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R Recensione

7/10

The Dreams

Morbido

L’area underground americana ha rispolverato alla grande, negli ultimi anni, vibrazioni tropicali, dub, reggae, sfuse in chiave psichedelica e impeciate da un’elettronica sporca, avvolta da bordoni e noise, sempre pronta a sgranare i suoni e ad ammalarne la qualità. Da Ducktails ai Topaz Rags, dai Gypsy Treasures ad Angel Eyes, fino agli apici di Sun Araw e Peaking Lights, si sono date moltissime declinazioni di questa neo-psichedelia da equatore malarico. Al gioco di chi la porta all’estremo delirio, in compenso, vincono i francesi The Dreams, che con questo “Morbido” spingono sul pedale del marcio e del selvaggio come primitivi in pieno farnetico, riuscendo persino a suonare pop.

Il disco fa pensare a una versione psicopatica di “936” dei Peaking Lights, come se la foresta del duo del Winsconsin si fosse popolata di cannibali in pesantissimo trip. Le percussioni tribali allucinano, mentre ci crescono attorno efflorescenze di synth guasti, organi shittosi, chitarre dissonanti, suoni paranoici, bassi dub per mortiviventi, e le voci possedute dei due The Dreams. Che, pure, nella demenza generale, non dimenticano il gusto per la melodia: e così ne escono pezzi sontuosi come “Seis Seis Seis Condor” o “Pure Reagge Night” (Manu Chao dentro al pentolone ribollente di una tribù afro), o “Milk By Myself”, danzante sull’ipnosi voodoo di chitarra e tamburi, fino al bagno di fango dell’organo che insozza tutto.    

E se qua e là c’è traccia di barbarie punkettosa francese sputtanata nella pece (Noir Désir in “Mein Schatz” e “Out of Eyes”), si sente che l’impasto di base è strettamente collegato all’ipnagogia più corrotta dell’ultimo biennio USA. Il disco, insomma, nel catalogo della Not Not Fun, con cose psych-vomitate come “South African Youth of Africa” o gli scheletrismi garage di “Satan” (i Little Claw!), ci sarebbe stato benissimo. Tanto più che, qua e là, emergono pure cime di palmizi tra chill- e no-wave che piacerebbero un sacco ad Amanda Brown: “Aloha Miami”, per dire, è proprio La Vampires + Peaking Lights, con quei bassi crostosi che entrano a metà pezzo stendendo secchi. E se c’è pure un brano che si chiama “Sick Palm Dub”, fedelissimo peraltro al titolo, si sfiora il manifesto NNF. Zozzeria arty in drogatissimo technicolor.

Intanto, finché oltreoceano non se ne accorgono, questo “Morbido”, respingente e disturbante come solo i gran bei dischi, ce lo teniamo stretto nel nostro (tropicalizzato) vecchio continente.

 

V Voti

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C Commenti

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gull alle 15:33 del 14 dicembre 2011 ha scritto:

Con tutta la musica che esce e che "magicamente" abbiamo immediatamente disponibile per l'ascolto, il rischio concreto è che alcune delle uscite più interessanti non se le fili nessuno! Ieri mi frullava per la testa una musica che non sapevo, non ricordavo, cosa fosse. Svelato il mistero: era "Aloha Miami", che evidentemente, chissà quando, avevo ascoltato. Gran pezzo, irresistibile. E' proprio il caso di ridare un bell'ascolto (magari più d'uno) a questo dischetto!