R Recensione

7/10

Boozoo Bajou

Grains

Boozoo è un suonatore di fisarmonica. Un personaggio solare e carismatico. Una specie di sciamano della Louisiana. Un incantatore delle paludi. E un nome così potrebbe suonare strano sulle labbra di due crucchi di Norimberga che fanno musica elettronica. Ma si sa che quando vogliono i tedeschi sanno essere i più neri d’Europa e quelli di Norimberga, forse in virtù dell’aperto dinamismo che contraddistingue il clima culturale cittadino, dei bombardamenti subiti durante la seconda guerra o della faticosa ricostruzione, i più neri di Germania.

Così Peter Heider e Florian Seyberth a.k.a. Boozoo Bajou sono perennemente alla ricerca delle radici nere di certa musica “bianca” come il lounge o meticcia come il dub. Titolari di un esordio notevole come Satta! (2001) e di apprezzati lavori di remix come i due volumi di Juke Joint, a quattro anni dall’ultimo (Dust My Broom, 2005), festeggiano il Carnevale pubblicando Grains un disco limpido, luminoso e fertile come le vedute in copertina.

Un opera che mescola suoni in vitro e note acustiche aggiungendo al ventaglio di stili già dischiuso in passato un attitudine folkie smaccatamente west-coast che riflette il loro amore per gli anni settanta, la “Laurel Canyon generation” e, più in generale, i sognanti unplugged di quegli anni.

Un groove psichedelico che odora di palmizi, sabbia, piante di marjuana, joshua tree, pesche bianche e papaveri della California e s’innesta alla perfezione nel dub-soul di “Flickers” e “Sign” reminiscente di Curtis Mayfield e degli Style Council, nel jazz dowtempo di “Big Nicks”, nel trotto western (ma un western come potrebbe concepirlo King Tubby, un copricapo di lana con le fasce concentriche della bandiera giamaicana in luogo d’un canonico Stetson) di “Fuersattel” e “Kinder Ohne Strom” e nei due pezzi migliori, “Same Sun” e “Messengers”, illuminati dalla presenza vocale della cantante inglese Rumer (che nella prima sembra quasi Sade e nella seconda Karen Carpenter).

Un blend a tratti un po’ dolciastro e a rischio di narcosi in certi reiterati passaggi strumentali, ma cesellato con indubbio talento e vivamente consigliato agli amanti di un po’ tutte le sonorità dispiegate.

V Voti

Voto degli utenti: 6,8/10 in media su 6 voti.
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rael 7/10
krikka 5/10
REBBY 5/10

C Commenti

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modulo_c (ha votato 8 questo disco) alle 18:46 del 28 febbraio 2009 ha scritto:

Scaldaossa

Fin dal primo ascolto m'ha fatto l'effetto pillola della felicita'. Le nuvole si diradano, il sole scalda la pelle e il sorriso compare sulla faccia. Ho aperto la finestra convinto di trovare una spiaggia con tramonto, gabbiani ed un falo' con un gruppo di hippies danzanti. Nessun brano indimenticabile, nessun picco artistico, ma, cazzo, un bel sottofondo buono per tutte le occasioni, che alza il morale. Prozac+acido lisergico.