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R Recensione

7/10

Jahcoozi

Barefoot Wanderer

Pure Breed Mongrel” ovvero “Pura razza ibrida” (2005, Kitty Yo) è il titolo dell’album di debutto e la presentazione perfetta per questo trio, così esplosivo e diversificato già dall’interno, tra origini anglocingalesi, israeliane e berlinesi. Tutto merito di coloro che lo compongono, ovvero Sasha Perera, Robot Koch e Oren Gerlitz, creatori di un mixed-genre tanto originale quanto entusiasmante.

 

Minimal-dub, vaghi ricordi ragga e uno spiccato senso electro, è la sintesi che dà vita al sound dei Jahcoozi, travolgente e ricco di fascino, quasi a ricordare lo sprint hip-hop della prima M.I.A. e ad allacciarsi con le recentissime tendenze dub-step.

 

Partenza con quattro Eps (2003-2005), due album (2005, 2007), numerose collaborazioni e remixes, fino al tanto atteso progetto “Barefoot Wanderer” ovvero “Vagabondo a pieni nudi” (2010) compreso di nomi quali M.Sayyd, Barbara Panther, Guillermo Brown, Ukoo Flani. Un montaggio arruffato e fortuito di generi che nel suo caos riesce a mantenere coerenza e lucidità a cavallo tra sperimentalismo eccentrico e tradizionalismo ossequioso.

 

Materna e appagante la prima traccia dell’album, Barefoot Dub, invasa dall’accattivante voce di Sasha Perera che, con coinvolgenti beats, ondeggia, ti culla, per poi sballottarti verso l’atonale Zoom in Fantasize che riecheggia col suo riddim imballato e ossessionato. Rinvigorente l’apporto hip-hop di M.Sayyid, degli Anti-pop Consortium, nella terza traccia, Powerdown Blackout, per uno stranamente energico dub.

 

Violentemente scandita la sognante Close to Me (The Cure cover), tagliente e magnetica come poche nella sua natura dance. Reggae vibes in arrivo con Lost in the Bass, per un dub poco alternativo ma sempre efficace. Tipico sound Jahcoozi in Speckles Shine feat. Guillermo Brown, poco sorprendente ma comunque caratteristico.

 

Arida e prosciugata Read the Books, puro dub, essenziale e disadorno, muto e loquace in alternanza. Bassi freddi, pulsanti e un raggamuffin spinto nell’ottava traccia, Msoto Millions, arricchita da note hip-hop e afro beat di Ukoo Flani. Enigmatica e traballante Barricaded, saggiamente guidata da Barbara Panther, per poi passare alla sussurrata Watching you (Deadbeat Stalker Dub), traccia elettrica e inquieta. A chiudere malinconicamente è il lento incedere della soporifera Wasteland, un ottimo finale, intimo e introspettivo come l’album stesso.

 

Barefoot Wanderer” è uno scrigno che racchiude una buona dose di pop, un inalterato dubstep, atmosfere trip-hop, un dub essenziale ma carico al tempo stesso, a tratti rischiarato da un barlume ragga o un chiarore hip-hop. Insomma, stile asciutto, fluido, coerente e grande qualità quella del trio Jahcoozi, un mix di generi saggiamente allacciati tra loro, per un gustoso risultato.

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