh, son contento che qualcuno mi ascolti, grazie!". Un mito.
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